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Covid-19 nel futuro, se sparisce o rimane. L’oroscopo dei prossimi mesi

Come saremo dipenderà da un semplice switch: il Covid-19 resterà, tornerà o sparirà? La risposta a questa domanda apre due diversi scenari

18 maggio, aperture

18 maggio, aperture, negozio via del Corso


Covid 19 nei prossimi mesi. Non credo agli oroscopi. Ma sono incuriosito dall’astrologia, come “scienza” che mette in relazione il carattere delle persone con le congiunzioni astrali. Ciascuno di noi ha sperimentato che le persone nate sotto un determinato segno hanno aspetti del carattere che li accomunano, seppure con varie sfumature. Lo stesso Jung, uno dei padri della psicanalisi, confessò in tarda età, di aver utilizzato l’astrologia per capire meglio il carattere dei suoi pazienti. Gli oroscopi generalizzati, pretendono di descrivere le persone così come i modelli matematici tentano di sintetizzare con delle curve le previsioni sullo sviluppo dei virus. Poi interviene la realtà che cambia tutto. Gli oroscopi che prevedono il futuro mi fanno sorridere e in questi giorni di quarantena ho ripensato spesso alle previsioni di Paolo Fox che all’inizio dell’anno ci assicurava che il 2020 sarebbe stato un anno meraviglioso. Un oroscopo, appunto.

E’ possibile prevedere i cambiamenti?

Ma ogni giorno ci sono programmi nei quali si formulano gli oroscopi della Pandemia, nei quali si discetta sui cambiamenti che il Covid-19 introdurrà nella nostra vita. Previsioni, su “come saremo”, fondate sul nulla. O meglio, fondate sulle nostre convinzioni, che in alcuni casi sono aspirazioni, in altri speranze. Previsioni ovviamente contrastanti. Molti sostengono che “nulla sarà più come prima” e una parte di essi sostiene che saremo migliori. La previsione ottimistica parte dall’assunto che abbiamo imparato a dare il giusto valore alle cose essenziali. La minoranza, che sono gli scettici, sostiene invece che torneremo ad essere quelli di prima.

Dopo il Covid-19 più poveri, ma non tutti nello stesso modo

Il mio primo post d’inizio lockdown titolava: “Ritorneremo migliori? No solo più poveri.” Non sono contento di aver azzeccato la previsione, ma era quasi scontato che saremmo stati più poveri. Ripartire da una condizione di maggiore povertà non sarebbe di per sé un dramma. L’Italia del dopoguerra era molto povera, ma gli italiani affrontavano fiduciosi il futuro. Il punto quindi è di capire in che modo saremo più poveri e come affronteremo questa nuova condizione, che ovviamente non sarà uguale per tutti. Quelli che all’inizio della Pandemia avevano un lavoro garantito, una discreta condizione di benessere, qualche piccola proprietà e nessun debito, soffriranno certamente meno di quelli ai quali questo dramma sta togliendo il lavoro e forse anche la speranza di riprendersi rapidamente. Non faccio previsioni, mi limito ad osservare.

La seconda ondata di nuovi poveri

Tra i pochissimi aspetti positivi di questo dramma economico c’è la riscoperta della solidarietà. La disponibilità di molti a impegnarsi in prima persona per dare una mano a chi sta peggio. Ho avuto il privilegio di partecipare ad una di queste iniziative, avviata spontaneamente da un gruppo di amici. Portando la spesa nelle case ho constatato la diversità di questa nuova povertà. Alcuni di questi “nuovi poveri” non lo erano fino a ieri, quando grazie al loro lavoro, autonomo quindi non garantito, avevano raggiunto il piccolo benessere fatto di una casa, un’automobile e altri piccoli benefici. L’impossibilità di lavorare ha improvvisamente stravolto tutto, perché i costi della famiglia: mutuo, bollette, tasse, canoni, sono rimasti intatti, mentre sono venuti meno i proventi.

Non poveri ma disperati

Non potremmo quindi definirli tecnicamente poveri, ma sono disperati, al punto di non avere nemmeno da mangiare. Ecco la natura anomala di questa realtà. E’ piuttosto imbarazzante aiutare qualcuno che fino a ieri era come te e che forse si vergogna di questa sua nuova condizione

Covid-19: strumenti diversi di sostegno

Poi ci sono quelli che erano già poveri. Paradossalmente, chi viveva già nella povertà riesce ad adattarsi meglio alle nuove difficoltà, fatte di ulteriori rinunce. Per quanto uno possa essere povero la sua condizione può sempre peggiorare, fino alla miseria, margine ultimo che incide persino sul carattere delle persone. Dobbiamo confidare nella capacità del Governo di intervenire con intelligenza e rapidità a loro favore. Da una parte con gli “ammortizzatori” sociali, che rappresentano la solidarietà collettiva ed istituzionalizzata, per chi ha perso un lavoro dipendente, dall’altra con i sussidi economici a sostegno di coloro che vivevano di un lavoro autonomo. Ma al momento dobbiamo prendere atto che i ben noti limiti della burocrazia istituzionale, attenta agli adempimenti formali più che al risultato, stanno rendendo quasi vana e renderanno comunque tardiva, l’azione del Governo.

