Blocco pensioni, INPS toglie la reversibilità già da ottobre | A Roma corsa agli sportelli per salvare gli ultimi soldi

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Sta succedendo davvero e il prossimo a poterne risentire, potresti proprio essere tu. Scopri cosa succede alla tua pensione.
Da nord a sud, sembra che il destino sia comune: la pensione viene bloccata. Racconti che si rincorrono nelle piazze, nei mercati, nei corridoi degli uffici pubblici. I cittadini parlano di accrediti saltati, di ratei che spariscono, di diritti che si sgretolano sotto i colpi di nuove interpretazioni.
La sensazione è che nessuno sia davvero al sicuro, che a chiunque possa toccare la stessa sorte. Il panico corre veloce. C’è chi si presenta in banca e scopre che il pagamento atteso non è mai arrivato, chi si collega al portale online e trova la voce “sospeso”. In mezzo a questa confusione, il timore diventa collettivo.
Non importa se si tratta di pensioni di vecchiaia, invalidità o reversibilità: la percezione è che tutto sia in discussione, come se un intero sistema fosse sul punto di implodere. Così, il blocco delle pensioni diventa un argomento di conversazione quotidiano, una paura che alimenta file interminabili agli sportelli, con cittadini che cercano risposte, chiarimenti, rassicurazioni che raramente arrivano.
Il ruolo dell’INPS
In questo scenario, l’INPS appare come un gigante freddo e distante. L’ente che dovrebbe garantire stabilità e sicurezza viene percepito come un muro invalicabile. Modulistica complicata, tempi biblici per ottenere un appuntamento e call center spesso inaccessibili.
La sensazione diffusa è che la macchina amministrativa viva in un mondo parallelo, dove le ansie dei cittadini non trovano spazio. Molti accusano l’istituto di non prendersi davvero a cuore i problemi concreti delle famiglie. Al contrario, sembra che le regole e i cavilli abbiano più importanza delle persone stesse, con la burocrazia che prevale sul buon senso.

Blocco pensioni
Ma dietro il clamore si nasconde una verità molto più circoscritta, stando a Ilgiornale.it. Il caso della reversibilità bloccata non riguarda tutti i cittadini, bensì una vicenda specifica che affonda le radici nel passato. Tutto nasce da una domanda presentata nel 2009 per ottenere la pensione del padre, deceduto nel 1990: quasi vent’anni di ritardo che hanno trasformato la pratica in un labirinto di prescrizioni e cavilli legali. La Corte ha dato ragione all’Inps, stabilendo che l’ente può eccepire la prescrizione senza dover indicare con precisione il momento di decorrenza.
Sarà il giudice, di volta in volta, a calcolare i ratei realmente spettanti. Con l’ordinanza, gli Ermellini hanno accolto il ricorso dell’istituto, cassando la sentenza di appello e rinviando il caso alla Corte di Catanzaro. La decisione segna un punto di svolta: non è necessario che l’Inps specifichi i termini esatti della prescrizione, basta sollevarla. Inoltre, è stato stabilito che interessi e rivalutazioni decorrono dalla domanda amministrativa e non da epoche precedenti. Una sentenza letteralmente storica.