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Codice della strada e pene più severe, Presidente Aci: “Sì, chi beve e guida disprezza la vita”

Angelo Sticchi Damiani su aggiornamento codice della strada: “L’auto non dovrebbe partire in caso di alto tasso alcolemico”

Angelo Sticchi Damiani

Angelo Sticchi Damiani

Codice della strada, nuove proposte in fase di valutazione con relativa stretta destinata a chi guida o ubriaco e provoca incidenti mortali. L’obiettivo è inasprire sanzioni, incentivando la promozione di politiche di prevenzione in tema di sicurezza stradale.

In queste ore si sta discutendo di una nuova modifica al codice della strada. Matteo Salvini aveva annunciato qualche ora fa un tavolo interministeriale relativo all’aggiornamento del codice. Un appuntamento fissato entro la fine dell’anno. Il vicepremier e ministro dei Trasporti ritiene congrua la revoca della patente a vita come conseguenza dei casi più gravi.

Matteo Salvini
Matteo Salvini

“Se ci si mette consapevolmente alla guida drogato o ubriaco, provocando incidenti con morti e feriti” – aveva detto Salvini – “la sospensione della patente per uno o due anni non è sufficiente”.

Oggetto di discussione anche la questione monopattini: al vaglio ci sarebbero alcune ipotesi come per esempio l’introduzione delle targhe. E’ naturalmente è in fase di valutazione una maggiore severità per quanti utilizzino cellulari alla guida, senza il supporto di vivavoce o bluetooth.

Abbiamo intervistato il Presidente Aci, Angelo Sticchi Damiani, per un parere su questi aggiornamenti.

“Chi si mette alla guida dopo aver bevuto alcolico o aver assunto sostanze stupefacenti è una persona che ha un profondo disprezzo della propria e dell’altrui vita” – dice Sticchi Damiani – “E’ dunque un soggetto molto pericoloso. Soprattutto perché assume stupefacenti, non è in grado neanche di capire che in quel momento non può guidare”.


“Il pericolo sociale di una persona in condizioni di non lucidità è altissimo. E’ chiaro che se una persona si muove a piedi i danni sono contenuti. Muovendosi anche in bici, in monopattino, in motocicletta la situazione cambia“.

Queste misure possono limitare il problema secondo lei?

“Sì, ma il problema è a monte. Se chi beve, è in compagnia di una o più persone che non hanno bevuto, allora c’è chi è in grado di prendere in mano la situazione e riportarla in uno stato di non pericolo. Ma quando questo non si verifica, chi all’interno di un gruppo diviene in grado di dire a se stesso e agli altri che non si è in condizioni di guidare? Questo è il problema”.

Che strumenti abbiamo oggi per arginare questo fenomeno?

“L’etilometro va benissimo, ma anche esso ha le proprie limitazioni. Sull’alcool esiste questo sistema, che dovrebbe essere reso obbligatorio. L’automobile non dovrebbe partire se all’interno di essa, o quantomeno nei posti anteriori, venisse riscontrato un tasso alcolemico. Anche se poi lo stesso sistema non può essere utilizzato per riscontrare l’assunzione di sostanze stupefacenti. Affrontare il problema sulle conseguenze è certamente importante, ma se una persona ha provocato la morte di altre, sarebbe come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. La paura della sanzione, del carcere, non funziona nei confronti di una persona che in quel momento non è in sé”.

Come mai si vuole attuare una differenza di sanzione in base al reddito?

“E’ una questione di carattere sociale. Una persona che vive di stipendio e fa fatica ad arrivare a fine mese, ha certamente molta più paura di incorrere in una sanzione. Vale dal divieto di sosta, all’accesso alla zona Ztl. La persona che dispone di ingenti somme di denaro, ha magari un atteggiamento diverso. Il problema esiste, come modularlo e risolverlo non so. Ma condivido che vada affrontato e rimodulato. Soprattutto in relazione a questa differenza di carattere sociale”.