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“Tv e religione sfruttano la paura della gente”, ecco perché secondo il buddhista Massimo Claus

Lo scrittore e monaco buddhista: “Non abbiamo più una nostra opinione. Continuando così siamo in pericolo”

Massimo Claus

Massimo Claus

Tv e religione: due aspetti dominanti dell’età contemporanea. Influenzano, accompagnano, regolano. Non potrebbero essere così distanti ma, spesso, ci ricordano di avere molte cose in comune.

Hanno la forza di proporre e veicolare un messaggio, una testimonianza, di stimolare attenzione. Di incitare, scuotere. Con una funzione, uno scopo. Consolatrice o divulgativa. Con quel piglio esplicativo illuminante, illuminato.

Per approfondire questo legame abbiamo intervistato Massimo Claus, monaco buddhista, ma anche scrittore e autore di colonne sonore per cinema e tv.

Massimo Claus
Massimo Claus

Che valenza ha oggi la religione, nel suo caso quella buddhista, nella vita di ogni giorno?

“L’insegnamento del Buddha è il Dharma, una parola che può avere molti significati. Uno tra questi è “Così vanno le cose”. Il Buddhismo si occupa e si palesa nella vita di tutti i giorni. Il grande problema, quando le persone si avvicinano al Buddhismo, è quella di confondere la pratica davanti all’altare, la liturgia, con la vera pratica. Quella cioè legata ai comportamenti nella vita di tutti i giorni”.

Altare buddha

“E’ il grande problema di chi si avvicina al buddhismo. Questo centra tutta la propria forza sulla consapevolezza, sull’essere presenti. Di conseguenza ha anche la particolarità di dirti che tutto ciò che tu hai intorno, è una manifestazione della tua condizione interiore“.

Ha parlato di relazione esistente tra televisione e religione. Cosa può accomunare questi due aspetti della contemporaneità?

Spaventano. E la paura viene spesso usata per attirare le persone. La tv certo, ma anche più in generale l’informazione. E’ il metodo di confezionamento dell’informazione stessa. Se io dicessi che un aereo è precipitato, chi mi ascolta viene informato. Se io invece mostro lamiere contorte e persone che piangono, chi mi ascolta non è solo informato ma anche spaventato“.

“E dal momento in cui lo è, è molto probabile che sia dissuaso dal prendere un aereo. Se leggo che hanno trovato due cadaveri, sto dicendo implicitamente che c’è un serial killer in libertà. Prima le persone si informavano, tramite la radio, la tv, ma non chiudevano le porte di casa. Dal momento in cui è cambiato questo tipo di modo di fare informazione è aumentata la paura”.

Ci nutriamo di immagini e di fatti ogni giorno. Dobbiamo imparare il modo migliore per farlo dunque?

“Ma certo, il problema è questo. Si parla spesso di diete e si intende sempre le diete alimentari. Ma noi non ci nutriamo solo da ciò che passa attraverso la nostra bocca. Lo facciamo anche attraverso quello che vediamo o ascoltiamo. Questo fa di noi il risultato di ciò che siamo“.

E’ cambiata la temperatura della nostra libertà?

“Assolutamente . Spesso vivendo sempre di corsa, come fossimo su un cavallo al galoppo, senza meta, non perdiamo tempo ad avere delle nostre opinioni. Siamo dentro il rumore di tutte le opinioni di tutti. Non abbiamo più opinione e dunque perdiamo la libertà“.

Ci siamo abituati a un inedito cinismo?

“Sì. Ci sono i domatori di serpenti, che per non essere sensibili al veleno, si nutrono pian piano di piccole dosi dello stesso. L’informazione ha fatto questo. Vediamo persone che piangono, sangue, bossoli e in senso largo tragedie, mentre intanto mangiamo pastasciutta. Questi non siamo noi. Se fossimo davvero questi, saremmo in pericolo“.