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Fabri Fibra, Gerry Scotti, Mark Twain: sui siti il fenomeno dei Vip “non morti”

Sono anni che continuano ad apparire su alcuni siti e social network notizie false di vip morti. Le smentite arrivano rapidamente, dopo l’allarme dei fan, eppure non costituiscono reato

Collage di Gerry Scotti e Fabri Fibra

L’ultimo in ordine di tempo a essere “morto” è il rapper Fabri Fibra, la cui scomparsa lo scorso marzo 2023 per un incidente, è stata smentita più volte anche dallo stesso interessato, a riprova della sua salute. La stessa notizia si era diffusa nel 2013.

Nel 1897 lo scrittore americano Mark Twain fu costretto a smentire i giornali che lo davano per deceduto, con un ironico commento: la notizia della mia morte è fortemente esagerata.

È successo varie volte che per errore sia stata annunciata la morte di qualcuno, poi risultato vivo e vegeto. Quando lo fa un quotidiano con un direttore responsabile di solito pubblica la smentita e chiede scusa al personaggio e ai lettori.

Nell’era dei social network questa pratica invece nessuno è responsabile e il falso si confonde con il vero. Tutto è diventato solo una macchina per fare soldi, per truffare il prossimo, come tante altre cose, purtroppo.

Vip dati per morti ma non è vero

Da diversi anni appaiono sulla rete notizie sulla morte di personaggi famosi. “È morto Vasco Rossi…” Era il 2012 e per una mattina intera su Facebook e Twitter i fans disperati cercavano notizie sulla clinica in cui era ricoverato, sul perché e il per come fosse avvenuta la disgrazia.

Fu la Dj Anna Pettinelli dai microfoni di RDS a smentire la bufala. Vasco Rossi, a seguito di questa vicenda, contro il parere dei medici, decise di lasciare l’ospedale dove si stava effettivamente curando, per continuare le cure a casa sua.

Recentemente un macabro titolo acchiappa click è stato pubblicato da diversi siti: Celentano è morto. Non si trattava però del molleggiato, bensì di Carmine Celentano, imprenditore  39enne salernitano morto dopo un incidente stradale in moto. La notizia era vera ma si giocava sull’omonimia.

Sono tanti i personaggi italiani e stranieri presi di mira

Sono molti i personaggi che in questi anni, fino ai giorni nostri, vengono dati per morti su certi siti e social network. Da Vasco Rossi a Lino Banfi, a Lady Gaga, da Pippo Baudo a Giorgio Armani.

Inoltre Zach Braff, Bono Vox, Bruno Pizzul, Max Pezzali, Tullio De Piscopo, Gerry Scotti, Morgan Freeman e Chuck Norris. Questa lista, del tutto sommaria e incompleta, di personaggi famosi dati per morti su Internet e che invece sono vivi e vegeti, si allunga giorno dopo giorno.

Spesso sono proprio gli stessi Vip a smentire utilizzando i canali di chi ha messo in giro la falsa notizia della loro morte. Anche qualche politico c’è finito in mezzo, come Rosa Russo Jervolino.

Non mi stupirei se un giorno leggessi la notizia falsa della dipartita del Presidente Sergio Mattarella e dello stesso Papa Francesco. Ormai queste persone non si fermano davanti a niente! Per me è una mancanza di rispetto verso i personaggi citati ma anche e soprattutto verso i lettori.

Il personaggio può smentire in poco tempo e come si dice, “augurare la morte allunga la vita”, almeno nella maggior parte dei casi, tuttavia chi legge si sente preso in giro e alla fine tenderà a non credere più a niente. In fondo questo è il gioco nichilista di chi fa uso di certe fake news.

Come vedremo più avanti non si possono fermare perché non c’è nessun reato ma alla fine saranno proprio i social network a rimetterci. Mentre un quotidiano deve rendere conto di quel che pubblica, sui social puoi trovare tutto e il suo contrario e nessuno che ne sia responsabile. Non può durare.

Vip dati per morti: in qualche caso sono stati jettatori

Dai e dai in qualche caso ci hanno preso, ma con largo anticipo. Come per Paolo Villaggio, dato per morto nel 2014 e poi di fatto è deceduto 5 anni dopo.

O come Andrea Camilleri, il papà del Commissario Montalbano, non proprio un abituale frequentatore dei social, che dovette intervenire con una sua dichiarazione su Twitter: “Sono Andrea Camilleri, il morto di poco fa. Benvenuti nel mio conto. Sono qui per prova, per gioco, per pochi minuti”.

