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Covid, ristoranti e alberghi aperti ma vuoti: gli effetti della pandemia

La pandemia continua a rivelarsi un vero e proprio problema per la società: alla riapertura di ristoranti e alberghi manca, però, la clientela

bar e ristoranti regioni governo

Ristorazione, covid-19

Da qualche mese alberghi e ristoranti sono aperti, non essendo soggetti a limitazioni da pandemia. Il problema relativo a questi, però, sembra essere ancora fortemente acceso. I tavoli, infatti, ci sono. Manca la clientela. L’attuale situazione legata alle molte positività e al Super Green pass di fatto non rende facile la gestione di queste attività. A parlarne sono state le due associazioni, che hanno di fatto messo in mostra: “Crollano i consumi. Non mancano solo i vaccinati, ma anche i turisti“.

Lo sfogo di Tni Italia

Anche la Tutela nazionale delle imprese ha parlato della complicata situazione legata a queste realtà. Questa la nota della società: “Alberghi e ristoranti vuoti nel primo giorno di super green pass. Non mancano solo i non vaccinati, mancano i turisti e moltissime sono le famiglie bloccate a casa tra isolamenti e quarantene. Mediamente da oggi le imprese della ricettività e della ristorazione perderanno una nuova fetta del loro fatturato: un -20 per cento ulteriore che si va a sommare al -40 per cento perso da Natale in poi”.

Le parole del presidente di Tni Madeo

Anche il presidente Raffaele Madeo ha parlato del momento, auspicando interventi importanti del governo. Siamo affrontando, di fatto, un nuovo lockdown e senza aiuti inizieranno a chiudere le aziende e fioccheranno i licenziamenti. Solo i nostri associati hanno dichiarato 10mila esuberi. Siamo al disastro economico. Per questo torneremo con una delegazione a Roma, per un presidio. Vista la proroga dello stato di emergenza al 31 marzo – fa presente Madeo – ci aspettavamo dal nostro sindaco, come accaduto in altre città, che fossero prorogati anche gli spazi all’aperto per i tavolini”.

Calugi, direttore Fipe: “Situazione in grandissima crisi”

Nelle città d’arte e in particolare nei centri storici, la situazione è tornata di grandissima crisi. Solo nel 2020 hanno chiuso in Italia 20mila aziende in Italia tra i pubblici esercizi e nel 2021 ne stimiamo altrettante. Mancano i turisti, il ritorno dello smart working impatta e le attività chiudono. E a questo vanno aggiunte le chiusure temporanee a causa di Covid o quarantene“. Lo dice all’ANSA il direttore generale della Fipe Roberto Calugi. “Saltano le aziende di catering, i ristoranti di aeroporti e stazioni, le mense per non parlare di discoteche e sale giochi. Stiamo chiedendo al governo almeno la proroga della Cig Covid. Dal primo gennaio è scaduto il divieto di licenziamento ma se non si riescono a tenere le aziende in piedi si è costretti a licenziare decine di migliaia di persone“.

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