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Cambiamenti climatici: Roma città turca e a Milano come in Texas

Preparatevi, per chi ci sarà, nel peggiore dei casi a vivere come i beduini nel Sahara per effetto dei cambiamenti climatici

Cambiamenti climatici

Come sarà la capitale nel prossimo futuro? Nelle previsioni di uno studio del Politecnico di Zurigo il 77% dei centri urbani presi in esame sperimenteranno un cambiamento sorprendente nel clima, nelle colture e negli stili di vita. Se non fermeremo il riscaldamento globale, sarà inevitabile.

Cambiamenti climatici: in 30 anni clima desertico

Preparatevi, per chi ci sarà, nel peggiore dei casi a vivere come i beduini nel Sahara. Nel migliore a cambiare abbastanza le abitudini consolidate facendo fronte a ondate di calore e a mutamenti improvvisi e drastici del clima e degli eventi meteo. Roma potrebbe somigliare a com’è Antalya oggi. Una città turca sulla costa asiatica, di fronte a Cipro, dove per quattro mesi la pioggia scompare del tutto. Da un certo punto di vista, per chi ama stare al caldo, non sarà male del tutto e potrà risparmiarsi di viaggiare verso le latitudini tropicali, ritrovandosele in casa.

Milano come in Texas: addio a cappotti e panettone

Milano, che da tempo ha detto addio alle nebbie, si dovrebbe avvicinare ad Austin, in Texas, nella quale da maggio a tutto settembre si vive con temperature sopra i 30 gradi. In un clima da Far West non sarà la stessa cosa indossare cappotti e piumini firmati, per la passeggiata in Montenapoleone e mangiare il panettone a Natale.

Stessa cosa vale per Torino, che rischia di diventare come San Antonio, sempre in Texas. Il Sestriere potrebbe diventare un parco pubblico per cavalcate sui pony e bisognerà dire addio al Castelmagno.

Il brutto dello studio è che la stima è ottimista, parte dal presupposto che le emissioni di CO2 fra meno di 30 anni verranno stabilizzate grazie alle leggi per affrontare la crisi ambientale. Ma non è affatto detto che vada davvero così e che le iniziative per contrastare i cambiamenti climatici procedano per il verso giusto. Intanto ci sono molti stati, la stragrande maggioranza, che non aderiscono agli accordi internazionali.

Cambiamenti climatici: le temperature medie aumenteranno

Per il 2053 mille contee negli Usa, avranno temperature sopra i 51° C. Sono zone in cui vivono oggi 107,6 milioni di americani, un’area che si estende da sud a nord, dal Texas e dalla Louisiana all’Illinois, all’Indiana e fino al Wisconsin.

La cintura del caldo estremo, o “extreme heat belt”. Lo sostiene la First Street Foundation nel nuovo rapporto National Risk assessment: Hazardous Heat. In Europa non staranno meglio, per chi vivrà.

Le analisi del Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, cui accennavo nel sommario, realizzato da un gruppo di climatologi dell’Eth, il Politecnico di Zurigo, riguardano 520 centri urbani con oltre un milione di abitanti ciascuno. I risultati è che per il 77% di queste città i cambiamenti climatici saranno sorprendenti. Il termine purtroppo non lascia molto spazio alle illusioni, va interpretato negativamente e vedremo fra poco in che misura.

Fra gli autori della ricerca c’è l’inglese Tom Crowther, classe 1986, professore di ecosistemi ecologici globali all’Eth, co-presidente del comitato consultivo delle Nazioni Unite sul ripristino degli ecosistemi. “Sono state usate diciannove variabili climatiche che riflettono i diversi regimi di temperatura e precipitazioni. Modello scelto per mostrare l’entità dei cambiamenti che ci troveremo davanti, anche considerando l’implementazione di politiche di mitigazione. E’ un’analisi che consente di stimare quali grandi città rimarranno relativamente simili e quali al contrario saranno diverse dal punto di vista climatico

Le nostre abitudini saranno stravolte come le tradizioni e i costumi

Nello studio dell’Eth le città italiane sono solo tre, con l’aggiunta dello Stato di San Marino che potrebbe andare incontro a condizioni climatiche paragonabili all’attuale Tirana, in Albania. Si tratta in altre parole di uno spostamento a sud delle latitudini attuali, in termini di clima.

