Busta paga, da novembre ti mancano 1.200€ | Il nuovo taglio IRPEF esclude chi lavora a tempo pieno

Niente tagli per voi - romait.it
A novembre pensavi di ottenere uno stipendio più alto e invece resti fregato. Niente abbassamento Irpef per te
Gli stipendi in Italia restano fermi da anni, mentre il carovita continua la sua corsa inarrestabile. In un Paese dove la crescita economica è rallentata e il tasso di occupazione rimane tra i più bassi d’Europa, molti lavoratori si trovano in una condizione di immobilismo salariale: i prezzi aumentano, i terreni del potere d’acquisto si riducono e la forbice tra spese e entrate si allarga.
Andare avanti con lo stipendio appare sempre più difficile: bollette, affitti, spese quotidiane, ma le retribuzioni restano quasi invariate. I contratti continuano a rinnovarsi con aumenti minimi o nulli, e la pressione fiscale non accenna a diminuire.
Il risultato è che molti famiglie si trovano a dover rinunciare a qualcosa o a convivere con la sensazione che il lavoro non basti più a garantire la tranquillità. Un fenomeno che non riguarda solo coloro che intraprendono la carriera da lavoratori giovani, ma anche chi ha anni di esperienze alle spalle e ancora sente che lo stipendio non sia adeguato al costo della vita.
In questo contesto, la mancanza di mobilità salariale e più in generale di opportunità, ha generato una sorta di frustrazione diffusa: in un mercato saturo, con opportunità limitate e demografia avversa, la prospettiva di ottenere una retribuzione più elevata sembrerebbe sempre più un miraggio.
Il ruolo dei bonus
Con l’aumento delle spese che accompagna gran parte delle famiglie italiane, molti lavoratori contano su bonus, agevolazioni e interventi governativi come unica ancora di salvezza. I super bonus edilizi, le detrazioni fiscali, i sostegni alle fasce più deboli hanno assunto un ruolo quasi sistemico più che cambiare la condizione economica, diventano aiuti temporanei per contenere l’emergenza.
Ma quando lo stipendio resta invariato, l’effetto è modulato perché il beneficio percepito è reale ma non risolutivo. Per alcuni si tratta di qualche centinaio di euro in più, per altri di una lieve boccata d’ossigeno. In ogni caso, l’affanno rimane.
Eppure, proprio quando si sperava in misure più incisive, emergono nuove contraddizioni nel sistema fiscale che colpisce gli stipendi.

Le novità sull’irpef
Secondo dati recenti riportati da Money.it, la nuova aliquota fissa del 33 % sull’Irpef, annunciata come un regalo al ceto medio, riguarda solo una fascia ristretta di redditi tra 28.000 e 50.000 euro. La misura prevede un risparmio tutt’altro che significativo, poche decine o centinaia di euro all’anno, e non si estende ai redditi superiori, nemmeno di poco.
Si crea così una situazione paradossale: una misura pensata per alleggerire il carico fiscale sui lavoratori dipendenti, ma che finisce per penalizzare chi lavora di più, ha un contratto full time e un reddito poco sopra la soglia prevista. Chi guadagna 52.000 euro, ad esempio, resta fuori dal beneficio praticamente totale. Il risultato è un sistema che non ripaga chi produce, e che mette in luce l’assenza di un piano strutturale per aumentare gli stipendi reali: si limita a spiccioli fiscali e lascia intatti i problemi reali del mondo del lavoro italiano.
