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Crisi liquidità AMA: con le banche garantirà il Comune

“Non ci sono più dubbi sulla continuità aziendale”, dice il presidente Bagnacani. Gli altri dubbi, però, rimangono in piedi

Pace vera o tregua armata? La logica dice la seconda. Perché altrimenti la querelle che si è trascinata finora diventerebbe grottesca.

Come i lettori ricorderanno, infatti, tra il Campidoglio e il Cda di AMA è in atto un dissidio contabile da 18 milioni che ha bloccato i rispettivi bilanci, inguaiando soprattutto la municipalizzata. L’impasse, infatti, toglieva validità al bilancio approvato nel marzo scorso e lo rendeva inutilizzabile nei rapporti con le banche, compromettendo il rinnovo delle linee di credito indispensabili per proseguire normalmente l’attività. Di riflesso, inoltre, metteva in allarme i fornitori, giustamente timorosi riguardo al regolare pagamento delle loro spettanze.  

Nel persistere della controversia, le banche hanno comunque concesso una proroga dei finanziamenti fino al 10 dicembre. Una dilazione utilissima nell’immediato ma che si limitava a spostare di qualche settimana il problema. Così, a ogni giorno che passava diventava più urgente arrivare a un qualche tipo di svolta.

Tranquille, banche: per AMA garantisce il Comune

Una prima soluzione è arrivata oggi. E a rivelarlo è stato il presidente di AMA Lorenzo Bagnacani, che è intervenuto in commissione Trasparenza comunicando di aver ricevuto una lettera da parte di Franco Giampaoletti, dg di quella Roma Capitale che è il socio unico della municipalizzata. Nella missiva, ha dichiarato Bagnacani, viene espressa la volontà di farsi garanti nei confronti degli istituti di credito, in modo che essi “possano continuare a supportare Ama. Con questo impegno esplicitato dal socio non ci sono più dubbi sulla continuità aziendale”.

Tuttavia, come già ricordato, la proroga bancaria scade lunedì prossimo, per cui è necessario stringere i tempi. “È una situazione positiva – sottolinea Bagnacani – che deve essere perfezionata per farla diventare una realtà'". A rassicurarlo è stato proprio Giampaoletti, anch’egli presente in Commissione: “C'è una proposta di incontro da parte nostra, una disponibilità via mail dalle banche e velocemente parleremo di queste cose. Non stiamo parlando di un'azienda che ha un rapporto tra costi e ricavi fuori squadra”.

Il distinguo è importante. Una cosa è la liquidità, un’altra il risultato di gestione. "AMA – ha rimarcato Bagnacani – ha un patrimonio di 288 milioni, di cui 105 di riserve. Quindi c'è un avanzo tra attivo e passivo talmente solido e robusto da fare fronte a situazioni eventuali di incertezza. Il conto economico di AMA ha capacità di produrre reddito, con dati Mol (Margine operativo lordo: in pratica la differenza tra ricavi e costi, ndr) in linea con le aziende del settore. Quindi, dico al mercato che AMA è nelle condizioni di onorare gli impegni che si prende”.

E la succitata controversia sui 18 milioni? Si vedrà. Ma ancora più importante è capire se, a causa di quella diatriba, sia venuto meno oppure no il rapporto di fiducia con Bagnacani. Fare finta che non sia successo niente sarebbe davvero un insulto all’intelligenza, e alla pazienza, dei cittadini.

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