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Capitale: un declino irreversibile? Eppure c’è stato un “modello Roma”

Negli anni ’90 il Sindaco Rutelli e i cambiamenti e le idee innovative che caratterizzarono la sua Giunta diedero nuova vita e spinta a Roma Capitale

Alberi di Roma, via dei Fori Imperiali, Piazza Venezia


La Capitale d’Italia appare vittima di un declino senza fine, intrappolata in un tunnel del quale non si vede l’uscita. Agli occhi dei cittadini, Roma appare, più che altro, la Capitale dell’inefficienza burocratica, del disordine amministrativo, del traffico caotico e del parcheggio selvaggio. Con servizi pubblici scadenti, se non addirittura inesistenti, e degrado, diffuso non solo nelle aree più periferiche. Un degrado plasticamente rappresentato dalle orde fameliche di cinghiali che attraversano la città attratte, al pari dei topi e dei gabbiani, dai cumuli di immondizie che riempiono le strade di quasi tutti i quartieri.

Roma, la realtà percepita dai cittadini

Una descrizione che potrebbe sembrare esagerata ma che purtroppo coincide con la realtà percepita dai cittadini che a Roma vivono o lavorano. E la realtà percepita, per il giudizio dei cittadini, è più forte di qualunque statistica e di qualunque dato “oggettivo” che potrebbe emergere da studi settoriali che ci dicono che nella città ci sono ancora importanti punti di forza ai quali aggrapparsi. Ma ci sono studi e ricerche che ci descrivono una realtà diversa da quella della città in declino, che da quasi vent’anni vediamo recedere, anno dopo anno, nelle classifiche nazionali e internazionali delle città più vivibili e più appetibili? Sembra proprio di no.

La realtà oggettiva non ci smentisce

E’ quello che, ad esempio, emerge dallo studio, sviluppato da Banca d’Italia – Eurosistema e pubblicato nel numero 793 dei Quaderni di Questioni di Economia e Finanza di settembre 2023, che sarà oggetto di un convegno, o meglio di un momento di riflessione, organizzato dall’Osservatorio Parlamentare per Roma, presso la sede di via Nazionale 66, lunedì 22 gennaio. Alle relazioni dei rappresentanti di Banca d’Italia, farà seguito una tavola rotonda, aperta anche al contributo e ai quesiti del pubblico, con personalità della politica ed esperti dell’economia, del mondo della ricerca e dell’amministrazione pubblica cittadina.

Dalle analisi della situazione a Roma, alle proposte concrete

L’obiettivo dell’incontro, dopo aver esaminato le risultanze dello studio che ha per oggetto “L’economia di Roma negli anni duemila. Cambiamenti strutturali, mercato del lavoro, diseguaglianze”, è quello di individuare e suggerire possibili vie d’uscita alla crisi che attanaglia la Capitale. Perché la crisi c’è e lo dice anche lo studio di Bankitalia, che ho avuto l’occasione di esaminare, segnalando, dati alla mano, che la città è in chiaro e costante arretramento, con pochi, peraltro i soliti, punti di forza, del tessuto culturale e storico architettonico, ereditato dal passato ma poco rigenerato e troppi punti di debolezza, in particolare quelli, decisivi, del sistema economico e produttivo e della inefficienza della macchina amministrativa.

Idee pe uscire dal tunnel

Come uscire dal tunnel? La risposta è tutt’altro che facile o a portata di mano. Ma è quello che cercheranno di dirci i partecipanti alla tavola rotonda, ai quali si chiede di non soffermarsi sui problemi, ben noti e meglio evidenziati dallo studio di Bankitalia, ma sulle possibili soluzioni, vie d’uscita e prospettive praticabili, se ce ne sono. Una riflessione non facile e con l’oggettivo rischio di cedere alla tentazione di affidarsi alla semplificazione o al velleitarismo. Ma è una riflessione sempre più urgente, se non si vuole cedere al rischio, peggiore, di arrendersi senza combattere.

L’attrattiva delle città

L’economia di una città dipende da diversi fattori, primo tra tutti la capacità di “attrarre” gli investitori, nazionali e internazionali, che fanno insediare, crescere e sviluppare aziende e attività che generano occupazione e ricchezza diffusa. Con l’effetto collaterale, se quella ricchezza è ben gestita da chi amministra la cosa pubblica, di tradursi in godibilità della città e benessere per tutti i cittadini. L’attrattività di una città dipende in parte dal cosiddetto “Sistema Paese”, cioè dall’affidabilità del sistema, dalla certezza del diritto e dalla rapidità delle decisioni che possono o meno fare sviluppare le imprese, ma in parte anche da fattori che riguardano la città stessa: l’organizzazione del territorio, delle infrastrutture e dei servizi e l’affidabilità della macchina amministrativa pubblica.

Ho il privilegio di essere stato invitato alla discussione e quindi avrò non solo l’onere di dare il mio modesto contributo alla discussione, confrontandolo con quello degli altri partecipanti, ma anche l’opportunità di riferire ai lettori, in un prossimo articolo, gli esiti del confronto e le proposte concrete che emergeranno dal dibattito.

Molti dubbi e una certezza

Ho molti dubbi e poche certezze, ma cercherò di indicare quelli che, a mio avviso, sono i punti essenziali per la rinascita, quantomeno della macchina amministrativa pubblica. Ma ho la certezza che non esista declino irreversibile se c’è la volontà comune di impedirlo. Roma ha attraversato crisi altrettanto profonde, come quella di tangentopoli e della disgregazione delle forze politiche storiche alla fine degli anni novanta, che sembrava senza via d’uscita. Ma l’imprevista vittoria del Sindaco Rutelli e i cambiamenti e le idee innovative che caratterizzarono la sua Giunta diedero nuova vita e spinta alla città, fino a farla diventare, in breve tempo, un esempio per l’intero Paese, con quello che venne definito il “Modello Roma”.

Dal modello Roma a Mafia Capitale

Un modello che qualcuno ha ritenuto effimero e ingannevole, ma solo perché, anziché essere rigenerato, venne sempre più abbandonato dalle amministrazioni successive, fino a naufragare nella cosiddetta “Mafia Capitale”, invenzione più giornalistica che reale, ma che ha distrutto in pochi mesi la credibilità di Roma e dei romani, consegnando la città ad amministrazioni terrorizzate alla sola idea di impegnarsi in progetti importanti come le Olimpiadi o lo Stadio della Roma. Fino alla recente umiliazione di arrivare terzi su tre concorrenti per l’Expo del 2030.

Come ripartire?

Si può ripartire? Sì. Ma sappiamo bene che da un periodo di decadenza si può uscire solo in un modo: con idee nuove e capacità organizzative e con la passione e l’entusiasmo che servono per affrontare i sacrifici e il duro lavoro che le sfide impegnative richiedono. E infine, ma non ultimi per importanza, onestà e amore per Roma. Parole che in molti usano ma che in pochi conoscono.