Gli italiani sempre più malinconici
“Gli esseri umani sono capaci di sublimi autoinganni, trasformano le proprie colpe in colpe altrui”
![Una donna seduta di spalle su una panchina che guarda il mare](https://www.romait.it/wp-content/uploads/2022/12/malinconia-1024x576.jpg)
La fotografia che esce dall’ultimo rapporto del Censis per il 2022 restituisce l’immagine di un popolo, quello Italiano, triste e malinconico.
Poteva far da monito a tale evenienza la fase liquida che viviamo come società, già evidenziata dal grande sociologo Baumann, dove, precarietà lavorativa, incertezza sentimentale ed una esasperata disuguaglianza non potevano che lasciare campo a reazioni emotive di scoraggiamento e rimpianto.
Poi, però, la pandemia (da cui non siamo affatto usciti, anche se, giustamente, dobbiamo provare a credere nel contrario), ha potenziato tutti questi problemi, aggiungendone altri.
Al periodo pandemico poi è seguita la guerra e, a ruota, l’inflazione e la crisi energetica. Calo dei consumi, preoccupazione per il futuro, calo delle nascite e un generale chiudersi sempre più dal punto di vista relazionale.
Un vero e proprio periodo buio della storia. Ma che tipo di condizione è quella malinconica?
La malinconia è l’espressione umana di un sentimento dato da fattori sia biologici, sia personali ma quasi sempre riconducibili a fattori psicosociali. È differente dalla tristezza, la malinconia non si riferisce ad un determinato oggetto o situazione, più genericamente si può relazionare ad una condizione di sfiducia verso il presente e futuro e di rimpianto per il passato. In sintesi la mancanza di una condizione che non esiste più!
Conseguenza diretta o generatrice è la completa assunzione di impotenza rispetto ad ogni possibile cambiamento, figlia del quale diviene l’inettitudine del popolo stesso.
Tanto che ne consegue una minore partecipazione politica, piazze vuote e, a dire il vero, seggi semideserti.
Siamo diventati campioni di impotenza appresa? Probabile.
La sfiducia è palpabile, la convinzione di poter dire la propria e incidere in qualche modo, fiochissima.
Le poche battaglie corrono sul web, dove è sempre più evidente il divario tra le vite dorate di una esigua fascia della popolazione e le difficoltà degli altri.
Non è sempre facile, però, trovare istanze, semi, rivendicazioni di equità e giustizia condivisibili nemmeno in questo caso, perché il discorso si appiattisce, si svilisce e il passo dal mero odio social di chi, potendo, farebbe esattamente la stessa vita lussuosa di chi critica, è sempre più breve.
Ma c’è un dato che oltremodo dovrebbe interessare gli osservatori, – la pandemia, la guerra, la crisi economica e l’inflazione sono eventi che hanno colpito altri stati -, anche gli altri popoli soffrono questo stato emotivo di malinconia?
Perché la restituzione di una condizione unica e tutta italiana aiuterebbe tantissimo nell’analisi del fenomeno, che sicuramente deve focalizzarsi anche sugli aspetti puramente endogeni e sul perpetuarsi di sistemi culturali e antropologici che non si riescono ad estirpare.
Come sosteneva Nietzche: “gli esseri umani sono capaci di sublimi autoinganni, trasformano le proprie colpe in colpe altrui…per poi aggiungere….la memoria e i sensi di colpa cedono volentieri il passo alle sensazioni presenti!”
In collaborazione con la Dottoressa Carolina Siciliani.