Prima pagina » Costume » Fuga dal Natale in famiglia: gli amici te li scegli, i familiari no

Fuga dal Natale in famiglia: gli amici te li scegli, i familiari no

Da anni mi godo le vacanze di Natale, Pasqua e ogni weekend, come meglio non si può: o in viaggio o a casa con la mia compagna

Albero di Natale

Non si può abolire e finché ci sarà non potrà che peggiorare. Eppure tutti sembrano aspettare le Feste natalizie, specie i più piccoli, che poi le ricorderanno con un mix di orrore e sentimentalismo. Più felici perché sono passate per sempre, che per il ricordo che hanno lasciato in loro.

Il clima di Natale già al supermercato

Cominci ad avvertire il clima di Natale quando al supermercato cambiano le musiche di sottofondo e vengono riproposte, anno dopo anno, sempre le stesse nenie classiche con delle altre canzonette con più ritmo e stessa insulsaggine. Le zampogne sono state messe in soffitta e le classiche sono interpretate da orchestre internazionali: Bianco Natal, Jingle bells, …e scende giù dal ciel… neve, Let’s it snow! Merry Xmas (and happy new year).

Le chiamano le più belle canzoni di Natale. A me ricordano il modo di cantare col naso di Johnny Dorelli, elegante ma melenso. Qualcuna bella in effetti c’è. Ma la loro forza pubblicitaria dirompente è che questi brani sono incardinati nella nostra memoria di bambini o di genitori di bambini e fanno emozionare anche se capiamo che è tutta una montatura consumistica. Non a caso dominano nelle colonne sonore dei centri commerciali e nei negozi di abbigliamento a via del Corso.

Le voci sono quelle meno antiquate di Michael Bublé, John Lennon (Merry Xmas, War is over, manco per niente purtroppo) che con Imagine voleva intendere tutto il contrario di una festa di religione, in piena contraddizione con la canzone precedente, o con il suo collega George Harrison (Oh my sweet Lord). Da qualche anno è arrivata anche la versione in lingua spagnola di Feliz Navidad, prospero año y felicidad… cantanta da José Feliciano.

È Natale, biglietti di auguri, sms, messaggini, regali inutili

È Natale. Lo capisci dall’intensificarsi degli auguri su Facebook e gli atri social. Da quante volte te lo ripetono le persone che incontri mentre ti stringono la mano: Auguri a te e famiglia! Lo dicono le canzonette, ma anche le luminarie che cominciano ad addobbare le strade. Le luci colorate che brillano a intermittenza, sono un altro segnale che vorrebbe darci allegria. Per questo le adorano i bambini e gli animi semplici. Cosa sarebbe un triste abete verde di plastica, senza le lucette bianche colorate che si riflettono sulle palle rosse e argentee? Una tristezza infinita. E con le lucette? Pure.

Con questo spreco di consumo di energia elettrica (che pagheremo) siamo tutti felici e spendiamo più serenamente quei pochi spiccioli che ci rimangono in fondo alle tasche. Il Natale lo avverti quando i figli pensano alle vacanze imminenti e cominciano i progetti di regali e di viaggi. Montagna, Londra, Amsterdam, Caraibi? No, andiamo dai nonni al paese. Cadono le braccia ma tant’è. Per chi non si muove si prospettano diverse sere di abbuffate a casa ora della nonna ora della zia ora di qualche coppia di amici che ancora non si sono separati o che magari sono al secondo matrimonio.

Le cene in famiglia, con tutto il parentado che non vedevi dal Natale scorso

Qui vi volevo. Come affrontare queste cene è sempre il problema delle settimane che precedono quella fatidica decina di giorni, che vanno dal 24 dicembre al 2 gennaio dell’anno nuovo. Dieci giorni dedicati allo spreco più stupido che si possa immaginare ma al quale non si vuole rinunciare: abbiamo diritto a un po’ di svago e di leggerezza. È una delle frasi che sento più spesso ripetere sui social, nei commenti sui programmi demenziali della tv, nelle chiacchiere da ufficio e al bar. Leggerezza.

