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Coronavirus. Comuni blindati e partite sospese. Che ne sarà del referendum?

Previsto il referendum confermativo nazionale il 29 marzo 2020, sarà possibile nella cornice epidemica? se sì, come?

Ieri, 22 febbraio, sono state disposte le misure che “sigillano” i paesi lombardi e veneti, focolai dell'epidemia del nuovo coronavirus e pene fino a tre mesi di carcere per coloro che trasgrediscono alla misura preventiva. Oggi Venezia ipotizza di sospendere le manifestazioni per il Carnevale e 4 regioni del nord Italia hanno deciso di rinviare le partite della serie A. Insomma la nostra vita sociale sembra che non debba essere più la stessa e che ci dovremmo adattare ad un nuovo modo di stare con gli altri per proteggerci dalla polmonite da Covid-19.

La virologa Maria Rita Gismondo ha dichiarato che “È una follia. Si è scambiata un'influenza appena più seria per una pandemia letale”. La scienziata avrà certamente le sue ragioni, compresa la forte componente psicologica nel timore di questo microrganismo, ma è pur vero che un'influenza stagionale (in Usa) ha una mortalità dello 0,7%, mentre questa Sars-coV-2 del 3,02% (dati de 'Il Messaggero' di oggi 23/02).

 "Sappiamo – ha dichiarato ieri l'Oms – che oltre l'80% dei pazienti ha una malattia lieve e guarirà". Così Tedros Adhanom Ghebreyesus si è espresso a un meeting d'emergenza con i ministri della Sanità africani: "Nel 2% dei casi segnalati, il coronavirus è fatale e il rischio di morte aumenta con l'avanzare dell'età del paziente e con le condizioni di salute sottostanti", ha aggiunto. "Ma l'altro 20% dei pazienti ha una malattia grave o critica, che va dalla mancanza di respiro allo shock settico e all'insufficienza multiorgano".

In questa cornice epidemiologica, che forse presto definiremo pandemica, il 29 marzo 2020 è previsto il referendum confermativo nazionale per il taglio dei parlamentari. La legge è stata già approvata in parlamento ma per entrare in vigore necessita di essere corroborata dal voto dei cittadini.

Tuttavia organizzare una votazione in questo momento implica proprio ciò che l'Oms e gli esperti raccomandano di evitare: l’aggregazione promiscua di tante persone. Recarsi al voto chiama in causa tutta una serie di azioni che forse diventeranno potenzialmente rischiose come stare in fila, a meno di un metro di distanza l'uno dell'altro, scambiare i nostri documenti con lo scrutatore, entrare in una cabina elettorale dove qualcun altro può aver tossito o starnutito, il passaggio di una matita che di mano in mano può diffondere questo virus che sappiamo sopravvivere sulle superfici fino a nove giorni.

Inoltre la questione energie: ha senso in questo momento spendere forze economiche, politiche, e mediatiche in una votazione, per quanto importante ma comunque secondaria rispetto all’emergenza che riguarda la salute pubblica?
Per di più per votare occorre spostarsi nel proprio paese di residenza, dunque un calabrese che vive a Roma dovrà tornare in Calabria, ad esempio, o un milanese che si trovi a Torino dovrà prendere magari un treno e tornare in Piemonte. Tali spostamenti, con il loro veicolare umori, fiato e quindi agenti biologici potenzialmente infetti, non sono forse rimandabili in questo periodo?
Questo articolo non vuole essere automaticamente critico o necessariamente polemico ma pone un interrogativo che sembra inevitabile per l’incolumità di tutti gli italiani.

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