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Italiani al ristorante: 4 su 10 chiedono la “doggy bag”

Raddoppiata in 10 anni la percentuale di italiani che chiedono la “doggy bag” al ristorante contro lo spreco alimentare

Doggy bag

La crisi energetica e i conseguenti rincari hanno modificato le abitudini degli italiani anche al ristorante. Questo è quanto emerge dallo studio della Coldiretti realizzato e diffuso nell’ambito della “giornata mondiale dell’alimentazione”.

Il numero delle persone che oggi non lascia gli avanzi nel piatto quando va a mangiare fuori è praticamente raddoppiato rispetto a 10 anni fa.

Rileva la Coldiretti: “Con l’inflazione che ha raggiunto livelli record, per molte famiglie è diventato indispensabile ridurre al massimo gli sprechi. Una situazione che spinge così sempre più persone a superare l’imbarazzo e chiedere di portare via quanto rimasto sul piatto per consumarlo successivamente tra le mura domestiche.”

“Di fronte a questa nuova esigenza”, riferisce nel comunicato la Coldiretti, “la ristorazione si attrezza. In un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc”.

Il confronto delle abitudini al ristorante con quelle del 2012, mostra come il 39% degli italiani (4 su 10) porta a casa gli avanzi con la “doggy bag”, il contenitore per recuperare il cibo non consumato ed evitare che venga buttato.

Un comportamento virtuoso sospinto dalla crisi globale. Dall’analisi Coldiretti si evidenzia però che il 17% la richiede solo raramente. Il 12% degli italiani ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a richiederla. Infine c’è anche una percentuale di italiani che dichiara di non chiederla perché non sa che farsene.

La doggy bag è una scelta etica spinta anche da una nuova sensibilità verso la riduzione degli sprechi alimentari. L’abitudine fa il paio con le strategie di risparmio domestico; una maggiore attenzione alla data di scadenza, la spesa a chilometro zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più.

Il rovescio della medaglia

Se la “doggy bag” rivela uno efficace strumento contro lo spreco alimentare, per i ristoratori è un servizio ai clienti che ha un costo. Bisogna aggiungere ai rincari che devono affrontare anche il costo delle buste per il confezionamento e la conservazione degli alimenti che cominciano addirittura a mancare.

Con oltre 1/3 della spesa alimentare degli italiani destinato ai consumi fuori casa le difficoltà della ristorazione si trasferiscono a cascata sull’intera filiera. A rischio secondo la Coldiretti c’è un sistema che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale. Le persone impiegate nel settore sono 4 milioni in 740mila imprese agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.