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Elezioni 25 settembre, la corsa elettorale come una gara ippica: la chance di Giorgia Meloni

Quello che maggiormente conta per determinare la vittoria finale di una corsa è il fantino che guida il cavallo e vale anche per le elezioni

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Immaginate una gara ippica di corsa al galoppo. I cavalli vengono condotti dai fantini alla massima velocità su un percorso ellittico che può arrivare fino a 4000 metri e in alcuni casi con ostacoli di siepi da oltrepassare. Immaginate gli accordi, a volte sottobanco tra fantini di diverse scuderie, non solo per poter vincere la gara ma spesso per non permettere l’affermazione del rivale più diretto. Immaginate il nervosismo e la tensione ai cancelli di partenza in attesa dello starter.

La competizione elettorale in dirittura d’arrivo

Poi, finalmente, la corsa. Gli animali, ansimanti e sudati oltremisura si toccano, si spingono, si scalciano, si stringono e si appoggiano tra loro assecondando il movimento delle briglie mentre percepiscono il dolore del frustino e degli speroni. La competizione elettorale, con le modalità mutuate da una corsa di cavalli, è ormai in dirittura di arrivo; e per quanto non sarà un finale al fotofinish, l’esito non appare ancora definito.

Giorgia Meloni, tra tutti ad avere “le physique du rôle” più idoneo e compatibile, a cavallo di Fratelli d’Italia vede il traguardo ormai vicino dopo una corsa che l’ha vista da subito favorita. Pentapartito Democristiano condotto da Enrico Letta che nel pre-gara ha avuto grandi difficoltà nell’accordarsi per una strategia vincente con i fantini delle altre scuderie, spera comunque nel risultato di “piazzato” e in qualche decisione favorevole del Giudice di Gara, Sergio Mattarella.

Lega, di proprietà di una scuderia del Nord amministrata da piccoli e medi imprenditori un tempo molto ricchi, appare un cavallo piuttosto appesantito dal suo fantino “over size” Salvini che ha cercato disperatamente di rientrare nel peso giusto dopo aver seguito una dieta piuttosto sconsiderata e consumata allo stesso tavolo degli avversari storici e bevendo vodka in quantità eccessiva.

La scuderia di Beppe Grillo

C’è Cinque Stelle, della scuderia di Grillo, che dopo la separazione dal suo socio d’affari Casaleggio, e dopo la rinuncia al suo fuoriclasse (letterale) Alessandro Di Battista, ha dovuto optare per un fantino, Giuseppe Conte, che per quanto provenisse da un’altra disciplina in cui ci si fa portare dal cavallo stando più comodamente seduti (il trotto ndr), potrebbe avere un ottimo piazzamento dopo aver scelto di non fare accordi (o forse nessuno li ha voluti fare con lui).

Il cavallo degli “scappati di casa”, grazie allo spirito meridionalista del suo fantino sta ricevendo una forte spinta da una grande fetta di tifo sugli spalti, quelli della curva sud, di questo fantasioso stadio dell’ippodromo. Una parte di pubblico questa, che non ha neanche pagato il biglietto (dicono che i soldi per acquistare gli ambiti ticket, dalla colorazione giallo verde, siano stati regalati a questi nuovi entusiasti tifosi qualche tempo fa, con l’approvazione sconsiderata e inconsapevolmente “suicida” del fantino di Lega).

Abbiamo poi un cavallo, chiamato (a torto o a ragione) Terzo Polo, che viene montato da 2 fantini, Calenda e Renzi, i quali alternandosi continuamente durante la gara rischiano alla fine di prendere la strada sbagliata o di tagliare un traguardo diverso (ma forse è proprio ciò che vogliono ottenere). L’ultimo cavallo a richiamare l’attenzione è il vetusto Forza Italia. Nell’ambiente dicono che già molte volte ha evitato la strada per il mattatoio, stanco dalle mille corse (non troppo vincenti nell’ultimo periodo), sempre montato dallo stesso fantino che è anche il proprietario della scuderia.

Scuderia al femminile

I due sono praticamente invecchiati insieme, e malgrado gli evidenti acciacchi e le pressanti attenzioni dei giudici di gara di questi anni, sono ancora lì. Si dice comunque che nei post gara ancora se la spassino molto, disponendo tra l’altro di una fornitissima e diversificata scuderia al femminile. Seguono gli altri cavalli, necessari allo spettacolo e alla composizione delle quote per le scommesse. Quasi certamente, alcuni di loro “romperanno” all’arrivo non oltrepassando la quota del 5% tra gli scommettitori.

Ora, in questo tipo particolare di competizione, non sempre a vincere è il cavallo favorito, il più forte e veloce, il più resistente e meglio allenato (Fratelli d’Italia ha potuto ben allenarsi nei tanti anni passati all’opposizione). Piuttosto, ciò che maggiormente conta per determinare la vittoria finale è il fantino che lo guida. Al di là di una preordinata strategia di gara, della capacità di stringere accordi più o meno affidabili con altri fantini, della capacità di raccogliere i favori del pubblico esiste sempre un momento durante la “folle” corsa in cui, per mille ragioni indotte o casuali, si aprirà il varco giusto, l’unico disponibile, per inserirsi con i tempi giusti ed ottenere la vittoria.

Quel varco, che nelle prime fasi della gara, sembrava tanto ampio e sicuro per Giorgia Meloni, oggi che siamo in dirittura d’arrivo sembra serrarsi velocemente, rischiando di chiudersi definitivamente a pochi metri dall’arrivo. Un po’ per l’azione insufficiente dei gregari, fin troppo preventivamente ingelositi da un siffatto annunciato successo, un po’ (troppo) per l’occupazione pluriennale dei mass media da parte dei tifosi più accesi e meglio remunerati di parte avversa.

Un po’ per la stanchezza e la “gamba” diventata corta in vista del traguardo, un po’ perché un fantino donna è storicamente visto con sospettoso occhio in un mondo dominato da maschi, oggi a differenza di ieri, non sappiamo più come andrà a finire. Sicuramente il 26 Settembre saranno molti gli elettori a strappare, arrabbiati e delusi, il tagliandino della propria scommessa.