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“Ho fede nella scienza” è un errore: la Scienza muta in continuazione

Troppo spesso in tempi di Covid-19 abbiamo sentito ripetere, anche da persone autorevoli e acculturate, la frase “Io ho fede nella Scienza“

Immagine al microscopio

Immagine al microscopio

Troppo spesso in tempi di pandemia Covid-19 abbiamo sentito ripetere, anche da persone autorevoli e acculturate, la frase “Io ho fede nella Scienza“. In questo modo, senza neanche saperlo, si mischiano confusamente due aree del pensiero molto distanti tra di loro.

La Scienza non è un atto di fede

Da una parte la Fede religiosa in qualcosa che è al di sopra delle nostre possibilità di comprensione e quindi non necessita di evidenze terrene. Dall’altra la Scienza che invece è terrena e necessita di processi logici cognitivi di tipo aristotelico (tesi – ipotesi – dimostrazione sperimentale).

Purtroppo, anche il mainstream mediatico si è gettato a capofitto in questa dissonanza ideologica (Fede contro Scienza) alimentando così all’ennesima potenza la confusione della gente comune, specie se poco acculturata: non esiste nulla di più sbagliato nel dire che si crede con un atto di Fede nella Scienza.

Questo perché la Scienza – a differenza della Fede religiosa – muta in continuazione. Ricevere evidenze e feedback sperimentali dalla esperienza terrena in qualsiasi settore della Scienza è la assoluta regola. Basta pensare a Isaac Newton e a Galileo Galilei e ai contributi giganteschi che dettero sulla Fisica moderna: basti pensare alla dimostrazione della gravità.

Eppure secoli dopo sono arrivati i fondamentali e innovativi studi di scienziati come Bohr, Einstein, Planck e queste leggi fondamentali della Fisica sono diventate improvvisamente vecchie e sostituite da leggi più moderne e raffinate (relatività generale-meccanica quantistica) che ci hanno proiettato nelle meraviglie dei tempi attuali.

Il concetto vale anche per il Covid

La Pandemia Covid non fa eccezione. Il Covid 19 è una malattia per molti versi completamente nuova e necessiteranno molti anni per dare risposte ad alcuni suoi aspetti fisiopatologici e terapeutici, così come fu per esempio per la sindrome da immunodeficienza acquisita da HIV o AIDS. Guarda caso anche qui causato da un retrovirus della stessa famiglia del Covid 19 e per il quale nessun vaccino è mai riuscito a superare le dure fasi della sperimentazione.

Oggi, il confronto tra Scienza e Fede religiosa all’ interno della Pandemia Covid 19, si è trasformato in un continuo dibattito televisivo. Spesso precluso a veri momenti di reale dibattito e dialogo scientifico, perché l’ aspetto fideistico prevaleva nell’ una o nell’ altra fazione. Noi non siamo dietrologi o complottisti, ma certamente ci fa pensare molto la enorme montagna di soldi che il Covid 19 ha direttamente o indirettamente movimentato negli ultimi due anni. E ci porta a dubitare della purezza e trasparenza del confronto scientifico (peraltro di fatto vietato anche in alcuni casi dagli stessi Ordini Professionali dei Medici e degli Odontoiatri).

Inoltre pensiamo spesso ai pesantissimi conflitti di interesse, mai esplicitati pubblicamente, tra chi propagandava questa o quella soluzione per la Pandemia e chi con il Covid 19 ci guadagnava e parecchio assai.

Gli enormi conflitti di interesse

Conflitti di interesse che potenzialmente si potrebbero estendere, come è noto, trasversalmente nei vari settori del business mondiale delle multinazionali. Gli assetti societari dei principali attori imprenditoriali nel settore Pharma, Media, Editors scentifici muovono e capitalizzano annualmente molte decine e decine di mld di dollari su scala planetaria.

Dispiace ma, più che di Fede in un risultato scientifico o in una comunicazione mediatica, abbiamo bisogno che chi fa Scienza (quella vera però) sia lasciato libero di farla e soprattutto sia liberato dal chiasso mediatico assordante che oggi lo circonda perché possa produrre in santa pace quei risultati scientifici che effettivamente a noi servono oggi urgentemente.

Di sicuro i tempi di Albert Sabin, che fece definitivamente sparire la malattia Poliomielite mediante il suo vaccino orale negli anni 50 del secolo scorso interrompendo la catena del contagio, oggi mi sembrano lontanissimi. E Sabin non volle assolutamente brevettare il vaccino da lui scoperto.

Aspettiamo vigilando. Come sempre

Dott. Francesco Russo

Medico-Chirurgo

Ricercatore Confermato – Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche

Università di Roma Tor Vergata

francesco.russo@uniroma2.it