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Caso La Russa: perché i giovanissimi devono ricorrere alla droga per fare sesso?

C’è chi parla di ripristino della leva obbligatoria o di inserire lo svolgimento di lavori socialmente utili tra le materie scolastiche obbligatorie

Giovani che ballano

Nell’autentico sconquasso sociale (che definisco “valzer” in luogo del classico rock’n’roll” della celebre pellicola del 2001), tutt’altro che rappresentativo della “trinità dell’edonismo” a suo tempo vissuta almeno con allegria, oltre ad essere costretti ad assistere all’indecoroso spettacolo dei potenti padri (il caso del Presidente Ignazio La Russa è solo l’ultimo) che assolvono pubblicamente i propri figli nonostante le indagini giudiziarie in corso, si è tutti maggiormente disturbati dal fatto di dover constatare che i giovanissimi debbano ricorrere a stupefacenti attivi e passivi per vivere le loro relazioni sessuali.

Giovani inadatti alla gioventù

“Qualcosa è andato storto”, come si usa scrivere sui social, ma in questo caso si tratta veramente di “troppo più” di quel “qualcosa”, ovvero, se è completamente sconosciuta la consapevolezza del senso del limite tra erotismo e pornografia all’età di vent’anni suonati, vuol dire proprio che mancano le basi, ovvero che nessuno (né in famiglia, né a scuola, né tra amici) ha fornito corrette informazioni su un tema davvero importante, regolativo delle relazioni interpersonali, già misterioso di per sé ma tremendamente affascinante e contenente istruzioni per la vita di carattere fondamentale.

Da tempo il fenomeno è in osservazione proprio perché, come confermano le cronache, i delitti di violenza sessuale consumati tra amiche e amici, soprattutto minorenni, sono un fenomeno in crescita e dei quali i genitori delle vittime non ne hanno percezione alcuna, nonostante il fatto che questi stupri avvengano sotto gli occhi, ovvero nella cameretta di casa, nel corso degli eventi del fine settimana e anche all’aperto.

Non sempre denunciati, questi normali appuntamenti che tutti viviamo e abbiamo vissuto, possono trasformarsi in autentici incubi, poi incapsulati in messaggi whatsapp in cui viene raccontato di tutto, tra cui lo stato di dimenticanza di quel che è potuto accadere sotto l’effetto di droghe mixate tra quelle assunte volontariamente e quelle somministrate di nascosto.

La Generazione Zeta

Secondo un’inchiesta risalente allo scorso anno svolto dall’Osservatorio in difesa di Terre des Hommes e OneDay Group, i ragazzi della Generazione Zeta, ovvero i nati tra il 1997 e il 2012, hanno lamentato di non essere ascoltati dagli adulti sull’argomento della violenza di genere perché di fatto, nella maggior parte dei casi, non vengono presi sul serio dagli adulti, evidentemente poco attenti alle variazioni sociali dei passaggi generazionali: quasi tutti i ragazzi intervistati ha affermato di aver assistito almeno una volta a violenze di vario tipo, da quella psicologica o di genere a quella sessuale come a quella in rete, quest’ultima, poi, terrificantemente deformativa della realtà e quindi più pericolosa delle altre.

E poi c’è la violenza in famiglia (non a caso il legislatore del processo ha rafforzato la figura del curatore speciale del minore con la cosiddetta “riforma Cartabia”), esiste ancora una rilevante violenza in ambito di coppia e anche nel mondo sportivo non mancano casi di narrazioni (spesso tardive) di atlete molestate dai loro stessi allenatori; per non parlare poi dei giovanissimi che appartengono a minoranze etniche, alle persone disabili e che si qualifica appartenente alla comunità LGBTQIA+.

La leva obbligatoria

Che fare?

C’è chi parla di ripristino della leva obbligatoria o di inserire lo svolgimento di lavori socialmente utili tra le materie scolastiche obbligatorie; fatto è che in assenza di controllo qualitativo e di conforto efficace da parte degli adulti che non sanno più spiegare ai ragazzi la distinzione tra ciò che è bene rispetto a ciò che è male, non sembra che il problema possa avere soluzioni promettenti, essendo costretti a prendere atto che il sistema etico di riferimento è completamente scomparso.