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Censurati gli spaghetti alla puttanesca, ora li chiamano pasta degli sciattoni

La “Parodi” inglese accusa gli Spaghetti alla puttanesca: è un nome eticamente scorretto, ma poi il tweet sparisce

Nigella Lawson

Nigella Lawson

Ha animato queste ore i social media una querelle che probabilmente non avrebbe avuto alcun rilievo se il tema fosse rimasto confinato a un semplice articolo sul Corriere della Sera.

Ma dal web a Twitter, ecco che scoppia il putiferio.

Spaghetti alla puttanesca? Il nome del piatto è eticamente scorretto

I fatti. La giornalista e conduttrice britannica, Nigella Lawson, avrebbe deciso di non usare più ‘spaghetti alla puttanesca’ (in inglese, «whore’s pasta») perché sgradevole ed eticamente scorretto. Così la puttanesca diventa «slattern’s spaghetti», la pasta degli sciattoni. Così riporta il Corriere in un lungo e articolato approfondimento rilanciato anche su Twitter.

Il giallo del tweet sparito

Ora che una “domestic goddess”, così viene definita sul Corriere, cioè una sorta di Estia dei nostri giorni, una dea della casa con particolari doti ai fornelli, pur famosa ma britannica, metta bocca su un piatto italiano, è un attentato alla nostra sovranità alimentare. Potremmo così riassumere il ‘sentiment’ che si genererebbe … ma all’indignato tweet risponde la stessa Nigella Lawson con un laconico “non è vero”. Poche ore dopo, il tweet sparisce, ma l’articolo nell’online resta.

Un vero e proprio giallo, che in verità poco ci appassiona. Come poco ci appassiona la rituale discussione dell’origine “prosaica” di certi nomi di piatti o di prodotti, spesso – vero – sconfinanti nella volgarità, ma indubbiamente legati a una tradizione antica che è ormai parte del nostro ‘costume’ e linguaggio: culatello, bigodi, coglioni del mulo, palle del nonno, strozzapreti … per alcuni neppure ci facciamo più caso, per altri tutt’al più ci scappa una risata.

Prendiamo la ‘puttanesca’. Origini rivendicate sia a Roma che a Napoli, la ricetta varia di poco da una città all’altra, medesimo il contesto sociale di origine, inizio ‘900: un’osteria romana di periferia adibita anche come casa di appuntamenti e il rione dei Quartieri Spagnoli notoriamente sede di case di piacere.

Nei ricettari regionali abbondano nomi oggi ritenuti ‘scorretti’, ma pensare di purificare il menù è impossibile oltre che sbagliato. Il ‘politicamente corretto’ lasciamolo fuori dalla tavola.

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