Prima pagina » Sport » Due Campioni che ci fanno bene: Alcaraz e Sinner sono un esempio per tutti

Due Campioni che ci fanno bene: Alcaraz e Sinner sono un esempio per tutti

La reazione di Alcaraz all’invasione delle api o quella di Sinner alla pioggerella, con l’ombrello in mano a riparare la raccattapalle, la dicono lunga sull’umiltà dei campioni

Jannik Sinner, Carlos Alcaraz

Jannik Sinner, Carlos Alcaraz

L’emergere di questi due ragazzi nel tennis internazionale: Carlos Alcaraz e Jannik Sinner è una manna dal cielo per tutti noi, sovrastati spesso da odi e atteggiamenti volgari e meschini. Questi due campioni sono un esempio di lealtà sportiva, umiltà e spirito di sacrificio, un esempio per tutti.

Carlos Alcaraz batte Jannik Sinner

Al Master 1000 di Indian Wells in California lo spagnolo Carlos Alcaraz batte Jannik Sinner nella semifinale e lo libera dall’incubo della imbattibilità, dopo 19 successi di fila dell’altoatesino. Al di là dell’aspetto tecnico che non mi compete, ho visto diversi incontri di tennis ultimamente e ascoltato i commenti di campioni come Djokovic, Nadal e Medvedev su questi due ragazzi, quasi coetanei, 22 Sinner e 20 Alcaraz, che saranno il futuro del tennis mondiale d’ora in avanti.

Ne vedremo di sfide tra loro e gioiremo per le vittorie dell’uno o dell’altro ma soprattutto vedremo delle gare di alta spettacolarità, dei colpi magistrali, quasi disumani, come ha scritto qualcuno. Sembrano due extraterrestri per come volano a recuperare palle impossibili ai lati del rettangolo di gioco.

Quando giochi a questi livelli “o vinci o impari”

Dicevo al di là dell’aspetto tecnico mi preme sottolineare la bravura senz’altro ma lo spirito sportivo con cui si affrontano. La frase “o vinci o impari” non so se sia di uno dei due ma si adatta perfettamente al loro modi di stare in campo. Non si perdono mai d’animo. Una sconfitta non è la fine del mondo.

La reazione di Alcaraz all’invasione delle api o quella di Sinner alla pioggerella, con l’ombrello in mano a riparare la raccattapalle, la dicono lunga sull’umiltà dei campioni, sul loro essere persone limpide e piacevoli. Sinner è uno che non si è mai montato la testa, che sa incarnare lo spirito dell’atleta, che si comporta con correttezza e lealtà, che dedica la maggior parte del suo tempo per allenarsi e prepararsi alle successive sfide.

In Sinner rivedo il carattere di tanti atleti e campioni altoatesini, e non solo, del passato

Concede poche interviste Sinner. È poco italiano pur essendolo pienamente. Non è la sua appartenenza al carattere altoatesino, anche se rivediamo in lui Messner, Thöni, la Kostner, campioni di altre discipline ugualmente irreprensibili, leali, coscienziosi, simpatici.

È italiano nell’essere corretto e deciso, contrariamente a certi connazionali che incarnano i vizi del furbo scansafatiche, dediti al sotterfugio più che al comportamento professionale. Ci sono italiani e italiani. Quelli presi di mira da Alberto Sordi, Totò e Vittorio Gassman sono, e ce ne sono ancora purtroppo, le mele marce che sempre trovi nelle ceste di frutta ma la storia del Paese è fatta di uomini che hanno reso grande il nome dell’Italia e non starò certo qui a ripeterli, sarei retorico e invece voglio essere schietto e sincero ma umile come Jannik. Citerò solo alcuni sportivi come Gigi Riva, Paolo Maldini, Yuri Chechi, Livio Berruti, Francesco Moser, Fausto Coppi, Gino Bartali come esempi di una italianità che ci piace, che ci onora, che ammiriamo e si fa ammirare nel mondo.

Non ci fanno onore i gesti antisportivi di alcuni calciatori o piloti anche del recente passato

Non ci fanno onore i comportamenti razzisti di Acerbi, il famoso sputo di Totti a Poulsen, le scene delle cascate di Federico Chiesa, sono tutti gesti antisportivi che non vorremmo vedere in campo e che non appartengono, intendiamoci, solo agli Italiani. I calci, le finte cadute, le gomitate in faccia, le risse e le contumelie all’arbitro sono lo spettacolo deprimente dei calciatori, come le scorrettezze in F1 o in Moto GP di alcuni campioni. Tutte cose da reprimere e sanzionare. Vorremmo che lo sport ci mostrasse tutti campioni di virtù, perché ne abbiamo tanto bisogno. Ne abbiamo bisogno nella scuola, nella politica, nella vita.

Ci sono settori professionali nei quali gli Italiani sono primi, non solo nello sport

In alcuni settori come quelli dell’artigianato, dei motori, della tecnologia, dell’arte, del restauro, della eno – gastronomia, dei tessuti, della ceramica, dei materiali da costruzione siamo spesso i primi al mondo. Dall’estero devono ricorrere alle nostre aziende, ai nostri artigiani per poter risolvere un problema di approvvigionamento o di recupero, di restauro. Nel nostro destino c’è quello di essere geni individuali, in tutto, nel bene come nel male, purtroppo. Le due cose non si possono dividere. Il paese della criminalità organizzata, dei peggiori geni del male è anche il Paese di tanti geni nella ricerca, nell’arte, nella creatività.

Tornano ai nostri due campioni, dovremmo essere felici di poter assistere alle loro sfide, così come lo sono loro, già amici, già unici, nella simpatia e nella personificazione dello spirito di lealtà sportiva e del piacere di vivere nel gioco momenti di crescita e di realizzazione di tratti esemplari di capacità atletica.

Una partita non è la guerra, si vince, si perde e si torna a gareggiare

Una partita non è una guerra è solo una gara, si vince e si perde, non è niente di trascendentale. Un concetto banale ma che detto oggi, da loro due, quando tifoserie di altri sport, vivono le sfide dei loro club come se fossero per la vita, è “tanta roba”. Sentire giornalisti accreditati usare termini come “asfaltare, distruggere, uccidere” quando si riferiscono alla sconfitta dell’avversario, è maleducazione comunicativa. Chi parla così ha un problema mentale.

Per anni abbiamo sentito parlare del famoso terzo tempo dei tifosi e dei club del rugby, quando gli avversari si abbracciano e vanno a festeggiare assieme dopo la gara. Nel tennis, sport nobile, come lo è il ciclismo o l’atletica, ritroviamo questo spirito. A volte è stato macchiato da comportamenti illegali, scorretti, ma subito sanzionati.

Di questo spirito tuttavia c’è bisogno più che mai adesso, che tanti comportamenti macchiano lo sport e la vita, macchiano l’umanità, nei social come nei conflitti di confine, nelle case come nelle strade. In un momento in cui l’odio rende ciechi e stupidi giovani e adulti che si rendono colpevoli di atteggiamenti riprovevoli, l’esempio che danno due ventenni come Alcaraz e Sinner nel tennis ci fa un gran bene.