Camilleri fu costretto a creare un account su Twitter apposta per smentire la propria dipartita. Poi purtroppo è morto davvero nel 2019.

Anche il procuratore di calcio Mino Raiola, venne dato per morto prima a gennaio e poi il 28 aprile del 2022, due giorni prima cioè dell’effettivo decesso avvenuto il 30 aprile.

Proprio il 28 aprile il suo entourage era stato costretto a pubblicare su Twitter una smentita della notizia: “Condizione di salute attuale per chi se lo sta chiedendo: incazzato perché per la seconda volta in quattro mesi mi hanno ucciso. Sembra che sia capace di resuscitare“.

Spesso si parla di incidenti, ricoveri, malattie, cose credibili

Sylvester Stallone venne dichiarato morto con molti particolari sull’incidente occorsogli a bordo della sua Lamborghini Huracan: “Secondo le prime ricostruzioni, il conducente di un semirimorchio si sarebbe addormentato centrando il retro dell’automobile su cui l’attore stava viaggiando“.

Inutile dire quanto grande sia stato il sollievo dei fan nel leggere sui giornali che la notizia era solo un’ennesima bufala.

Hanno provato a sotterrare virtualmente anche Bono Vox, ma per fortuna questa falsa notizia, lanciata dallo stesso sito che aveva annunciato la morte di Stallone, non è diventata virale.

Gerry Scotti si è sentito male e un medico ha tentato di soccorrerlo, ma poi ha dovuto constatarne il decesso“. La notizia, densa di particolari, è circolata in un’estate di anni fa sui siti web e sulle piattaforme social. Il presentatore, contattato al suo manager, si dice che a Mediaset fossero tutti allarmati, ha risposto su Twitter: “Essendo io morto, non posso smentire…”

È stato un account fake del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a dare la notizia della morte di Giorgio Armani.

La pagina aveva raccolto un milione di condivisioni: “Il nostro amato Giorgio Armani è scomparso. Ci mancherà, ma non sarà dimenticato. Si prega di mostrare la vostra simpatia e le condoglianze commentando e dando un mi piace a questa pagina“. La smentita c’è stata subito attraverso i giornali. Non era la prima volta che Armani era stato vittima di simili bufale sul web.

Il famoso presentatore italiano Pippo Baudo sarebbe dovuto morire per un infarto. Almeno secondo la pagina Facebook che ne ha dato notizia nel 2012. La risposta di Baudo è stata affidata alle agenzie di stampa: “È da giorni che gira l’assurda notizia della mia morte: che devo dire? Sono vivo, meglio che muoia altra gente…”

Anche il direttore del TG de la7 Enrico Mentana c’è cascato

Nel 2013, Enrico Mentana twitta la morte di un rapper italiano a causa di un incidente. Poco dopo la smentita: “Scusate, un imbecille mi ha preso lo smartphone e ha creduto di fare una cosa divertente. Ora lo sistemo

Un necrologio venne diffuso tramite Facebook:Verso le 11 di mercoledì 29 ottobre 2014, il nostro amato Christian De Sica è scomparso. Christian è nato il 5 gennaio 1951 a Roma. Ci mancherà, ma non sarà dimenticato. Si prega di mostrare la vostra simpatia e le condoglianze commentando e dando un mi piace a questa pagina“.

Immediata la replica di De Sica, che ha risposto così su Twitter e Facebook: “So vivooooo, tieeeeeeeee

Jon Bon Jovi era stato dato per morto in una camera d’albergo nel 2011. I milioni di fan da tutto il mondo, allarmati, si sono immediatamente riversati sul web e sulle fan page.

Per tranquillizzare tutti, Bon Jovi ha dovuto pubblicare una foto che lo ritraeva davanti a un albero di Natale con un messaggio: “Il paradiso assomiglia molto al New Jersey – 19 dicembre 2011, ore 6

Nel 2010, toccò anche all’attore Russel Crowe l’esperienza di morire sul web. Il protagonista de “Il Gladiatore” sarebbe caduto nel vuoto da un’altezza di 50 metri a Kitzbuhel, in Austria, durante le riprese di un film.

A lanciare la notizia, la stazione radio newyorkese Z100 e a diffondere la smentita ufficiale, tramite un portavoce dell’attore, è stato il sito UsWeekly.com, che ha semplicemente telefonato per avere conferme. “Caduto in montagna in Austria, resto impossibilitato a rispondere ai tweet. Io stesso non so ancora come sono arrivato lì, ma i media hanno sempre ragione” rispose l’attore tramite il suo account ai tanti che già ne piangevano la precoce dipartita.