Questi cambiamenti stravolgeranno la nostra idea di geografia ma forse non del tutto quella delle popolazioni che vivranno questa esperienza. Ci si abitueranno anno dopo anno, come adesso ci stiamo abituando alle inondazioni e alla siccità, alle nevicate e grandinate improvvise e copiose ma anche alle estati caldissime e prolungate.

Stoccolma potrebbe avere le stesse temperature che adesso ha Vienna, 1.200 chilometri in linea retta più a sud. Vienna, a sua volta, rischia di diventare Tiblisi, in Georgia, a 2. 300 chilometri di distanza. Helsinki, la capitale della Finlandia diventerà una città con il clima di Bratislava in Slovacchia, Madrid sarà come Marrakesh in Marocco, Lisbona con La Valletta a Malta.

Non ha caso si parla già di produzioni di olio d’oliva in Inghilterra e di coltivazione delle banane in Sicilia. Da qui a qualche decina d’anni non ci sarà più traccia dei ghiacciai alpini e non si capisce come verranno alimentati i fiumi della Val Padana. Nascerà un bel problema di rifornimenti idrici e bisognerà tornare a parlare di desalinizzazione delle acque marine.

Cambiamenti climatici: Monaco in Baviera avrà il clima di Roma

Monaco godrà dell’attuale clima di Roma. Si potrà mangiare all’aperto fino a dicembre e all’Oktober Fest si suderà molto, con tutta quella birra! Così se i romani vorranno assaporare un po’ del vecchio clima, invece che a Trastevere, dove ci saranno le danze dei dervisci turchi, andranno a mangiare la pizza al Glockenbachviertel, il quartiere della movidao potranno assaggiare un gelato al Crema Café Eis in Karl Preis Platz.

Si scherza ovviamente, per alleggerire la tensione, ma qualcosa del genere è là che vi aspetta cari figli e nipoti. Le città più a sud, come Tel Aviv diventeranno difficili per i loro abitanti attuali. Assumeranno le caratteristiche di città pakistane come Karachi e Atene sarà come Fez in Marocco, oggi.

Valencia in Spagna potrebbe diventare come Bangalore in India e sia Londra che Parigi avere il clima di Barcellona e Istanbul. Si potrà ancora vivere con quel caldo che farà ma certo cambiando il clima cambierà tutto: abitudini, prodotti alimentari, malattie, orari di lavoro, modi di vestire, allevamenti.

La natura reagisce alle nostre azioni distruttive e alla fine vincerà lei

La natura reagisce alle nostre azioni di sopraffazione e noi pensiamo di essere più forti di lei ma non è e non sarà così, alla lunga lei vincerà su di noi. Il problema non sarà per la vita sul pianeta, perché c’è la certezza che il mondo possa fare tranquillamente a meno di noi, anzi, traendone molti benefici per le altre specie.

Il problema sarà per il nostro modello di società che andrà in pezzi e per le nostre possibilità di sopravvivenza, che vedranno ridursi le opportunità anno dopo anno. Non abbiamo fatto accenno all’innalzamento del livello del mare, dovuto al continuo sciogliersi delle distese di ghiaccio ai due poli. Un processo lento ma inesorabile che è già iniziato e che, pare, sia del tutto inarrestabile, anche se riducessimo la CO2 ai minimi termini subito. Un mare meno salato e più caldo sconvolgerà il flusso delle correnti oceaniche. La Corrente del Golfo già ha rallentato di molto il suo moto che crea un clima accettabile sula costa americana e su quella europea. Se si ferma sono guai.

Nel 2070, secondo la previsione del National Geographic, su dati dell’Università del Maryland e dell’Australian Research Council Centre of Excellence for Climate Extremes, circa 90 città nel mondo vivranno condizioni del tutto nuove, mai viste prima sulla Terra.

Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti, Ahvaz in Iran, Amarah in Iraq o Aswan nel sud dell’Egitto, avranno temperature per buona parte dell’anno ben sopra i 50 gradi. Alor Setar in Malesia potrebbe invece esser colpita dai monsoni in maniera continuativa. A Balikpapan, nel Borneo indonesiano, dove abitano 800mila persone, le giornate con temperature oltre i 35 gradi passeranno dalle due attuali l’anno a 238.

