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Coronavirus. Roma, lavoratori commercio a Raggi: no a ripristino orari

“Le chiusure anticipate consentono di alleviare il disagio di un intero turno con le mascherine e ci permettono il recupero psicofisico”

"Cara sindaca Virginia Raggi, siamo le lavoratrici e i lavoratori del commercio di Roma. Riteniamo che le tue dichiarazioni pubbliche non abbiano alcun fondamento, ma servano solo ad esporci ancora di più. Ti spieghiamo perché. Sabato 21 una lavoratrice, cassiera di un supermercato, è morta a 48 anni uccisa dal Covid-19, (il cosiddetto coronavirus). È morta perché ha contratto la malattia sul posto di lavoro.

Nel settore del Commercio e della Grande Distribuzione Organizzata in generale, siamo costretti ad operare a contatto diretto con il pubblico e con possibili superfici infette. E in molti punti vendita scarseggiano, quando non mancano del tutto, i dispositivi di sicurezza necessari.

Lavoriamo inoltre con ritmi estenuanti e, in molti casi, senza la possibilità di mantenere la distanza minima prevista. Seppur parziale, la direttiva della Regione Lazio, a firma Nicola Zingaretti, ha mosso i primi passi verso la tutela dei lavoratori del settore e di conseguenza dei consumatori. Le chiusure anticipate infatti consentono di alleviare il disagio di un intero turno con le mascherine e ci permettono il recupero psicofisico, sia riguardo all'esposizione al rischio biologico sia riguardo allo stress di una simile situazione.

Siamo pertanto stupiti per la tua richiesta al presidente della Regione Lazio Zingaretti di ripristinare i precedenti orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali, per evitare assembramenti". Così, in una lettera diffusa dall'Usb, indirizzata alla sindaca di Roma Virginia Raggi, le lavoratrici e i lavoratori del Commercio.

 

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