Come se la stupidità dei quiz e dei talent fosse l’unica maniera di divertirsi. Certo, dopo una pandemia e in mezzo a due guerre ravvicinate, con il mondo che balla sul pericolo di un conflitto mondiale ce ne vuole per dimenticarsi chi siamo e dove siamo. Anzi c’è chi dice, come il Papa che forse ci siamo già dentro alla Terza Guerra Mondiale. E allora perché non godere del nulla, dell’effimero piacere della festa e della gola? Come l’orchestrina che suonava sul Titanic che affondava? Le persone hanno tutto il diritto di voler festeggiare.

Natale è stato inventato apposta. Ci hanno detto che è una festa religiosa ma se lo è lo è veramente per una infima minoranza. Nel mondo lo festeggiano tutti, cristiani e non cristiani, perché in effetti era e resta una festa pagana. Era la festa del Sol invictus, del solstizio d’inverno, della rinascita e ora è la festa della famiglia, degli affetti, dei regali della società consumistica, delle vacanze e quindi del “ricaricare le pile” per poi tornare al lavoro fino a Pasqua e poi alle vacanze estive.

La nostra vita è quello che succede tra Natale, Pasqua e le vacanze estive

Una vita incasellata in queste date vacanziere, che ne scandiscono i tempi e i passaggi rituali. Alle feste nazionali vanno aggiunte quelle private, compleanni e anniversari, per completare il quadro. Ma ogni festa cos’è, se non un problema di spese da aggirare con meno danni possibili? Sono prosaico? Non vedo il lato affettivo? Dipende dai ruoli. A me è sempre toccato pensare al budget da spendere e a come risparmiare, mentre altri familiari più emotivi e sentimentali di me, pensavano a spendere. È stato sempre così, sarà sempre così per tanto ancora. Va troppo bene all’industria e al commercio, va bene ai ¾ dei familiari e quindi Natale non si tocca.

Chi deve pagare paghi, anche se la metà delle spese sono soldi buttati dalla finestra. Sono sprechi i packaging dei prodotti e dei regali, per esempio: carta e cartoni, nastri colorati e stelline e brillantini e biglietti che durano il tempo di 2’, giusto quello per scartare il regalo e buttare gli involucri dei pandori e panettoni, nel secchio dell’immondizia. Che poi saranno riempiti dalla metà del cibo acquistato e cucinato, dai vetri rotti, dalle cicche fumate, dalle bottiglie vuote, i contenitori di plastica e i piatti di carta (perché a Natale non voglio lavare o piatti!).

Se cambia il ruolo della famiglia nella società, anche la festa ha poco senso

Ho dovuto partecipare a molte di quelle feste familiari, negli anni ’70 e poi via via sempre meno, fino a esaurimento. Ora sono decenni che non vi partecipo più. Qualche volta m’è capitato di andare a quelle di altre famiglie, come single ospite. Non è cambiato quasi niente dagli anni ’70. Neanche le ricette. Venivo investito da una sorta di pietas per il single separato o divorziato. Se sono tristi, per me, ripeto, e stucchevoli e ipocrite le feste in famiglia, ancor di più lo sono quando partecipi a quelle di altre famiglie, dove il distacco maggiore consente un metro di giudizio più spietato.

Da anni invece mi godo le vacanze di Natale, Pasqua e ogni week end, come meglio non si può: o in viaggio o a casa con la mia compagna. Non partecipare per molti è impossibile. Si scatenano critiche e liti fin dai congiunti più prossimi. Anche andarci e restare in disparte può essere peggio. Puoi fingere per mezzora ma poi il filo si spezza. Quali sono in sintesi, per me, le negatività di queste feste in famiglia?

I saluti ipocriti di quei parenti semi-sconosciuti

Parlavo prima dell’ipocrisia. Gli amici te li scegli, i familiari no. Ci sei legato perché fin da piccolo li hai frequentati e ci sei cresciuto. A qualcuno sei molto affezionato ma la maggior parte di loro sono, nei fatti, degli sconosciuti. Persone che, fuori da quel contesto, non degneresti di un saluto e li rivedrai -forse- fra un anno. Invece quelle sere a cena iniziano sempre con baci e abbracci. Non ci vediamo mai ma poi ci baciamo con grande affetto. I cappotti intanto si ammucchiano uno sull’altro sul letto dei padroni di casa. Sono tutti neri e si fatica a ritrovare il proprio.

