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Il grande legislatore che riduce un’auto in un cubo di 50 cm

Quando un automobilista si macchia di uno dei reati sopra citati ecco che il compattatore lo raggiunge e cominciano le operazioni

Traffico di automobili

Foto di Life Of Pix: https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-di-paesaggi-di-automobili-7674/

Donna Rosa Contestabile, patrizia di Gerace, degli antichi baroni di Settingiano, era una nobildonna calabrese discendente da un’antica famiglia apparentemente risalente addirittura all’anno 1100 quando Ruggero il Normanno nominò “conestabile” di una parte del regno di Sicilia, un certo Joel. Cosi almeno amava lei raccontare basandosi su studi che aveva condotto.

Nel 1932 Donna Rosa aveva sposato Il marchese Domenico Genoese Zerbi e ne aveva assunto, per conseguenza, il titolo nobiliare. Nella villa di Taurianova in provincia di Reggio Calabria, tra viaggi e impegni mondani, trovò anche il tempo di mettere al mondo nove figli, tra cui mia madre.

Nonna Rosa, una pioniera tra le donne

E già, nonna Rosa era mia nonna. Una donna incredibile, di una cultura sconfinata, intelligente, scaltra, sognatrice. Una delle prime donne italiane a beneficiare della legge del divorzio che, una volta ottenuto, le permise di andarsene a trascorrere il resto della propria vita al tiepido clima delle Isole Canarie dove continuò i propri studi, le proprie ricerche. appassionata di storia, esoterismo, astrologia, letteratura e ufologia. Andavo spesso a trovarla a Tenerife con la mia mamma e mia sorella e per un periodo Nonna Rosa venne ad abitare con noi qui a Mohammedia, in Marocco, nei primi anni 80.

Quando fece ritorno a Tenerife, iniziammo uno scambio epistolare puntuale e interessantissimo. Una corrispondenza indimenticabile che in parte ancora conservo. Nonna ce l’aveva a morte con Cristoforo Colombo. Lo considerava un usurpatore perché, in base ai propri studi, aveva determinato che il Nord America era stato scoperto dai vichinghi. E aveva ragione. Così come, sempre a seguito delle proprie ricerche, diceva di aver scoperto che su due delle lune di Giove, per la precisione Europa e Ganimede, c’era la vita. Oggi sappiamo che probabilmente è così.

Nonna Rosa era una donna raffinata, con quel tipico atteggiamento snob di certi Nobili che la rendeva però affascinante e mai odiosa. Grande fumatrice di tabacco nero, era fiera delle proprie origini calabresi ma ancor più della propria discendenza dalla stirpe degli antichi greci che avevano colonizzato il sud Italia e forse anche per questo, e un po’ per solitudine, aveva inventato un amante ellenico immaginario dal nome Aristide, che abitava solo le sue fantasie e i suoi racconti che a me divertivano moltissimo.

La profezia di Nonna Rosa

Così, quando in una clinica romana in via dei Gracchi, alle 12 e 45 del 4 marzo 1970, venni al mondo emettendo il mio primo grido (che a mio padre batterista e a zio Sandro e Massimo, rispettivamente basista e tastierista della band di papà, fece pensare a me come un novello Ian Gillan dei Deep Purple) nonna Rosa espresse una profezia:

Sarei diventato un grande legislatore!

Sono diventato un cantante e la profezia di nonna non si è ancora avverata ma spero di vivere abbastanza tempo da poter un giorno onorare le sue parole. Ma su una cosa nonna non si sbagliava: il concetto di giustizia avrebbe albergato in me in maniera profonda, radicata, sin da piccolo. Posso vantarmi di non aver mai rubato neppure una caramella in un supermercato.

Quando un giorno passerò (spero) a miglior vita e dovessi trovarmi di fronte al Creatore, e questi dovesse chiedermi di spezzare una lancia in mio favore, in una specie di colloquio di assunzione per il paradiso, potrei dirgli, molto umilmente, di essere certo di una cosa: sono una persona assolutamente onesta e questo ovviamente grazie all’educazione e all’esempio ricevuto dai miei genitori e dai miei nonni.

Quando parlo di giustizia la intendo in senso generale, dalle piccole furberie meschine degli uomini alle grandi ingiustizie dell’umanità. E credo che se ognuno di noi facesse la propria parte per far rispettare le regole, nei limiti concessi ad ogni cittadino, forse le cose andrebbero meglio per tutti.

Magari non risolveremo i problemi del mondo ma riusciremo a diffondere un po’ più di senso civico e di educazione.

