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Il gatto, l’esperta: “Il cane ha bisogno dell’uomo, il gatto ci sceglie”

I segreti del gatto, “il più selvatico tra gli domestici”: comportamento, dieta e accudimento

Laura di Marco, esperta in comportamento del gatto, cat trainer e dog trainer, educatrice cinofila, coautrice del libro “(Dog)¹⁰”. Si occupa di recupero comportamentale del cane e del gatto anche in collaborazione con rifugi.

Ci racconta dell’etologia del gatto, cioè del comportamento naturale di questo animale, e ci aiuterà anche a sfatare molti miti che alimentano una sorta di antagonismo tra gli appassionati del gatto e del cane. Crediamo forse di sapere chi è davvero, il felino che ci si struscia sinuoso tra le gambe facendo rumorose fusa, ma in realtà… Chi è il gatto?

“Il gatto è il più selvatico tra gli animali domestici, sebbene si sia adattato perfettamente alla vita domestica, mantiene gran parte della sua selvaticità innata. È un predatore capace di procacciarsi il cibo da solo, infatti, al contrario della maggior parte dei cani, ha mantenuto una sequenza predatoria completa ossia, oltre ad appostarsi, seguire, agguantare e uccidere la preda, spesso se ne nutre anche. Un’altra caratteristica che lo rende differente dal cane è il fatto di essere un carnivoro obbligato, non è in grado di sintetizzare la taurina, un amminoacido essenziale presente nella carne ma assente nei vegetali e che il gatto deve obbligatoriamente assumere con la dieta per evitare di andare incontro a seri disturbi. Per questo nei mangimi per gatti, soprattutto in quelli vegetariani, è molto importante l’integrazione di taurina.

Il gatto è un cacciatore instancabile e molto efficace, questa sua predatorietà la dimostra anche in casa nei giochi che fa con noi umani, come agguantarci le caviglie, farci agguati, cacciare giochini come una piuma, palline o topolini, inseguire i proprietari. Sono giochi di caccia che il gatto mette in atto perché ha bisogno di esprimere questa predatorietà, la quale è un istinto insopprimibile e irrefrenabile nel gatto. Spesso si pensa che dando più cibo al gatto questo smetta di cacciare ma non è così, il bisogno di cacciare è separato dal bisogno di alimentarsi. ‘Il gatto non caccia per mangiare, caccia per cacciare’, ci dice J. Dehasse, veterinario e tra i più importanti studiosi del comportamento del cane e del gatto. Il gatto ha bisogno di cacciare a prescindere da quanto venga alimentato ”.

Che consigli può darci però per chi, soprattutto per lavoro, è fuori per molte ore al giorno ma vuole comunque cercare di far stare il suo gatto a proprio agio?

“Partiamo dal presupposto che, se libero, in genere il gatto caccia piccole prede che consuma durante il giorno in tanti piccoli pasti. Per far sì che si mantenga attivo nelle ore in cui è da solo si potrebbe dargli la possibilità di “cacciare” i suoi croccantini utilizzando dei distributori interattivi di cibo, come i giochi di attivazione mentale, palline porta snack o altro, al posto della ciotola. In questo modo si può evitare che il gatto mangi eccessivamente per noia o, al contrario, diventi schizzinoso perché proprio non gli va giù che il suo cibo se ne resti lì, immobile, invece di scappare e nascondersi! In questo modo il gatto si sentirà appagato per essersi guadagnato il suo pasto e, inoltre, avrà soddisfatto il suo bisogno di cacciare che altrimenti potrebbe riversare, ad esempio, sulle mani o le caviglie del suo proprietario”.

Questo dovremmo ricordarlo quando decidiamo di adottare un gatto, dobbiamo rispettare le sue esigenze innate, dargli la possibilità di esprimerle il più possibile, non condannarlo ad una cattività domestica nella quale viene frustrata questa sua esigenza innata.

