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Italo Treno: se le assunzioni continue sono sintomo di difficoltà a trattenere i propri dipendenti

I continui reclutamenti di Italo potrebbero significare un costante turnover, che nasconde una difficoltà a trattenere i propri dipendenti

Stazione Termini, Roma

Italo Treno è da anni sinonimo di modernità, efficienza ed eleganza nel panorama ferroviario italiano. Il brand, costruito su treni lussuosi, Wi-Fi gratuito e lounge esclusive, ha saputo conquistare i cuori dei passeggeri, ma dietro la facciata, per chi lavora “dietro le quinte”, c’è la stessa considerazione? Il personale operativo, infatti, almeno a leggere alcune recensioni di dipendenti ed ex dipendenti, sembra vivere un’esperienza lontana da quella che il brand cerca di trasmettere al pubblico.

Italo treno, un’azienda che cresce soprattutto nelle promesse

Nonostante l’azienda non abbia visto un ampliamento della propria flotta dal 2020 e non abbia lanciato nuove offerte commerciali, le assunzioni continuano senza sosta. Un aspetto che, in superficie, potrebbe sembrare positivo, come un segno di espansione e di successo. Ma, questi continui reclutamenti potrebbero essere la manifestazione di un altro fenomeno: una fuga di talenti. Un costante turnover, che potrebbe nascondere una difficoltà a trattenere i propri dipendenti e che si tradurrebbe in un segno di malessere profondo all’interno dell’azienda.

Le recensioni che parlano chiaro: ritmi estenuanti e gestione inefficace

Una rapida ricerca online su portali come Indeed e Glassdoor racconta il lato meno glamour dell’azienda. Alcuni dipendenti attuali ed ex dipendenti non nascondono il loro malcontento, descrivendo condizioni di lavoro estenuanti, orari variabili e turni lunghissimi. Un’ ex hostess racconta: “Ritmi di lavoro stressanti, poca organizzazione ma pretese altissime”.

Il rating sul work-life balance di Italo è di 3,8 su 5, ma i commenti di alcune persone che vivono questa realtà quotidianamente raccontano una storia diversa. Le lunghe giornate di lavoro, che possono durare anche 12 ore, senza alcuna possibilità di bilanciare la vita personale, sembrano essere la norma per chi lavora a bordo treno o nelle stazioni.

A fronte di stipendi che, secondo quanto affermato dall’azienda, sarebbero sopra la media del settore, molti dipendenti lamentano che il compenso non giustifichi lo stress e la pressione a cui sono sottoposti. “Lavoro stressante ma mal pagato, pessimo management, assenza di meritocrazia”, denuncia uno Station Manager in un commento su Indeed. Inoltre, i premi legati agli obiettivi non sarebbero chiari, mentre le opportunità di crescita professionale risultano praticamente inesistenti, lasciando un senso di frustrazione e delusione tra il personale.

Il nodo della gestione

Un altro punto cruciale che emerge dalle testimonianze riguarda il management. La struttura gerarchica di Italo viene descritta come incapace di gestire adeguatamente le risorse. Il punteggio medio sulla gestione su Indeed è di appena 2,3 su 5, un segnale inequivocabile di malessere all’interno dell’azienda. “Incompetenza, stress e incapacità di gestione dei superiori regnano sovrani”, scrive un’ex operatrice inbound (Indeed, 2022).

La mancanza di trasparenza nelle decisioni aziendali e l’impressione di essere costantemente sotto pressione sono percepite come le principali criticità. Un altro commento, di un dipendente su Glassdoor, aggiunge: “Regole assurde e continue pressioni”.

Solidarietà tra colleghi: un lato positivo

Un aspetto positivo che emerge con costanza è la solidarietà tra colleghi. Nonostante un ambiente di lavoro così difficile, molti dipendenti raccontano che la coesione tra pari è l’unico argine al malessere organizzativo. Tuttavia, ciò che colpisce è che questa solidarietà tra colleghi non è frutto di una solida cultura aziendale, ma una risposta spontanea e necessaria alle difficoltà quotidiane. In altre parole, l’unità del gruppo si basa più sulle difficoltà condivise che su un reale supporto istituzionale da parte dell’azienda. “Ambiente positivo grazie ai colleghi, ma l’azienda non supporta”, scrive un dipendente su Glassdoor.

Promesse non mantenute?

Sul sito ufficiale di Italo, si leggono dichiarazioni di intenti che parlano di sostenibilità, diversità, inclusione e formazione continua. Ma queste belle parole sembrano avere scarso riscontro nella realtà quotidiana dei dipendenti. “Nessuna possibilità di crescita, welfare solo sulla carta”, lamentano molti ex lavoratori. I benefit si limitano a pochi e comuni vantaggi come i buoni pasto, mentre la promessa di una vera politica di aggiornamento e di crescita professionale è svanita nel nulla. Eppure, l’amministratore delegato ha recentemente dichiarato che Italo punta a formare dirigenti provenienti dalle linee di servizio.

Un treno che corre a 300 km/h, ma rischia di lasciare indietro i suoi lavoratori

L’immagine che emerge da queste testimonianze è quella di un’azienda che ha costruito un brand forte e di successo per il cliente finale, ma che forse ha trascurato la risorsa più importante: il suo personale. Le condizioni di lavoro difficili, la mancanza di meritocrazia e la continua promessa di miglioramenti non mantenuti sono i fattori che contribuiscono alla fuga di talenti. La compagnia sembra avere gli strumenti necessari per fare meglio, ma non sembra essere disposta a usarli.

Mentre i passeggeri possono godere di un viaggio confortevole e senza ritardi, parte del personale che lavora a bordo sembra essere spesso stanco, demotivato e sottovalutato. Alla fine, i treni possono arrivare puntuali, ma se chi lavora dietro le quinte è poco riconosciuto e disilluso, l’esperienza del cliente non può che risentirne. Nessun Wi-Fi, né pelle di Poltrona Club potranno mai nascondere il “ritardo culturale” che potrebbe accumularsi, viaggio dopo viaggio.