L’onestà e il rispetto delle regole

Tuttavia i Sapiens non sembrano spiccare per onestà e rispetto delle regole. A volte basterebbe solo dare il buon esempio per spingere gli altri alla riflessione.

Ricordo che tempo fa mi occupavo, la domenica mattina, qui in Marocco, della pulizia della spiaggia di fronte casa mia. Era puntualmente deturpata da qualunque tipo di rifiuto che i villeggianti del weekend abbandonavano sulla sabbia senza rispetto. Una mattina, mentre raccoglievo soprattutto bottiglie di plastica vuote, mi si avvicina una persona, mi parla in arabo, gli rispondo in arabo, mi chiede il mio nome, gli rispondo a Marcello e quindi, capendo che non ero marocchino, mi dice che quel che vedeva era strano. Gli chiedo cosa fosse strano e lui mi risponde che era strano vedere uno straniero pulire una spiaggia marocchina.

Gli rispondo che quel che a me pareva strano era vedere marocchini sporcare una spiaggia marocchina. Non ha risposto, Spero abbia compreso. Spero di aver fatto germogliare in lui un piccolo pensiero e che magari la sera, tornando a casa, ne abbia parlato in famiglia e che qualcuno dei presenti ne abbia parlato a sua volta con qualcun altro.

E’ così che si spostano le montagne, sassetto dopo sassetto, non a colpi di mortaio. Sarebbe bello, sarebbe facile, più veloce, ma non è possibile, non funziona così, purtroppo.

Ci sono alcune ingiustizie che a me fanno letteralmente rizzare i peli sulla schiena, che considero fastidiosissime, irritanti, al di là del danno grande o piccolo che possano rappresentare.

Alcuni automobilisti ne sono protagonisti.

L’uso dell’automobile da parte di chi guida

Da quelli che parcheggiano la propria auto nei posteggi destinati agli invalidi, o che di posti ne occupano due mettendosi di traverso, o che percorrono le corsie di emergenza delle autostrade mentre i cittadini onesti rimangono in fila nel traffico. Oppure quelli che sfrecciano sulle corsie preferenziali urbane destinate a taxi e bus. Anche a chi trasporta bambini e fuma nell’abitacolo, o chi fa sedere i bimbi sulle proprie gambe sul posto anteriore a fianco del conducente trasformandoli, in caso di incidente, in airbag umani…

Per tutti costoro ho immaginato una soluzione. Le ammende pecuniarie poca efficacia sortiscono, a meno che la cifra non sia davvero elevata e anche così non vi è certezza che la multa venga pagata. Così tanti anni fa, sul Grande Raccordo Anulare, fermo nel traffico sotto il sole cocente di luglio, tra una imprecazione e l’atra, ho avuto una visione:

Il compattatore

Il compattatore è un veicolo a metà strada fra una vecchia locomotiva a vapore, un carro armato e un camion cisterna gigantesco. Non è dotato di ruote ma è cingolato, quindi si muove lentamente, in maniera implacabile, inesorabile attorno al Grande Raccordo Anulare su una corsia esterna parallela a quella preferenziale. Giorno e notte. E’ alimentato a carbone (con buona pace degli ecologisti ma è un’esigenza scenica) da cui il colore scuro dato dalla fuliggine. E’ enorme, pauroso. Lo si può vedere arrivare da lontano grazie al fumo nero che sbuffa come una belva in attesa di colpire. Non si ferma mai, solo quando deve intervenire.

Cosi quando un automobilista si macchia di uno dei reati sopra citati ecco che il compattatore lo raggiunge. I cingoli si bloccano, il mezzo emette un suono cupo e deciso, come quello di una fiera che ha appena azzannato la preda. Dall’abitacolo escono due operatori specializzati che, per prima cosa, offrono all’automobilista una comoda sedia sulla quale accomodarsi, un ombrellone per proteggerlo dalle intemperie, una bevanda calda o fresca a seconda della stagione.

A quel punto la parte superiore del compattatore si apre, come fosse una gigantesca botola, e ne esce un lungo braccio meccanico dotato, all’estremità, di un’enorme morsa di acciaio. L’automobile, sotto lo sguardo del proprietario, viene cosi “addentata” dalle fauci del compattatore e masticata fino a essere ridotta alle dimensioni di un cubo metallico di cinquanta centimetri per lato. A questo viene assicurata una comoda maniglia affinché l’automobilista possa finalmente portarla via con sé a casa come ricordo. La potrà utilizzare come poggiapiedi davanti alla tv, o come schiaccianoci a Natale. Molti sono gli usi cui destinare il souvenir.

Gli operatori del compattatore sono volontari non stipendiati che come me sognano un po’ di giustizia certa e veloce.