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Europee 2024. Come andrà a finire? C’è chi trema e c’è chi spera

A più di un anno e mezzo dalle Politiche del 2022 che hanno visto il trionfo della coalizione guidata da FdI, è che in Italia i rapporti di forza non sono affatto cambiati

Le bandiere dei Paesi membri della Comunità europea

Foto di Ali Levlog: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-francia-punto-di-riferimento-bandiere-14232002/

Bersagliare di continuo il Governo e la maggioranza di centrodestra che lo sostiene. Anzi, screditarli entrambi. Peggio ancora: infamarli. Il metodo del PD e dei suoi fiancheggiatori, dai partitini come AVS (Alleanza Verdi e Sinistra, ennesima sigla di circostanza) ai giornali tipo Repubblica, La Stampa e Domani, è questo. E ovviamente non lo scopriamo certo oggi.

Provare a screditare il Governo

Nelle ultime settimane, però, sull’onda del 25 aprile e del Primo Maggio il fenomeno si è ulteriormente accentuato. Da un lato per l’avvicinarsi delle Europee del prossimo giugno. Dall’altro per le batoste a ripetizione patite dal sedicente-sognato “campo largo” nelle Regionali.

Il dato di fatto, a più di un anno e mezzo dalle Politiche del 2022 che hanno visto il trionfo della coalizione guidata da FdI, è che qui in Italia i rapporti di forza non sono affatto cambiati. L’elezione di Elly Schlein non ha dato l’impulso sperato, per non dire strombazzato, e anche tra gli altri schieramenti dell’opposizione la situazione ristagna.

In teoria dovrebbero andare alla controffensiva. In pratica galleggiano a stento.

Autocritica? Macché: anatemi

Vista dall’esterno, e specialmente per il PD, la diagnosi è lampante. Ma delle due l’una: o non sono in grado di elaborarla o preferiscono fare finta di no.

La brutale verità è che l’egemonia precedente si è sgretolata. Spingendoli in un tunnel da cui non riescono a uscire. Non solo: sprofondati in questa penombra sono avvelenati, e obnubilati, da ciò che più li fa infuriare. Il persistente successo degli avversari e, in particolare, di Giorgia Meloni.

Una sorta di nevrosi. Talmente acuta da diventare un blocco insormontabile.

Invece di adottare l’unico rimedio serio, che è quello di un’autocritica profonda e non soltanto di facciata, insistono nell’errore. Si ergono a unici depositari della democrazia e scagliano sugli avversari gli anatemi di repertorio.

Populisti! Anti europeisti! Nonché vagamente, o non vagamente, fascisti!!!

Dietro la rabbia, una paura “fottuta”

Il timore di superficie è palese: aggiungere alle sconfitte in serie rimediate dal settembre 2022 in avanti una nuova battuta d’arresto in ambito europeo. Qualora il PD non dovesse arrivare al 20%, o quantomeno sfiorarlo, l’esito negativo sarebbe indiscutibile. Andando a sommarsi agli altri motivi di attrito che attraversano il partito e mettendo più che mai a repentaglio la segreteria Schlein.

Ma al di là di questo primo motivo di apprensione ce n’è un altro ben più cospicuo. La possibilità, tutta da verificare ma non più così remota come in passato, di un cambiamento sostanziale degli assetti complessivi all’interno della UE.

Se questo avvenisse, infatti, l’attuale perdita di credibilità sarebbe aggravata dal venir meno di un puntello essenziale: la legittimazione indiretta dovuta all’essere allineati/avvinghiati a un establishment internazionale che si muove su direttrici affini e che sinora ha agito in posizione dominante.

Il rischio, per il PD e per la galassia progressista in genere, riguarda innanzitutto le istituzioni comunitarie. Ma va esteso agli USA nel caso in cui, nelle Presidenziali del prossimo novembre, dovesse tornare a vincere Donald Trump.

L’implosione incombe. I cortocircuiti si moltiplicano

Per troppo tempo si sono raccontate menzogne e si è cercato di tenere insieme, come si dice, il diavolo e l’acqua santa. Il diavolo del liberismo globalizzato e l’acqua santa, o presunta tale, dei cosiddetti diritti civili. Una maschera di solidarietà universale che è servita a nascondere l’asservimento a un modello economico che di solidale non ha un bel nulla.

Oggi, finalmente, questo enorme castello di falsità traballa. E c’è da augurarsi che le Europee gli assestino un altro poderoso scossone, se non proprio un colpo definitivo.

Gerardo Valentini – presidente Movimento Cantiere Italia