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In Italia mangeremo pomodori cinesi: boom di importazioni

Il prodotto dello sfruttamentamento del popolo uiguro

pomodori

Un’inchiesta che ci lascia increduli quella di IrpiMedia, in collaborazione con CBC Canada, e smonta ogni certezza che potevamo avere sul pomodoro che troviamo sulle nostre tavole.

Tonnellate di pomodoro proveniente dalla Cina sbarcano ogni mese in Italia, in particolar modo nei porti di Napoli e Salerno.

Recentemente, è stato registrato come gli sbarchi di concentrato cinese in Italia siano più che raddoppiati nel 2021, con navi che approdano nei principali porti campani quasi tutti i giorni.

L’inchiesta sui pomodori cinesi

IrpiMedia ha ricostruito dettagliatamente la filiera del concentrato di pomodoro cinese: dai produttori collusi con lo sfruttamento etnico nello Xinjiang, ai colossi dell’industria conserviera italiana, che trasformano la materia prima.

Questi prodotti, sono collegati a un sistema di capillare repressione che il governo di Pechino applica nei confronti della minoranza etnica degli Uiguri. Ma, una volta che il prodotto è stato importato e “ripulito” dagli stabilimenti italiani, il legame con lo Xinjiang scompare e per il consumatore diventa praticamente impossibile esserne a conoscenza.

E mentre negli Stati Uniti sono state vietate le importazioni di prodotti che abbiano qualsiasi collegamento con la Regione Autonoma, gli affari lungo la rotta sino-italiana proseguono a ritmi serrati, diventando l’Italia, il primo mercato al mondo di destinazione del concentrato cinese, con circa l’11% delle esportazioni totali di Pechino.

Adrian Zenz, antropologo tedesco tra i maggiori studiosi al mondo sulla questione uigura afferma:

L’enorme portata del sistema di repressione operato dal governo cinese nello Xinjiang rende endemico il rischio della presenza di coercizione nella filiera di industrie come quella del pomodoro[…] Con il loro comportamento le aziende si rendono complici della campagna di repressione di Pechino nei confronti degli uiguri “.

Chi esporta il pomodoro in Italia

I produttori cinesi che esportano abitualmente in Italia sono una dozzina, ma un nome spicca per regolarità e rilevanza: Cofco Tunhe. Il gruppo Cofco è un colosso cinese dell’agroalimentare, con sede nella capitale dello Xinjiang, vanta una produzione di circa 300 mila tonnellate di concentrato di pomodoro all’anno.

Tra i lavoratori impiegati da Cofco Tunhe c’è la manodopera di origine uigura, spinta verso l’azienda dai “programmi di riduzione della povertà” promossi dal governo di Pechino, allo scopo di “promuovere l’unità nazionale”.

Tra le società italiane coinvolte nell’importazione risaltano i colossi del gruppo Petti e del gruppo Giaguaro, storici nomi dell’industria delle conserve. Nei primi sei mesi del 2021 risulta che abbiano importato circa il 57% di tutto il concentrato di pomodoro cinese sbarcato in Italia. Tra i diversi fornitori di Petti e Giaguaro, spicca proprio il nome di Cofco Tunhe.

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