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Derby Roma-Lazio alle 12:30: sicurezza o resa dello Stato?

Andrea Abodi afferma che l’anticipo del Derby non è una resa ai delinquenti, ma una tutela per chi il tifo lo vive bene, senza violenza

Stadio Olimpico di Roma

Stadio Olimpico di Roma

Il derby tra Lazio e Roma, fissato per domenica 21 settembre all’Olimpico alle 12:30, ha acceso una polemica dura tra politica, istituzioni e tifosi. L’assessore di Roma Alessandro Onorato parla di “fallimento dello Stato”, mentre il ministro dello Sport Andrea Abodi difende la decisione come misura di sicurezza.

Perché il derby è stato anticipato

L’anticipo alle 12:30 è stato deciso per ragioni di ordine pubblico. Dopo gli scontri verificatisi il 5 gennaio, quando la Roma ospitava la Lazio con orario serale, le autorità – Prefettura, Questura e Viminale – hanno valutato che il rischio di tensioni e disordini potesse essere maggiore nelle ore serali.

La Lega Calcio ha accettato le indicazioni del Ministero dell’Interno, che ha suggerito l’anticipo per agevolare la gestione della sicurezza e dei flussi (tifosi, trasporti, forze dell’ordine).

Non si tratta di una novità assoluta: l’ultimo precedente di un derby romano giocato in questa fascia oraria, oltretutto, risale alla stagione 2016/2017, quando la Lazio s’impose 3-1 sui giallorossi.

Le critiche di Onorato: “Resa imbarazzante”

Alessandro Onorato, assessore allo Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma, non ha usato mezzi termini. Per lui anticipare il match è «una vergogna», «una resa imbarazzante».

Ha detto di non sentirsi sereno a portare le sue figlie piccole per assistere al derby in queste condizioni, rimarcando che le famiglie dovrebbero poter vivere lo stadio come luogo di festa, non come zona da trattare con timore.

Onorato lamenta che questo non sia solo un problema di Roma, ma una tendenza nazionale: l’idea che la politica, a tutti i livelli, finisca per “connivenza” o per rinunciare di fronte al problema degli ultras violenti. Tuttavia, sottolinea, non è contro le forze dell’ordine: riconosce il lavoro del prefetto Giannini e del questore Massucci, che “stanno facendo un lavoro straordinario”, anche se “con risorse che secondo me sono scarse rispetto alle difficoltà del periodo storico che viviamo”.

La difesa del Ministro Abodi: sicurezza e “tifo sano”

Andrea Abodi ha risposto che l’anticipo non è una resa ai delinquenti, ma una misura di salvaguardia per chi il tifo lo vive bene, senza violenza.

Ha insistito sul fatto che chi gestisce l’ordine pubblico deve essere sostenuto – con competenza, con risorse, con attività di intelligence – per prevedere e mitigare i fenomeni di disturbo.

Secondo Abodi, l’esperienza dei derby serali ha mostrato criticità che non si possono ignorare, e l’obiettivo è che scelte come questa restino eccezione, non diventino regola.

Derby alle 12:30: implicazioni per il tifoso, le famiglie, la città

Comodità e sicurezza: orari mattinieri possono favorire spostamenti meno problematici, minore pressione sui trasporti e migliori condizioni di visibilità durante il giorno.

Impatto sociale: però, molti famiglie, scuole, lavoratori e tifosi con impegni rischiano di essere penalizzati, specie chi arriva da fuori Roma o con bambini.

Percezione dello Stato: Onorato sostiene che decisioni come questa incidono profondamente sulla fiducia dei cittadini, che possono percepire l’azione pubblica come deficitaria se “anticipa per paura”.

Costi operativi: la sicurezza alle 12:30 comporta comunque dispiegamento significativo di personale e risorse, ma alcune criticità serali (tra cui il coprifuoco dei trasporti, congestione, rischio di infiltrati dopo il match) possono esser ridotte.

Scelta inevitabile o compromesso inaccettabile?

Da una parte, la questione appare come un compromesso: anticipare per limitare potenziali rischi, tenere sotto controllo l’ordine pubblico, salvaguardare il “tifo sano”. Dall’altra, per Onorato e chi la pensa come lui, è un segnale che qualcosa non funziona: che lo Stato non riesce o non vuole garantire sicurezza agli orari canonici, che subisce una pressione che non respinge.

Rimane una domanda che vale oltre il singolo derby: quante volte dovremo accettare di cambiare orari, modalità, abitudini dello sport per paura degli eccessi? E quanto invece servirebbe rafforzare le misure preventive, la formazione, il contrasto agli ultras violenti, la responsabilità dei club affinché non ci siano più scuse legate al “non possiamo gestire”?