Prima pagina » Interviste » Capezzoli liberi sui social, Fulvio Abbate: “La Venere di Milo è nuda, perciò anche mia cugina”

Capezzoli liberi sui social, Fulvio Abbate: “La Venere di Milo è nuda, perciò anche mia cugina”

Lo scrittore sul tema dei capezzoli liberi sui social: “Ritenuto Neoclassico, il culo è invece ammesso. Un controsenso inaccettabile”

Fulvio Abbate

Fulvio Abbate

Una notizia che potrebbe cambiare il modo di intendere e soprattutto di concepire i social network. Facebook e Instagram starebbero pensando di riformulare le loro policy in relazione alla pubblicazione di foto di capezzoli e nudità degli adulti.

I fatti

La tematica, lo ricordiamo, aveva urtato la sensibilità soprattutto di alcune mamme che postavano foto nel momento dell’allattamento. ‘Lactivist‘ e ‘Free the Nipple‘, erano i movimenti che si erano fatti portavoce di questa campagna.

Sta di fatto quindi che L’Oversight Board, il consiglio preposto alla sorveglianza di Meta, composto da esperti, giuristi e accademici, ha richiesto una sorta di rivisitazione delle norme atte a vietare immagini a torso nudo delle donne . Perché, lo ricordiamo, quelle degli uomini al momento non sono vietate .

Tutto nasce all’indomani di una censura da parte del social dei post perpetrata nei confronti di un account gestito da una coppia americana transgender, che aveva postato una foto finalizzata a una raccolta fondi per un intervento chirurgico.

Abbiamo intervistato Fulvio Abbate, scrittore e filosofo, per conoscere il suo punto di vista sull’argomento.

“Sarebbe un ritorno all’ordine iniziale” – ha detto Abbate – “Gli anni ’60 e ’70 hanno ristabilito che la completa nudità è auspicabile in nome della libertà di espressione del corpo. Se la Venere di Milo è nuda, non si comprende perché mia cugina non possa esserlo altrettanto.

Anche sul piano del racconto fotografico, non dimentichiamo che negli anni ’70 a un certo punto Helmut Newton aveva sancito la nudità femminile della vulva, mostrata come presenza della completezza femminile. Poco importa se riferita alla seduzione”.

Sull’argomento ci siamo evoluti o involuti, secondo lei?

“C’è stata un’involuzione. Credo dipesa dalla necessità di non escludere il mercato dei paesi Islamici. Dove la nudità è vista come qualcosa di indicibile. Il capitalismo di solito si mostra liberatorio, in nome del mercato. Ricordiamo che durante la visita del ministro iraniano Hassan Rohani in Campidoglio, le statue erano state nascoste. L’individuo, attraverso l’Illuminismo e poi attraverso la rivoluzione sessuale da Mary Quant a Brigitte Bardot, ha il dovere di affermare il principio della nudità“.

Non sarà perché uno dei punti cardine del marketing sono oggi le campagne senza genere? Lo stesso principio di fluidità oggi, è molto discusso a prescindere da questo…

“Io questo non lo credo. Essendo ritenuto Neoclassico, il culo è ammesso. Nonostante suggerisca il tema della deflorazione anale. Tutto questo a mio parere è inaccettabile. Non dimentichiamo che il quadro che sancisce la rivoluzione francese è “La libertà che guida il popolo“. Di Eugène Delacroix. Che mostra un seno nudo. Io mi auguro che tutto questo principio moralistico e censorio possa essere infranto. Perché è fondamentalmente sessofobico. E viene dalla subcultura teocratica islamica e islamista”.