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I bravi ragazzi di Casa Pound: così dice una nota del Ministero

Nella nota ministeriale, i militanti del movimento di estrema destra sono ritratti armati di buone intenzioni, non sono violenti e rispettano le leggi

Sta sollevando commenti di sorpresa e reazioni di sconcerto un'informativa del ministero degli Interni al Tribunale di Roma sui militanti di Casa Pound, i fascisti del III millennio, secondo una loro definizione. Nella nota ministeriale, i militanti del movimento di estrema destra sono ritratti armati di buone intenzioni, non sono affatto presentati come violenti, ma agiscono "nel rispetto della normativa vigente e senza dar luogo a illegalità e turbative dell'ordine pubblico". Inoltre, gli scontri nei quali vengono coinvolti non avvengono per colpa loro – secondo il documento firmato dal capo della Direzione centrale della Polizia di prevenzione, Mario Papa – "ma di quello che viene definito antifascismo militante". La relazione a tratti pare più uno spot a favore del movimento, come quando sottolinea "l'impegno di Casa Pound a sostegno delle categorie deboli della società, attraverso la richiesta alle amministrazioni locali di assegnare immobili alle famiglie indigenti".

Risale all'aprile del 2015, quando fu compilata su richiesta del legale dell'associazione, per evitare una causa civile intentata nel 2011 dalla figlia di Ezra Pound a tutela dell'immagine e del nome del padre. Tra le reazioni di perplessità generate dall'informativa del ministero degli Interni, riportiamo quella di Gianluca Peciola, ex capogruppo Sel nella Giunta Marino: "E' assurdo quanto leggiamo in una nota informativa del ministero dell'Interno inviata al Tribunale di Roma in merito a Casa Pound. Una relazione che arriva a pochi giorni dall'aggressione avvenuta a Napoli, riconducibile a formazioni di destra estrema. Le organizzazioni che si richiamano apertamente al fascismo devono essere sciolte in applicazione delle leggi Scelba e Mancino. Chiediamo alla sinistra in Parlamento di presentare un'interrogazione urgente al Ministro dell'Interno". Gianluca Peciola è anche il promotore di una petizione popolare per chiedere al Premier Renzi una "spiegazione sulla vergogna delle statue coperte ai musei Capitolini" in occasione della visita di Hassan Rohani.

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