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Giampiero Mughini ci racconta il suo libro: “I rompicazzi del Novecento”

Mughini sul Novecento : “Con quel secolo dobbiamo fare i conti. Parlare oggi di fascismo e antifascismo come se fossimo nel 1922 è da poveri cretini”

Giampiero Mughini

Giampiero Mughini

Il Novecento, un secolo che ancora oggi lascia un’impronta nelle nostre vite. Fatti, contesti, racconti. Ma soprattutto personaggi.  Si concentra su questo periodo storico l’ultimo libro di Giampiero Mughini, giornalista, scrittore e personaggio televisivo italiano, disponibile da oggi nelle librerie.

Giampiero Mughini I rompicazzi del Novecento
Giampiero Mughini I rompicazzi del Novecento

Si chiama “I Rompicazzi del Novecento“, un titolo volutamente provocatorio, in pieno stile Mughini, è la lente d’ingrandimento in carta e ossa di catastrofi, geni e avanguardie che hanno abitato un periodo storico che ha sancito la fine di un mondo, l’inizio di uno nuovo.

Polemista e indagatore, Mughini ripercorre i tratti della vita di personaggi “non riconciliati, impertinenti e mai accomodanti, geniali eterodossi”, scandagliati per rielaborare una stagione fatta di conflitti, di tensioni. Ma anche di nascite, di opportunità. Domande scomode e risposte necessarie, per una guida esaminatrice del pensiero pericoloso. Un lungo viaggio attraverso i profili più significativi, da Prezzolini, a Ansaldo, passando per i Rolling Stones.

Abbiamo intervistato l’autore del libro per conoscerlo meglio.

Mughini, il titolo è una sapiente danza tra curiosità e provocazione…

Il titolo serve a questo (ride ndr). Lo trovo un titolo indovinatissimo. Io nella mia carriera ho azzeccato due titoli, per due libri. “Compagni addio”, che è uscito molti anni fa e secondo me, anche questo. E’ un titolo bellissimo.

Giampiero Mughini con la moglie Michela Pandolfi

I libri rispecchiano l’attualità e la contemporaneità. E credo questo lo faccia alla perfezione, poiché oggi probabilmente ci sono tante cose che recano disturbo e rendano più complicato il viver quotidiano…

Bravissimo, è esattamente così. Noi eravamo abituati a un certo panorama, a una certa topografia che era quella del Novecento. Nel terzo millennio questa topografia è saltata. Dunque ben vengano tutti coloro che hanno camminato contraddicendosi, cambiando punti di vista. Io stesso l’ho fatto diverse volte. Credo sia stata la cosa più importante della mia vita. Questo ha certamente reso complicati i rapporti con la mia generazione, difficilissimi quelli professionali, ma è stata una cosa determinante nel mio percorso. Evitare di dire che è tutto bianco o tutto nero. Ognuno naturalmente, sulla complessità ragiona come vuole.

Il Novecento è forse il secolo nel quale i prodotti dell’immaginazione sono stati meglio consegnati nelle mani della società. Cosa l’ha spinta a voler raccontare questo periodo storico?

“Ne siamo figli. Nella storia del mondo c’è un prima Novecento e un secondo Novecento. C’è la nascita di tutto ciò che facciamo oggi. Altro che nella nascita di Gesù Cristo. C’è la nascita di tutta la vita di oggi. Lo si vede nella letteratura, nella televisione, nel cinema, nel giornalismo popolare, nel fumetto, nella musica. Noi con quel secolo dobbiamo fare i conti. Dobbiamo farlo in maniera intelligente. Nel 2022 chi parla di Fascismo e Antifascismo come se fossimo nel 1922, è un povero cretino“.

Qual è il fil rouge che accomuna Prezzolini, Ansaldo e i Rolling Stones?

Erano tutti dei gran rompicazzi (ride, ndr). E’ gente che ha vissuto profondamente e intimamente le contraddizioni. Prezzolini è stato un grande liberale. Quando fai i conti con questa gente, fai inevitabilmente i conti, lo ripeto, con dei gran rompicazzi.

Le foto a Giampiero Mughini sono di Franco Ferrajuolo