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Il duello tra Meloni e Schlein si farà ma a chi interessa il loro match televisivo?

La data ancora non c’è, invece i pretendenti alla conduzione della sfida abbondano: Vespa e Mentana, Merlino, Berlinguer e Maggioni

Giorgia Meloni, conferenza stampa

Giorgia Meloni, conferenza stampa

Quando e dove si svolgerà, la “fatal disfida”, è ancora tutto da stabilire. Non si conosce la data e non si sa chi ospiterà la contesa.

L’unica certezza è che il circo mediatico si è messo in moto e che, in attesa di definire la logistica, si è scatenata la corsa all’imbonimento. Sai com’è: più si pompa l’aspettativa, sovraccaricando il clima d’attesa, e più c’è da sperare che gli ascolti salgano. A maggior gloria di Sua Maestà lo share. E degli introiti pubblicitari.

Quanto al giorno, o meglio alla sera, c’è un termine massimo legato alle Europee: sessanta giorni prima delle elezioni, ossia il 9 aprile. In aggiunta, si dovrà tenere conto del fatto che la Pasqua 2024 cade il 31 marzo. Il dilemma, se non proprio angoscioso, è certo complicato: meglio i dì della Quaresima o quelli successivi alla Resurrezione?

Il calendario balla, i pretendenti alla conduzione abbondano.

A loro gli occhi, please

Due sono uomini, Bruno Vespa ed Enrico Mentana. Tre sono donne, Myrta Merlino, Bianca Berlinguer e Monica Maggioni.

Ma se l’inossidabile titolare di Porta a porta si limita a ricordare che è stato il più veloce a offrirsi, «un minuto dopo che la leader del Pd avanzò la richiesta di un confronto», l’attuale presentatrice di Pomeriggio Cinque si spinge assai oltre. E facendo leva sull’en-plein al femminile proclama il suo ambizioso e altisonante obiettivo: «Cambiamo il mondo con una sola immagine».

Nientemeno? Nientemeno.

Ma è proprio qui, il problema. È nella tendenza (spudorata) a esagerare. A enfatizzare il singolo episodio a scapito della visione d’insieme.

Anche senza arrivare agli eccessi di Myrta Merlino, che non esita a sfidare il ridicolo con la sua promessa di un evento “storico”, il vizio è quello tipico della cosiddetta informazione di massa. Moltissime notizie sparse, ovverosia frammentarie, e un’infinità di battibecchi. Un flusso senza fine. Immenso e ingannevole. In tempo reale. Senza mai il tempo, però, di fermarsi e approfondire davvero.

Come se per capire gli accadimenti politici, e ciò che li innesca sul piano economico e geopolitico, bastasse affidarsi alla televisione. Con le sue minestrine quotidiane dei tiggì. O con i suoi appuntamenti settimanali, e salottieri, per l’ennesima discussione-baruffa in versione live.

Oppure, infine, con i sedicenti “grandi dibattiti” come quello in preparazione tra Meloni e Schlein. Che chissà cosa si diranno. E come. E chi avrà la meglio, alla resa dei conti.

O alla fine della fiera.

Limitarsi a tifare. Oppure…

Il messaggio che andrebbe dato agli spettatori – anzi, ai cittadini – è di segno opposto.

Il messaggio, oneroso per un verso ma indispensabile per l’altro, è che le vicende in corso, dentro e fuori i confini italiani, sono talmente intricate che nessuno può illudersi di comprenderle a prima vista. La verità è agli antipodi: per elaborare dei giudizi attendibili bisogna armarsi di santa pazienza e collegare tra di loro i tantissimi pezzetti del puzzle complessivo.

Affidarsi a dei personaggi di riferimento può diventare una necessità, a causa delle difficoltà ad assolvere da soli a un compito così impegnativo, ma dovrebbe essere comunque una fiducia ben meditata. Basata su un’osservazione prolungata dei loro comportamenti. Sperando di riuscire a cogliere ciò che sono realmente, dietro ciò che dicono e ciò che fanno. Dietro ciò che mostrano. O che mettono in scena.

Può bastare, per soddisfare questo requisito, seguire un singolo avvenimento televisivo?

Neanche per sogno.

Target, bersaglio

Meloni e Schlein non sono affatto due sconosciute. Soprattutto la prima, grazie alla sua militanza di antica data e a un arrivo in Parlamento che risale al 2006, ma ormai anche la seconda, sull’onda della massiccia presenza mediatica che ha fatto seguito alla sua imprevista elezione a segretaria del PD.

Ciascuna con le sue caratteristiche, di sensibilità e di linguaggio, di sistemi valoriali e di relazioni sia nazionali sia estere, sono entrambe dei personaggi ben delineati e quanto mai distanti. Figure che non dovrebbero lasciare alcun dubbio, in chi le abbia osservate con un minimo di attenzione e di assiduità.

Ma allora, se le rispettive differenze sono così palesi, a chi è destinato il loro match televisivo? E perché lo si prefigura come uno scontro di grandissimo rilievo?

La risposta è precisa. Spiacevole ma precisa.

La risposta è che negli ultimi anni il voto si è trasformato in una scelta aleatoria. Che non poggia più su convincimenti radicati e pressoché immutabili, come avveniva all’epoca delle appartenenze ideologiche, venendo invece influenzato/determinato da impressioni più o meno occasionali.

Il vero bersaglio sono gli indecisi. O quelli che negli ultimi anni non si sono recati alle urne, ingrossando a dismisura il fenomeno dell’astensionismo.

È per loro che viene allestito lo show di turno. Confidando che si lascino risucchiare nelle suggestioni del momento, anziché concentrarsi sugli aspetti davvero sostanziali. Cioè sull’idea di società e sui programmi per realizzarla.

Questioni cruciali e perciò da valutare con cura e a mente fredda: a distanza di sicurezza dall’emotività che scaturisce, fatalmente, da una battaglia strombazzata con mesi di anticipo e poi consumata nel giro di un paio d’ore, sotto i riflettori di uno studio tv.

Gerardo Valentini – presidente Movimento Cantiere Italia