“Sì, per questo l’alimentazione interattiva può essere di grande aiuto. È ovvio che l’ideale per il gatto sarebbe avere la possibilità di entrare e uscire liberamente in modo da poter essere indipendente e poter appagare autonomamente tutti i suoi bisogni senza rinunciare alle comodità della vita in casa. Una gattaiola, qualora si viva in una casa con giardino o terrazzi in sicurezza, è l’ideale. Se invece il gatto non ha la possibilità di uscire allora può essere utile arricchire l’ambiente ricreando una situazione quanto più possibile a misura di gatto. Molto importante per tutti i gatti di appartamento è offrirgli la possibilità di vivere anche l’altezza sfruttando le pareti di casa grazie a mensole, tiragraffi alti, mobili o altro che il gatto possa sfruttare per arrampicarsi, giocare, riposare e anche ritirarsi dagli altri membri della famiglia quando lo desidera, soprattutto se si trova a convivere con altri animali, famiglie numerose o con bambini. Una volta ricreato l’ambiente ideale per il gatto e datogli la possibilità di soddisfare i propri bisogni non resta che godere insieme della reciproca compagnia.”

Il gatto può essere educato? E noi soprattutto possiamo essere educati ad interagire con loro in modo efficace?

“Sì certamente! Se rispettiamo la sua natura e il suo modo di vivere il gatto non avrà difficoltà a integrarsi nella famiglia e a rispettare le regole, purché siano giuste! Il gatto non solo può essere educato alla vita in casa ma si può anche insegnargli ad eseguire alcuni esercizi, così come si fa con i cani. L’importante è che ci si diverta tutti, e al gatto piace interagire con il proprio umano per fare qualcosa di divertente insieme.”

Il cane secondo alcuni studiosi è una specie neotenica, cioè che durante la sua vita adulta rimane molto fedele o quasi invariato rispetto alle sue caratteristiche di quando era un cucciolo?

“La neotenia va di pari passo con la domesticazione e selezione del cane da parte dell’uomo. Esistono diversi livelli di neotenia nelle diverse tipologie e razze di cani. Potremmo parlarne a lungo ma se vogliamo estrapolare il concetto potremmo dire che, sempre di più, noi esseri umani scegliamo e siamo spinti ad occuparci di quei cani che hanno caratteristiche infantili, sia fisiche che comportamentali, come testa tonda, occhi grandi ma anche una forte dipendenza, e lo facciamo perché desideriamo che qualcuno abbia bisogno di noi, avere qualcuno che dipende da noi ci fa sentire indispensabili e questo ci appaga”.

Mi perdoni la battuta, che forse non lo è neppure, ma è anche quello che si fa con i trentenni oggi, i quali spesso sono ancora a casa con i genitori, studiano ed escono come fossero ancora adolescenti, al di la poi di quelle che sono le oggettive difficoltà economiche e occupazionali di questi decenni. Di questo potremmo parlare a lungo anche per quanto riguarda i legami familiari tra umani e le relazioni sentimentali e di coppia, spesso instaurate sulla dipendenza…

“Credo che il nostro modo di vivere in questo periodo storico ci porti sempre più alla solitudine e all’isolamento e alimenti questo tipo di bisogni in cui entra in gioco la dipendenza affettiva. Non esiste più il concetto di comunità, si interagisce sempre meno persino con i membri della propria famiglia, si vive soli stando in mezzo a moltissime persone, nessuno è indispensabile, e noi cerchiamo di sedare questa solitudine e appagare il bisogno di sentirci importanti per qualcuno anche attraverso gli animali, cercando qualcuno che abbia bisogno di essere accudito e qui il cane e il gatto hanno ruoli molto differenti. Potremmo parlarne per ore ma credo che usciremmo fuori tema”.

Quante cose possiamo imparare su noi stessi dal comportamento che adottiamo con gli animali. E invece coloro che dicono che il gatto è una specie animale che approfitta dell’uomo e non lo ama?

“Quando si sente dire che i gatti non amano davvero gli esseri umani e che approfittano solo di loro si incappa in grande fraintendimento: è vero, il gatto non ha bisogno di noi, probabilmente vivrebbe benissimo anche senza di noi al contrario del cane che, essendo un animale sociale, ha bisogno dell’approvazione dell’uomo così come accade nel branco. Il gatto no, il gatto cerca la compagnia dell’uomo quando essa è un gradevole scambio. Se un cane ci ama è anche perché ne ha bisogno, se un gatto ci ama è perché ci sceglie e dobbiamo esserne onorati”.

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