Ti assale alla gola quel caldo tossico dei riscaldamenti, l’odore dei carciofi fritti mescolato a quello del ragù oleoso, che staziona nell’aria a circa un metro da terra. Ti infastidisce lo stappare bottiglie con un cafonissimo botto e giù a mangiare fette di salame e patate fritte, crostini e tartine alla maionese Calvé, che già da sole superano in calorie le solite cene che si consumano a casa. Sorrisi di facciata. Discorsi snervanti. Frasi fatte e poi i saluti scortesi. Non so se lo si faccia apposta ma penso che, anche se inconsciamente, certe farsi si dicano davvero col proposito recondito di fare del male.

Proprio non si sanno trattenere, quando ti dicono: “oh ma che è successo? Come sei invecchiato!” oppure “Ma sei ingrassato?” oppure “Mi avevano detto che stavi male, sei guarito presto per venire a scofanarti dai suoceri eh?” oppure “Non ti fai mai sentire eh? Ci snobbi, ormai sei diventato importante…” Dette poi tra donne o a una donna, diventano oltremodo volgari. Mi permetto di dare un consiglio a chi non può fare a meno di andare alle feste in famiglia: non fate di questi commenti, non siate sarcastici, denigratori, irridenti. Già sono complicati abbastanza i rapporti tra parenti, non sai mai come si possono prendere certi apprezzamenti.

Come sarebbe possibile sfuggire alla tombola?

Come evitare che i momenti che dovrebbero essere di relax e del piacere di stare in compagnia con i nostri cari diventino un incubo? La risposta che mi viene sarebbe semplice ma estrema: non ci andate! Ma so che non è sempre possibile essere così misantropi ed irrispettosi. Allora andateci ma restateci il meno possibile. Non inventatevi il solito mal di testa ma impegni di lavoro o di salute oppure un’altra festa coi colleghi di lavoro e il capufficio che ci tiene tanto che voi andiate.

Un altro consiglio, spassionato, che mi sento di dare è: vivete con spontaneità i momenti di convivialità, riducendo le aspettative. Non succederà niente di bello o inatteso, ditevelo prima e fate in modo che davvero sia così evitando brutte figure. In fondo si tratta solo di far passare quelle poche ore nella maniera meno dannosa possibile, mangiando poco, bevendo meno e non fumando. Ma spesso mangiare, spizzicare è una risposta nervosa alla noia, come fumare.

Abbassate le pretese e fatevi scivolare addosso pareri, commenti e banalità. Vorranno che vi fermiate a giocare a Mercante in fiera, Sette e mezzo, Tombola. Declinate l’offerta e ringraziate. Più sarete gentili e più sarete disarmanti. Alla cortesia i parenti non sono abituati, non saprebbero che rispondere, erano pronti a rintuzzare il vostro: “Oh no, ancora ‘sti giochi?” con la solita stantia risposta che a Natale sono queste le cose che si fanno, anche per stare coi ragazzi, ai quali per altro non gliene può fregare di meno.

La vacanza potrebbe anche essere fuori, ma molto fuori, città

Per i più fortunati la proposta di una festa tutti insieme (con gli amici) in montagna, in una baita o quella ancor più allettante di una settimana alle Maldive, nuotando nell’Oceano Indiano tra squali balena e delfini e cenando nel ristorante sommerso al Conrad Hotel, mi paiono le più sagge e le più estranianti. In un ambiente tanto poco familiare anche la convivialità migliora.

Certo non sono vacanze da fare coi parenti, tutt’al più con la moglie o la fidanzata. Questo sarebbe un Natale decisamente diverso. Ma non occorre inventarsi la vacanza di Paperon de’ Paperoni per viverlo. Anche un agriturismo in Val Badia o sui Monti Cimini può fare al caso vostro o nostro. Un ambiente incontaminato, dove sia possibile incontrare caprioli e scoiattoli, più che zii e cugini, dove il verde dei boschi e il bianco della neve possano dare serenità al vostro animo stressato, lontano dai cognati e dagli zii.