Prospettive negative e possibili scenari

Le prospettive non sono buone, ma solo tra qualche mese potremo sapere se l’auspicio di quel mantra, quasi fastidioso e inutilmente ottimista, del “ce la faremo” si sarà trasformato in realtà. Dipenderà un po’ da noi, dalla nostra voglia di rialzarci, ma molto di più dalle politiche che verranno attuate. La ragione e l’osservazione dei fatti mi induce al pessimismo, ma non ho perso la speranza, anche se la vernice rosa è quasi finita. Non voglio fare anch’io uno stupido oroscopo, ma come saremo dipenderà da un semplice switch: il virus resterà, tornerà o sparirà? La risposta a questa domanda apre due diversi scenari.

Scenario 1: il Covid-19 sparisce

Nel primo scenario, quello nel quale il virus dovesse sparire, come molti di noi auspicano, torneremo come prima, o quasi. Con la consapevolezza, tuttavia, che per molti di noi le sicurezze possono svanire improvvisamente, a prescindere dalla nostra volontà di lavorare, inventare, competere. Qualcosa non ha funzionato stavolta e potrebbe succedere ancora, magari per un motivo diverso. Se saremo sciocchi, non ci soffermeremo a cercare di capirne le cause e non ci faremo altre domande. Passata la paura torneremo alle vecchie, quindi pericolose, abitudini. Come chi ha avuto un incidente motociclistico per la troppa velocità e appena guarito risale in moto e parte a tutto gas.

Il disprezzo dell’ambiente

Le nostre abitudini pericolose hanno a che fare con il clima del pianeta, con il tipo di consumi, con il disprezzo della natura, che stavolta si è vendicata con un virus trasmesso da un povero pipistrello selvatico, impalato da uno spiedo e bruciato vivo, come facciamo noi con le aragoste, per la delizia del nostro palato. Se non faremo nulla per cambiare saremo certamente peggiorati

Scenario 2: il Covid-19 resta e ritorna

Nel secondo scenario, quello nel quale il virus potrebbe rimanere in circolo o tornare in autunno, potrebbe cambiare molto. Il permanere del pericolo contagio ci riproporrebbe, sostanzialmente, la condizione attuale. Una condizione nella quale, oltre alle relazioni umane, inesistenti al di fuori del nucleo famigliare, cambieranno anche la disponibilità di posti di lavoro e di risorse, con riduzioni e mutamenti che potrebbero sconvolgere l’organizzazione anche spaziale delle città. Distanze che devono aumentare tra le persone, modificando il modo di utilizzare gli ambienti e gli spazi collettivi e privilegi che rimarranno solo per chi ha un lavoro garantito, ampliando la divaricazione tra impiegati e lavoratori autonomi. Aumento contestuale, nel breve periodo, di disagi, paure, impotenza e della rabbia di molti.

Un fantasy horror movie

Uno scenario pessimo, da “fantasy horror movie”, nel quale potrebbe prevalere la corsa all’accaparramento delle risorse e la difesa ad oltranza dei privilegi conquistati. Tutto ai danni di chi non potrà più accedervi. E potrebbe persino amplificarsi la mostruosa filosofia dell’edonismo individualista, che già domina sul web. Ognuno pensa solo a sé stesso e ai propri cari ed al diavolo tutto il resto. Una sorta di si salvi chi può e chi non può si arrangi. In una pericolosa spirale da ultimo giorno di vita, la cui colonna sonora sarebbe il “gaudeamus igitur” di goliardica memoria. Se così dovesse avvenire, saremo certamente peggiorati. Sarebbe certamente preferibile il primo scenario, quindi prego che il virus sparisca. In questo quadro nessuno sarebbe al sicuro.

Il futuro del ceto medio

Per quello che ho appena detto sulla seconda ondata di nuovi poveri, non sarà certamente al sicuro il piccolo ceto medio, la minuscola borghesia dei lavoratori autonomi e delle partite IVA, che già vivevano in una condizione aleatoria, fortemente oscillante tra le due opposte soglie di benessere e di malessere, dove un nonnulla può farti volare o affondare.

Mettere al sicuro la democrazia con efficacia e risultati

La storia ci insegna che quando la piccola borghesia non si sente al sicuro può succedere di tutto, persino nei regimi saldamente democratici. Noi italiani andremo prima o poi nuovamente a votare e sarà un bene, perché questa è l’essenza della democrazia. Ma la rabbia e la disperazione potrebbero spingere molti a optare per scelte estreme, tra la voglia di rivoluzione e il desiderio di un ordine autoritario. In questi giorni in molti si sono lamentati della sensazione di asfissia per i decreti che limitavano le nostre libertà fondamentali. Ma quasi tutti si sono adeguati silenziosamente, lasciando al Governo l’onere di decidere per tutti, sollevandoci dalla responsabilità di decidere autonomamente come comportarci.

Attenti a non far esplodere la rabbia

Questo Governo, ironia della sorte, era nato perché Matteo Salvini pretendeva il potere assoluto. Ma la pandemia ci ha indotti a concedere quello stesso potere, in fretta e furia e senza discutere, a Giuseppe Conte. Qualcuno ha addirittura definito i Decreti emanati dal Governo come “prove tecniche di autoritarismo” una parola che non credo alberghi nella mente del Premier, ma che periodicamente seduce il popolo italiano, soprattutto quando la democrazia sembra causare ritardi ed inefficienze. Il Governo, con i suoi provvedimenti, che dovranno essere tempestivi ed efficaci, riuscirà ad allontanarci dalla tentazione di fare esplodere la rabbia?

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