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Covid, parla avvocato di 54enne morto dopo vaccino: bugiardino aggiornato solo 5 mesi dopo

Aveva deciso di fare una sola dose di vaccino (Johnson & Johnson) perché doveva sposarsi una settimana dopo

policlinico di bari

Policlinico di Bari

“Con questo atto di opposizione alla richiesta di archiviazione si chiede di verificare se il signor Cocco ha avuto una reazione avversa da vaccino con eventuali responsabilità penali da parte di terzi, anche perché nel bugiardino del farmaco non venivano menzionate quali reazioni avverse i fenomeni di natura trombotica come quello occorso al 54enne deceduto.

Il bugiardino è stato aggiornato solo cinque mesi dopo la morte del signor Cocco come da aggiornamento del documento pubblicato da Aifa il primo ottobre 2021. Ho chiesto quindi di sentire la casa produttrice del vaccino Johnson & Johnson, Janssen, e tutti gli operatori medico-sanitari che lo hanno avuto in cura al fine di verificare anche tutte le condotte tenute dai sanitari successivamente alla somministrazione del vaccino”.

Morto per trombosi a pochi giorni dalla somministrazione del vaccino

E’ Daniele Bocciolini, avvocato romano, a raccontare all’agenzia Dire, per la prima volta, la vicenda di Alessandro Cocco, un uomo di 54 anni morto a pochi giorni dalla somministrazione del vaccino contro il Covid ‘Janssen’ di Johnson & Johnson. Bocciolini ha raccolto le istanze della famiglia del signor Cocco e ha presentato una denuncia-querela alla Procura competente.

L’avvocato che assiste la famiglia del 54enne di Bari morto lo scorso 15 giugno per trombosi, con l’opposizione impugna quanto deciso dai consulenti della Procura di Bari che hanno dichiarato che il vaccino ha “con maggiore probabilità agito come concausa minima” perché “il signor Cocco soffriva di una pregressa artrosi venosa e del deficit della proteina S che però non sapeva di avere”.

Il pubblico ministero Larissa Catella, su queste basi, ha chiesto larchiviazione del caso. Ma, come spiega Bocciolini, “in fase di anamnesi, Cocco non era tenuto a specificare l’eventuale presenza di problemi di coagulazione o di altri pregressi eventi di natura trombotica perché, anzitutto come detto anche dalla Ctu della Procura, Cocco non sapeva di avere un deficit di una proteina specifica ma soprattutto al momento in cui ha firmato il consenso informato questo tipo di reazione avversa non era inserita. Il signor Cocco doveva solo dire se era allergico o meno al principio attivo contenuto nel farmaco”.

La ricostruzione dei fatti

Il caso è senza dubbio complesso, ma l’avvocato ricostruisce i giorni precedenti la morte del 54enne con molta perizia: “Cocco ha ricevuto una dose unica del vaccino Johnson & Johnson all’hub di Alberobello il 26 maggio del 2021 e subito dopo ha avvertito dei dolori articolari alle gambe e dei gonfiori agli arti inferiori e superiori.

Un decorso che poi lo porterà all’esito fatale dell’emorragia cerebrale, ovvero alla morte il 15 giugno 2021. Cocco aveva deciso di fare una sola dose di vaccino perché doveva sposarsi una settimana dopo e voleva evitare di doversi ripresentare all’hub vaccinale per la seconda somministrazione.

Quando Cocco si è recato in ospedale, nella prima struttura, al Pronto soccorso dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti in provincia di Bari- prosegue Bocciolini- i medici individuano una trombosi in atto e prescrivono una terapia e una visita di controllo quattro giorni dopo; il 54enne non viene ricoverato.

Nella cartella clinica si legge che Cocco dichiara una pregressa flebite all’arto inferiore sinistro non trattata nel 2018. In quella sede però viene diagnosticata una trombosi collaterale della grande safena, gli viene fatto un eco-doppler venoso e gli viene consigliato anche l’uso della calza elastica. Nella cartella si legge anche di una piastrinopenia, uno squilibrio dei didimeri e viene preso nota che ha effettuato la somministrazione del vaccino Johnson & Johnson.

Il controllo raccomandato a quattro giorni di distanza, dal Miulli, non avviene, perché il signor Cocco viene poi ricoverato al Policlinico di Bari: i dolori aumentano sempre di più ma la situazione è oramai compromessa perché egli entra in coma e muore il 15 giugno“, racconta Bocciolini.

 La cronaca degli avvenimenti dice che in quelle settimane in Italia si era iniziato a parlare di possibili, seppure rari, problemi trombotici. Ema ad aprile aveva evidenziato un possibile legame con casi molto rari di trombi inusuali con basso livello di piastrine. Il ministero della Salute, in una circolare di aggiornamento rispetto alle precedenti indicazioni, raccomanda Johnson&Johnson per gli over 60.

“Lo stesso pubblico ministero di Bari- spiega Bocciolini- scrive nella richiesta di archiviazione che l’evento avverso che aveva colpito Cocco allora non era stato inserito tra i possibili esiti post vaccino, nello specifico la pm riporta che ‘gli effetti avversi di natura trombotica legati al vaccino Janssen sono stati inseriti solo il primo ottobre 2021 dall’Aifa nel bugiardino del farmaco anti Covid‘, e ‘nell’allegato al modulo di consenso informato non c’era alcuna informazione al riguardo’- sottolinea l’avvocato- Tanto che la querela della famiglia, presentata da Bocciolini, chiede che sia verificata la concausa, perché “il fondo indennizzi a cui è possibile accedere per danni permanenti o fatali da vaccino per cui è riscontrata una correlazione e che prevede 77mila euro una tantum come indennizzo- spiega Bocciolini- non è una risposta sufficiente per il caso di Cocco.

Omicidio colposo contro ignoti

Il procedimento risulta iscritto contro ignoti sia per omicidio colposo (art. 589 c.p.) che omicidio colposo in ambito sanitario (art. 589 sexies c.p.): in sostanza ci si chiede se quanto accaduto poteva essere evitato nel caso di Cocco e se sono state seguite tutte le buone prassi mediche con i principi di cautela e perizia”, prosegue il legale della famiglia Cocco.

“Ho chiesto quindi di sentire a sommarie informazioni tutti gli operatori sanitari e i medici (anche i dirigenti) delle strutture che hanno avuto in cura il signor Cocco, e chiedo peraltro di ascoltare come persone informate sui fatti anche i referenti Aifa e del ministero della Salute”.

La richiesta del legale è quella di capire se c’erano cure – magari anche solo sperimentali in quelle settimane in altri Paesi – che potevano essere adottate per trattare la trombosi della vittima e se invece non si è andati a fondo nell’affrontare il suo caso.

“Non è una battaglia ideologica”

“Per la famiglia non è una questione di soldi, ma di verità e giustizia. Occorre comprendere a fondo se quello che è accaduto poteva essere evitato. Sto ricevendo altre richieste di assistenza per fatti simili a questo. Ci tengo solo a specificare- chiosa Bocciolini- che non è una battaglia ‘ideologica’, anzi, sia io che la famiglia del signor Cocco abbiamo fatto il vaccino e restiamo a favore dei vaccini“. (Org/ Dire)