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Davos e il World Economic Forum. Ma cos’è esattamente il WEF?

Un’organizzazione internazionale che si proclama indipendente composta da multimiliardari in dollari e bitcoin

World Economic Forum

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Alla fine di maggio si è svolto a Davos, in Svizzera, l’incontro annuale del World Economic Forum. Ma cos’ è esattamente il WEF? Un’organizzazione internazionale che si proclama indipendente composta da multimiliardari in dollari e bitcoin che annovera finanzieri banchieri e CEO delle più importanti aziende mondiali come Coca Cola, Moderna, Pfizer, Apple e altre numerose aziende per elaborare, spesso in modo opaco e semi segreto, piani e programmi per il futuro dell’umanità.

Gli uomini di Davos

I “Davos men”, chiamati anche golden collar o cosmocrati che hanno cumulato nelle loro mani tanto di quel potere finanziario e politico da riuscire a convocare e portare a Davos le Nazioni Unite  per riprogrammare i 17 obiettivi dell’Agenda NU 2030 e cioè il futuro del pianeta terra. I leader del WEF con a capo Klaus Schwab autore di un libro che per 20 dollari potete acquistare su Amazon intitolato “Il grande reset” hanno come obiettivo quello di rimodellare il mondo con strategie e uomini funzionali alla salvaguardia e alla crescita dei loro interessi economici. Con progetti discutibili distopici e pericolosi per la democrazia e la libertà dell’individuo come il sovvertimento dei governi democratici nazionali e l’insediamento di un governo sovranazionale composto da uomini scelti da loro stessi.

Attraverso progetti come il tracciamento delle persone grazie a pillole che una volta ingerite nello stomaco sono dei veri e propri microchip o ai tessuti dei nostri abiti o, ancora, attraverso le onde elettromagnetiche. Non tralasciando la possibilità, esplicitamente dichiarata, di infiltrarsi e penetrare negli attuali governi per limitare la libertà di espressione, in attesa, appunto, del grande reset.

L’assenza dell’Italia

In questo preoccupante scenario in cui un’associazione privata anche se di potenti miliardari, ha il potere di convocare e far arrivare nel loro quartier generale le Nazioni Unite (!) per ridisegnare il futuro del pianeta terra, splende per la sua assenza e mancata partecipazione l’Italia, che dal 2015 non si è mai dimostrata capace di inserire nel dibattito sul futuro planetario la propria posizione, i suoi asset che come la Cultura e l’Arte non possono non essere presi in considerazione nella elaborazione del miglior futuro sostenibile.

Completamente assente e incapace di proposte da inserire in uno scenario improntato unicamente a principi e indirizzi economici e finanziari. E questo malgrado di recente il Ministro Franceschini abbia asserito la necessità di rimettere la Cultura, il nostro petrolio, al centro dell’azione di governo.

Cristiano Carocci – Presidente Fondazione Spazi dell’Arte