Anche l’attore americano Owen Wilson venne dato per morto, però in Svizzera, sempre nel 2010. La notizia della sua morte è stata diffusa dal sito LiveLeak e si è poi estesa a tutti i social network. Un decesso ben congeniato: Wilson sarebbe morto facendo snowboard sulle nevi svizzere, a Zermatt, schiantandosi contro un albero.

Vip morti: Lady Gaga ha dovuto celebrare il suo funerale decine di volte

Lady Gaga è morta in molte occasioni. La pop star di origine italiana ha dovuto celebrare il suo funerale seppur in forma virtuale,  decine di volte.

In uno degli ultimi casi, i truffatori avevano architettato il piano alla perfezione, tanto da falsificare uno screenshot della rete televisiva britannica BBC per dar credito alla loro notizia.

Peccato per tutti gli ignari internauti ma fortunatamente per i milioni di fan dell’artista, che si trattasse di una bufala di internet e, nella speranza di poter vedere il filmato della TV inglese, sono stati costretti a completare sondaggi, rispondere a quiz e altre operazioni architettate per far guadagnare soldi ai proprietari del sito.

Diffondere notizie false sui vip morti: perché lo fanno?

Prima di tutto perché lo fanno? A chi giova? Sempre nel mondo moderno, per qualsiasi cosa inspiegabile che accade bisogna cercare di capire se c’è un guadagno e dove vanno i soldi. Come nella notizia della morte di Lady Gaga.

Questa semplice indicazione spiegherà molti dei fenomeni che appaiono strani. Diffondere notizie false su personaggi famosi potrebbe sembrare un gioco, una burla innocente. Un po’ macabra ma non fa del male a nessuno.

Attira l’attenzione su un nome da parte dei suoi fans e rientra nel fenomeno noto come clickbait, potrebbe cioè avere lo scopo di incrementare le visualizzazioni, sia di chi lancia la fake, sia del personaggio in questione.

Tradotto: sono soldi in più. Google riconosce un tot per ogni visualizzazione di un video o di una notizia perché i siti più visti sono ambiti dalla pubblicità, che paga per essere inserita prima e durante il video, per esempio.

Diffondere notizie false potrebbe servire come esperimento sociale per testare la reazione dei fans e dimostrare quanto sia facile manipolare l’opinione pubblica.

Si diffondono fake news anche solo per il gusto di creare confusione e disinformazione tra il pubblico. In questo modo, si cerca di minare la fiducia nelle fonti di informazione e di mettere in discussione la veridicità delle notizie in generale. Infine la diffusione di notizie false sulla morte di Vip può essere motivata da intenti umoristici o satirici. 

La diffusione di fake news è un reato?

In generale, la diffusione di notizie false non costituisce un reato, a meno che non si dimostri che tale comportamento ha causato un danno alla reputazione del soggetto in questione, cosa davvero difficile da provare. Si potrebbe individuare il reato di diffamazione se la notizia parlasse di morte in seguito a un’orgia o all’assunzione di droghe pesanti.

Questa notizia sarebbe passibile di querela. Ugualmente si può intervenire giuridicamente se la notizia rischia di influenzare il mercato finanziario, causando panico tra gli azionisti. Come nel caso di un presidente o di un Ceo di una Spa.

La maggior parte delle notizie false sulla morte di Vip non sono dannose e non violano alcuna legge specifica. In questi casi, il comportamento potrebbe essere moralmente riprovevole, ma non costituisce un reato.

Non rientra neanche nel reato di procurato allarme perché non si tratta di eventi catastrofici, né nel reato di abuso della credulità popolare visto che chiunque potrebbe verificare su internet, in pochi secondi, l’infondatezza della notizia.

Se lo fosse, quali sono le conseguenze legali e i possibili risarcimenti?

Anche quando la diffusione di notizie non fondate sulla morte di una persona non dovesse essere reato, potrebbe comunque dar luogo a una richiesta di risarcimento. Ma ciò solo a patto che la vittima riesca a dimostrare di aver subito un danno economico o morale.

Nel nostro ordinamento non sono ammesse cause per questioni di principio: senza cioè la prova di un danno concreto, effettivo, reale e attuale. Si pensi al caso di una persona che, a causa della diffusione della notizia della propria morte, abbia perso degli affari oppure all’eventuale patema d’animo che i parenti abbiano subito nel leggere la notizia.

Ma si tratta di situazioni che vanno compiutamente dimostrate: non basta lamentarsene.