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Dopo le ideologie viviamo una crisi d’astinenza, astinenza da Democrazia

Morte le ideologie, comunque gli schieramenti sopravvivono. Alcuni ci piacciono, altri li troviamo odiosi e pensiamo che potremmo farne volentieri a meno

Astinenza da democrazia, Camera dei Deputati

Giuseppe Conte, Camera dei Deputati

Dopo le ideologie, nel secolo scorso spazzate via dalla storia o dalla loro protervia violenta e illiberale tutto è cambiato. E con il crollo del muro di Berlino, che ha trascinato con sé l’ultima ideologia superstite, molti di noi, più che a un’idea, si affidano a uno schieramento. Anzi a un leader politico, che in quel momento è l’uomo di successo che sa parlare agli italiani. In realtà “pseudo leader” che vengono “svampati”, come falene, dagli eventi che si susseguono. Adesso è il turno di Conte. Anche riconoscersi in uno schieramento è difficile. Giorgio Gaber in una famosa canzone si domandava: “ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?” ed era il 1995, figuriamoci adesso. Comunque gli schieramenti, o le simpatie di turno, sopravvivono. Alcuni ci piacciono di più, altri li troviamo odiosi e pensiamo che potremmo farne volentieri a meno.

Pandemia e anarchia del potere

Anch’io qualche volta ho pensato che se “certi tipi” in parlamento non ci fossero, sarebbe un bene per tutti. Sono sufficienti quelli che si battono per le nostre verità, le nostre ingiustizie; quelli che stanno dalla nostra parte. Poi è arrivata questa pandemia, che ci sta facendo assistere ad uno scenario diverso, quello di un’obbedienza insospettabile, che ci sbigottisce. E tornano alla mente, sempre più insistenti, le parole di Pasolini, uno dei pensatori più liberi e profetici della nostra storia recente: “Nulla è più anarchico del potere. Il Potere fa ciò che vuole. E ciò che il potere vuole è del tutto arbitrario e sfugge alle logiche razionali”. Una profezia che stiamo vivendo sulla nostra pelle e che si concretizza ogni giorno nella fuga dalla libertà di tanti che stanno rinunciando a fare le loro scelte per affidarle ad altri. E’ la paura, l’annichilimento che ci fa rinunciare alla libertà.

Costretti a scegliere tra mettere al sicuro la vita e la libertà

Il Virus è troppo pericoloso, uccide. E per scampare a questo assassino invisibile, molti di noi sono pronti a cedere la loro libertà in cambio di un riparo, quell’ala protettrice sotto la quale rifugiarsi, in attesa di tempi migliori. Il rifugio, per definizione, è spesso angusto e buio. Il buio dopo un po’ può accecare e lo spazio angusto può soffocare.

Dopo le ideologie una crisi di astinenza dalla democrazia

Quel senso di soffocamento di questi giorni che non è causato dalle mascherine – beato chi le ha – che riducono il respiro, ma dalla sensazione di disagio che cresce sera dopo sera, mentre fai zapping col telecomando e ogni scena ti porta dentro inutili dibattiti, dove la differenza tra le posizioni e le idee è solo apparente e si risolve in dettagli irrilevanti, che non mettono in discussione il pensiero comune. Quello non cambia. Senti che ti manca qualcosa e a poco a poco ti accorgi che quella sensazione non è dovuta alla mancanza d’aria, ma a una crisi d’astinenza, astinenza da Democrazia.
Chi avrebbe mai potuto immaginare che ciò potesse avvenire in una democrazia come la nostra, così vivace e a tratti ribelle? Fino a poco tempo fa i programmi televisivi erano animati da personaggi esageratamente veementi, con il “vaffa” in pizzo e pronti ad eccitare gli animi con sanguinarie battaglie di parole. Annichilire gli avversari al ritmo ossessivo di “capra! capra! capra!”.

Chi rappresenta il dissenso?

Come è potuto accadere che tutto ciò sia sparito, dove sono finiti tutti quei leoni da salotto? E che fine hanno fatto i pittoreschi scontri verbali del nostro Parlamento, ai quali facevano spesso seguito tentativi di scontro arginati a fatica dai commessi? Svaniti. Un Parlamento intristito, subalterno al virus, disperso nel distanziamento, privato improvvisamente del dissenso. Non di quello politico, ma delle idee. Sia chiaro, nessuno rimpiange i dibattiti dove le urla soffocano il ragionamento, prevaricando le opinioni o le squallide esibizioni di nodi scorsoi o fette di mortadella.
Ma in questi giorni, chi raccoglie e rappresenta tutte quelle voci che affollano i social e i nostri cellulari con video virali che ci contagiano di preoccupazioni, ci inondano di informazioni di dissenso, che pongono domande che restano prive di risposte?

Dopo le ideologie una Democrazia senza opposizione

La rete è piena di personaggi in cerca di visibilità, di complottisti, di esperti possessori della verità, di provocatori. Ma molti argomenti sono proposti da persone serie e ragionevoli, studiosi, ricercatori, indagatori di notizie alle quali, senza il loro contributo, non avremmo mai avuto accesso. Chiedono di essere magari smentiti, ma almeno ascoltati. Chi raccoglie i loro guanti di sfida? Ed ecco allora che ritorna la voglia di democrazia, di un dibattito libero, non soffocato dal prevalere di un pensiero dominante rappresentato oggi solo dal “mantra” quotidiano di Conte, che quasi come un ipnotizzatore sibila nel nostro cervello numeri che, guai a discuterli! Guai a contestarli! Guai a proporre alternative, se non volete essere colpevoli di un’ecatombe.

Chi ci salva dalla sindrome di Stoccolma?

Ecco allora che ci appare improvvisamente l’importanza della presenza in Parlamento di “quei tipi” che fino a ieri ritenevamo odiosi, noiosi e pericolosi. Magari uno di loro, che mai avremmo votato, avrebbe potuto raccogliere quelle istanze e dare voce a quei dubbi che in tanti abbiamo. Ecco la forza travolgente e irrinunciabile della democrazia. Quello che ci manca. Michele Zarrillo cantava “ma adesso, chi ci difende adesso?”. E non parliamo della difesa dal virus, alla quale pensano medici e scienziati, ma dalla Sindrome di Stoccolma che sta colpendo gli italiani, trasformandoli in vittime consenzienti e quasi innamorate del loro sequestratore.

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