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La politica chiacchiera, i Pronto soccorso implodono come luoghi di ricovero

Il pronto soccorso è diventato un luogo di ricovero e molti pazienti arrivati con il 118 sono costretti a passare decine di ore in barella

Pronto-soccorso

Pronto soccorso, ambulanza

Inverno 2020, una stagione “super riscaldata per i pronto soccorso Italiani”. Durante il periodo invernale nei 250 Dea, “dipartimenti di emergenza e accettazione, di primo e secondo livello” presenti su tutto il territorio Nazionale si è registrato una “carenza del 25-30%” di personale Medico in servizio. Una situazione derivata dalla grave insufficienza cronica di personale nei pronto soccorso, soprattutto per alcune regioni. Era, ed è oggi, ancora una situazione permanentemente grave.

Non basta sostituire gli operatori sanitari con contratti atipici o a gettone

Inverno 2021, la situazione è peggiorata ancora da Nord a Sud. Lo conferma anche la Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza (Simeu). Il Covid-19 da un anno ha messo ancora più in evidenza la grave carenza di personale Medico. Non basta sostituire questi operatori con contratti atipici o a gettone, quando invece si potrebbero concludere concorsi banditi e non portati a termine”.

Per cui non si può dire che tutto andrà bene e verrà risolto, come affermano attraverso gli organi di stampa Nazionale e l’opinione pubblica, il Governo e il Ministero della Salute”. Il pericolo di questo anno trascorso, “oltre il Covid” è diventato realtà. Il sovraffollamento dei pronto soccorso, la chiusura di alcuni reparti e il rinvio di molti interventi. Sperando che questa realtà da incubo associata alla carenza di personale, non diventi una ‘miccia’ per le aggressioni al personale sanitario.

Persone esasperate contro medici e infermieri

“Perché il nervosismo delle attese, l’eco mediatica di casi di malasanità e una aggressività sociale sempre più diffusa in molte realtà vada a far scattare dei meccanismi cerebrali legati alla violenza”. In mezzo c’è “il Medico, gli operatori Sanitari senza nessuna difesa, che si ritroveranno a fronteggiare persone esasperate”. C’è l’amara sensazione che più passano gli anni, più si parla e si promette e più i problemi permangono ed aumentano. I motivi sono molteplici e spesso complessi: dalla riduzione dei posti letto nei reparti in questi ultimi 15 anni, al blocco del turnover e alla mancanza strutturale di Medici perché i colleghi sono andati e vanno in pensione.

Pazienti rimandati a casa

Ed è chiaro che, di fronte a situazioni al limite, ci si possa trovare nella necessità di mandare qualche paziente a casa. Anche perché ormai, Roma, Milano, Palermo, Napoli e città di provincia tipo Tivoli, il Dea rimane l’unico presidio sanitario aperto in questo lungo periodo di Pandemia. Con l’aumento dei pazienti anziani e cronici con o senza Covid, stanno diventando “senza offendere nessuno”, come alcune RSA. Dove in estate l’anziano è lasciato solo da chi lo accudisce durante l’anno, e senza compagnia. La medicina d’urgenza è una specializzazione giovane e per questo ci sono pochi giovani usciti dalle scuole.

La medicina d’urgenza va incrementata

I Medici che già lavorano sono pochissimi rispetto al fabbisogno quotidiano. Così nei pronto soccorso ci sono medici che arrivano da altre specializzazioni: Chirurgia, Medicina, Geriatria, Endocrinologia.

E pertanto viene da pensare che sarebbe il caso come sostiene da anni la Simeu, che da sempre si batte “che sarebbe il caso di incrementare la formazione dei medici di questa specialità, da parte dei ministeri competenti aumentando le borse di studio della specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza”. Purtroppo “il vero problema è quello di aver continuato con la politica della chiusura dei posti letto nei reparti, e del blocco del turnover delle assunzioni senza offrire una reale alternativa”.

Trasformazione del pronto soccorso in un luogo di ricovero

Quello che fa “implodere il pronto soccorso è la sua trasformazione in un luogo di ricovero, dove si cura ormai il paziente sulla barella. Mentre dovrebbe essere curato in reparto risolta la fase acuta”. Non è quindi la pressione dovuta ai codici bianchi a mettere in difficoltà i pronto soccorso, ma la preoccupazione di chi ha bisogno di un posto letto per il ricovero e non potrà averlo perché non ci sono i posti letto nei reparti. E’ normale ormai e non dovrebbe essere cosi, “che molti pazienti arrivati con il 118 saranno costretti a passare decine di ore in barella, con file di ambulanze che aspettano di riavere le lettighe fuori dal Dea”.

Le case della salute, un fallimento

Alcune Regioni, per rispondere a questo tipo di situazioni, hanno creato le Case della salute. “Nel Lazio sono state un fallimento” perché non si è visto un ritorno positivo sul sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza. Bisogna capire una volta per sempre che si deve intervenire sul fatto che oggi il pronto soccorso è diventato un luogo di ricovero, dove vengono somministrate terapie che il paziente dovrebbe fare nel reparto”.

Alberico Giustini (medico angiologo, Ospedale Tivoli)

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