Francia, Germania, Romania: i “fuorilegge” sgraditi alle élite
L’esito è che il classico esorcismo contro i partiti di “estrema destra” non funziona più come prima e si sbriciola nelle urne

Bandiera dell’Unione Europea_ Dušan Cvetanović_Pexels
Per via giudiziaria, dove non si arriva per via politica. Ma giudiziaria, attenzione, non deve far pensare solo ai reati tipici del settore, a cominciare dalla corruzione in stile Tangentopoli.
La questione è molto più ampia. Intricata. Scivolosa. E sommamente infida.
Un succedersi di atti, già operativi o soltanto ipotizzati, che si vanno accumulando e che perciò configurano un approccio condiviso. Una strategia comune che non può certo essere riconosciuta in modo esplicito da chi la pone in essere, ma che più di qualche commentatore ha iniziato a sostenere.
O, quantomeno, a ritenere degna di riflessione. Aprendo così la strada a un vero e proprio avallo. Della serie: a mali estremi, estremi rimedi.
Dove per “mali estremi” si intende l’ascesa elettorale di forze ostili alle oligarchie dominanti. Forze riunite, e demonizzate, sotto l’etichetta infamante dell’estrema destra. Tacciate a seconda dei casi di essere neofasciste, come il Rassemblement National in Francia, o neonaziste, come l’AfD – Alternative für Deutschland in Germania. O quantomeno populiste e filorusse, come l’AUR – Alleanza per l’Unione dei Romeni.
Gli “estremi rimedi”, a loro volta, sono differenziati in base alle circostanze ma tenuti insieme dal medesimo filo rosso: l’utilizzo della magistratura come arma di riserva. Se gli abituali strumenti di condizionamento non ottengono il risultato voluto, che è la supremazia pressoché incontrastata dei soliti gruppi di potere, allora si interviene con altri mezzi.
Al posto del confronto aperto e sul terreno della propaganda, ecco il conflitto subdolo e trasferito nelle aule di tribunale.
I precedenti (finora) e ciò che li lega
Marine Le Pen esclusa dalle competizioni elettorali per cinque anni, mettendola così fuori gioco nella corsa al dopo Macron, prevista per il 2027.
AfD posta sotto inchiesta dal Bundesamt für Verfassungsschutz (Ufficio federale per la protezione della Costituzione) e considerata appunto incostituzionale, in particolare per le sue posizioni nazionaliste in materia di cittadinanza e immigrazione.
Il leader della succitata AUR, Călin Georgescu, estromesso con accuse pretestuose dal ballottaggio nelle Presidenziali di fine 2024, dopo che aveva superato tutti gli altri candidati nel primo turno. Elezioni annullate e svolte daccapo domenica scorsa, impedendo allo stesso Georgescu di presentarsi di nuovo. Anche se poi la manovra truffaldina non ha funzionato un granché: l’alter ego di Georgescu, George Simion, ha quasi raddoppiato i consensi, portandoli dal 22, 93 a oltre il 40%.
Un’eccellente ricognizione, riguardo alle logiche su cui si innestano queste vicende, nonché le altre che si vanno prefigurando altrove, l’ha svolta quell’acutissimo politologo che è Marco Tarchi e la potete trovare qui.
Raccomandandone la lettura integrale, ne riportiamo solo l’epilogo.
“Se questi comportamenti diverranno la regola, la riduzione della democrazia a pura convenzione lessicale avrà fatto un altro decisivo passo avanti e la stagione di un nuovo autoritarismo, celato sotto il pretesto della lotta del ‘libero’ Occidentecontro le minacce ‘illiberali’ potrà dirsi ufficialmente inaugurata.”
Evviva il voto, se non interferisce
L’inganno, in realtà, ha origini lontane. E la chiave di volta sta nel nascondere le vere dinamiche del potere, di per sé oligarchiche, dietro la facciata delle decisioni collettive.
Da un lato si proclama la sovranità del popolo, con il suffragio universale ed elezioni ricorrenti. Dall’altro si fa di tutto affinché l’esito del voto appoggi le linee strategiche prestabilite o, se non altro, non le contrasti in modo così marcato da metterne a repentaglio la realizzazione.
Per molto tempo, e specialmente dagli anni 80 in avanti, questo assetto ha proceduto imperterrito e senza troppi problemi. La maggior parte dei cittadini si adeguava ai modelli prevalenti e le élite ne sfruttavano la docilità per consolidare ulteriormente le proprie posizioni. Tramite il sistema mediatico orientavano i gusti e le convinzioni. Tramite la gestione delle risorse pubbliche e di vasti settori dell’imprenditoria privata inducevano i più a conformarsi ai desiderata di chi tirava i fili. Sia nei governi nazionali sia, sempre di più, nelle istituzioni della UE.
Dal 2008 in poi, invece, la routine si è complicata.
La globalizzazione aveva già introdotto nuovi e gravi fattori di squilibrio. La grande crisi finanziaria internazionale, innescata dalla delirante speculazione USA sui mutui subprime, ha acuito le difficoltà sino a farne degli elementi strutturali, tra contrazione della domanda interna e vincoli più stringenti ai debiti nazionali.
O con loro… o nemici della democrazia
Di fronte a tutto questo, la fiducia nelle classi dirigenti è stata fatalmente e massicciamente erosa. Portando sia alla crescita dell’astensionismo, sia all’emergere di forze politiche contrapposte al blocco liberal-progressista e alla sua agenda fintamente benintenzionata.
L’esito è noto. E con margini di crescita ampi. O addirittura enormi.
L’esito è che il classico esorcismo contro i partiti di “estrema destra” non funziona più come prima. Il tentativo di relegarli ai margini, confinandoli perciò in una sostanziale irrilevanza, si sbriciola nelle urne e diventa il trampolino di lancio verso ulteriori traguardi. Ivi inclusa la temutissima maggioranza assoluta.
Una vittoria ottenuta in modo perfettamente democratico, e però intollerabile per chi quella parola, “democrazia”, l’ha asservita ai propri scopi. Nel falso presupposto che essa dovesse essere intesa, sempre e comunque, come la democrazia liberale in salsa occidentale.
Ma il vento è cambiato. E si rafforza di elezione in elezione. Un numero crescente di cittadini non è più d’accordo e si schiera dalla parte di chi propone alternative autentiche e radicali.
Vanno fermati, si dicono le élite. Vanno fermati con ogni mezzo, trasformando le loro istanze perentorie in progetti sovversivi. Stiracchiando i precetti costituzionali, o qualsiasi altra norma giuridica, per arrivare a delle sentenze che li tolgano di mezzo.
La faziosità politica travestita da affermazione disinteressata della legge. Apparentemente super partes. Di fatto, l’esatto contrario.
Gerardo Valentini – presidente Movimento Cantiere Italia