Cambiamenti climatici: non sarà l’unico problema

Scriviamo di questi studi ma ci tengo a farvi notare che quasi mai le previsioni si avverano nella forma e nei tempi in cui sono descritte. Il motivo è semplice. Anche gli scienziati operano su poche variabili delle molte che possono interagire. Diventa difficile prevederle tutte e comprendere a priori il grado di influenza delle une sulle altre. Per questo resta un ampio margine di incertezza sul futuro che pesa sulle nostre teste.  

Ma il problema non sono solo temperature e precipitazioni”, scrive Jaime D’Alessandro su Repubblica del 18 agosto 2022. Facendo notare che si va verso una disparità a livello climatico e meteorologico tra le due zone d’Italia.

Cita in proposito Francesco Bosello, professore al dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica della Ca’ Foscari di Venezia. In Italia (la disparità n.d.r.) comporterà l’allargamento della frattura fra nord e sud, che dovrà vedersela con le emergenze maggiori e con le relative conseguenze sull’economia, il turismo, la salute stessa dei cittadini. Secondo alcune nostre stime si parla di una crescita della diseguaglianza fra le due parti del Paese di circa 16 punti percentuali rispetto ad oggi. Ed è un fenomeno che, allargando il quadro, vale per l’intera area mediterranea“.

Difficile fare previsioni certe con così tante variabili

Il Joint Research Centre (Jrc) di Siviglia, che lavora per la Commissione europea fornendo analisi socioeconomiche per l’ideazione, lo sviluppo, l’attuazione e il monitoraggio delle politiche dell’Ue, prevede che l’impatto della crisi climatica sull’area mediterranea sarà cinque volte superiore rispetto a quanto dovrà subire l’Europa del centro nord.

Si andrà ad aggiungere alle disparità economiche che già esistono fra le fasce della popolazione. Dunque, dopo aver immaginato Roma come la Antalya, Milano come Austin e Torino come San Antonio, bisognerà anche provare ad intuire in quali condizioni sociali si vivrà nel 2050. Quel che è certo e ciò che bisognerebbe fare adesso: ovvero ridurre le emissioni di CO2 il prima possibile e ridurle ovunque sul pianeta, cosa secondo me impossibile.

Da qui lo scetticismo verso le iniziative e le soluzioni. Sapremmo cosa fare ma non lo faremo. O meglio, non lo faranno molti dei popoli che pure abitano il pianeta. A Jakarta, in Indonesia, la capitale sta sprofondando in mare. Hanno investito milioni di dollari per spostare la capitale in un’altra isola con meno rischi. È l’unico progetto che si pone il problema del futuro innalzamento dei mari. Il livello si è alzato tre volte tanto da quanto aveva fatto da inizio secolo fino al 1970 e continuerà.

La sparizione delle isole vacanziere negli Oceani Indiano e Pacifico

Ne prossimi decenni un aumento tra 1,5°C e 2°C significherà la sparizione delle Maldive. Fermare il mare non si può, quindi l’ipotesi è cercare ospitalità per i maldiviani da qualche altra parte nel mondo. Il presidente Ibrahim Mohamed Solih ha chiesto aiuto nel suo discorso alle Nazioni Unite nel settembre 2021.

Ma non sono gli unici, anche le isole Vanuatu, le Fiji e le isole Salomone stanno correndo lo stesso rischio. I 150 hotel più o meno lussuosi delle Maldive finiranno in bocca ai pesci e le vacanze da sogno diventeranno davvero tali per tutti e non solo per chi non poteva permettersele.

L’unica consolazione, disse il presidente Solih, è che il cambiamento climatico arriverà anche per le grandi nazioni.” E per i negazionisti, aggiungo io. Ma è una magra consolazione. Non li vedrò intenti a togliere i mobili dalle loro case allagate ma già solo l’idea mi consola, per un senso di giustizia che colpisce gli stupidi che hanno contribuito al disastro rallentando le soluzioni.  

Quello che dice il signor Solih potrebbe far pensare ad un maggior interessamento dei grandi Paesi, per le possibili soluzioni. Giusto provarci ma non ci credo. Le grandi nazioni seguono logiche geopolitiche basate sul presente e il futuro più immediato, in pochi si occupano del futuro remoto. A meno che non siano i cittadini a chiederlo, epurando i negazionisti.

Ma i cittadini di oggi non ci saranno nel futuro e per questo sembrano fregarsene abbondantemente e quelli che ci saranno nel futuro, adesso (in maggioranza) pensano ai videogiochi, alle chat, alla discoteca e a come fare soldi senza faticare. A parte Greta e pochi altri che scendono in piazza.