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Jannik Sinner, da “caso nazionale” a fenomeno nazionale

La vittoria nelle Finals di Torino contro Novak Djokovic, numero 1 del mondo e leggenda di questo sport, proietta definitivamente l’azzurro in una nuova dimensione, a soli 22 anni

Jannik Sinner, che ha battuto Novak Djokovic alle ATP Finals

Jannik Sinner, che ha battuto Novak Djokovic alle ATP Finals

Da Sesto Pusteria alla conquista del mondo. Dello scalpo più difficile, quello che mancava alla collezione per chiudere un anno fantastico, nel momento più importante. Jannik Sinner, battendo Novak Djokovic davanti al calore dei 15mila spettatori del Pala Alpitour di Torino, ha presentato la sua tesi di laurea per mettersi tra i grandi del tennis di questo periodo storico e i grandi dello sport italiano. E tutto questo a un’età dove per laurearsi in un percorso universitario bisogna essere perfetti (22 anni e 3 mesi).

Una partita ai limiti della perfezione

Perché ha rasentato la perfezione la prestazione contro Djokovic in una partita vera. Il torneo dei migliori 8 giocatori dell’anno, 3 set tiratissimi, 3 ore e 11 minuti di gioco, un livello elevatissimo in una superficie che è la preferita per Sinner ma anche per il serbo, già sei volte campione del torneo di fine anno. Dopo un inizio perfetto per entrambi i giocatori al servizio, nel primo set arriva il break chirurgico nell’11° game: Jannik risale da 40-0, break e poi la freddezza nel confermare il break a zero, per un parziale di 9 punti consecutivi con cui incassare il set.

Nel secondo set servizi rispettati senza concedere palle break, anche qui evidenziando i grandi passi in avanti dell’altoatesino (15 ace con solo 2 doppi falli) per arrivare a un tiebreak in cui Djokovic da fondo è stato come al suo solito solidissimo concedendo solo qualche seconda di servizio. Non sono bastate due risposte fulminanti, complice qualche imprecisione di diritto Nole vince 7-5 e porta il match al set decisivo dopo oltre 2 ore.

Se nella sfida contro Rune il serbo nel terzo parziale ha sfruttato un leggero calo del danese per condurre in porto il match, stavolta non si è ripetuto lo stesso scenario. Sinner ha ricominciato a martellare sia al servizio che sulla diagonale del rovescio, e con il passare dei game era chiaro che prendeva l’iniziativa dello scambio sempre di più. Il break al sesto gioco, arrivato dopo altre due risposte flash e un vincente in allungo, era la naturale conseguenza e il preludio all’epilogo. Ma dall’altra parte della rete c’era il giocatore di tennis per antonomasia più immortale di tutti, anche se polemizza con la giudice di sedia e si mette contro tutto il Pala Alpitour. Nel game successivo la sua classica modalità difensiva “muro di gomma”, porta qualche errore di Sinner e torna tutto in parità.

Una parità che si prolunga fino al tiebreak, giusto epilogo di una contesa accesissima durata 3 ore. Ma lì la scena è solo di Sinner che sale immediatamente 5-0 e chiude 7-2 per la prima vittoria in carriera contro Djokovic in 3 ore e 11 per l’esplosione di tutti i 15mila del Pala Alpitour. È la parola fine a 19 vittorie di fila del serbo, che non perdeva da luglio (finale di Wimbledon con Alcaraz).

Jannik Sinner catapultato tra i grandissimi

Ed è pochi secondi dopo il “game, set, match”, nel delirio del palazzetto, che si capisce che stiamo assistendo a qualcosa di nuovo. Nella telecronaca Rai Adriano Panatta (colui che deteneva i record di titoli e di classifica assoluti in ambito italiano prima di Sinner), dice in diretta “mi ha appena scritto Alberto Tomba”. Ed è proprio quella la dimensione a cui Sinner sta arrivando: quella di uno sportivo che porta uno sport alla ribalta nazionale attraverso le sue gesta. Un club molto ristretto e di difficile catalogazione con dei soggetti come il sopracitato Tomba, Valentino Rossi, forse anche Federica Pellegrini e Marco Pantani.

L’annata che l’ha portato numero 4 al mondo, a 10 titoli in bacheca, a battere due volte Medvedev e due volte il numero 1 al mondo (una volta Alcaraz, una volta Djokovic) è quella che catapulta il classe 2001 a una nuova dimensione di popolarità. Tra le tante cose (volto prestato in diverse pubblicità, seguito enorme tra gli appassionati) due cose su tutti. Le parole di Sinner al termine della partita: “Non esiste un posto migliore per battere il numero 1 al mondo. C’era un po’ di tensione al 2° set ma ce l’ho fatta con voi, abbiamo vinto insieme”. E soprattutto i dati auditel usciti in mattinata: tra Rai2 e SkySport, Sinner-Djokovic ha totalizzato 3.332.000 spettatori, 19.1% di share. Praticamente quanto lo spettacolo di Checco Zalone “Amore + Iva” in contemporanea su Canale5 (3.480.000 – 19.2%).

Un risultato enorme, che è un punto di arrivo ma soprattutto di partenza: per i suoi obiettivi e per il movimento italiano. E, se ce ne fosse ancora bisogno, la pietra tombale a quelle polemiche sulle sue scelte di settembre, quando post US Open e acciaccato non ha preso parte al girone di Coppa Davis. Lì La Gazzetta dello Sport lo mise in prima pagina sul suo magazine SportWeek con il titolo “Caso Nazionale” ingigantendo una (di fatto) non-polemica. I due mesi successivi hanno mostrato come i casi nazionali fossero altri (leggi Calcioscommesse) e che Jannik Sinner è diventato a tutti gli effetti un fenomeno Nazionale.