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Bergoglio dona la rosa d’oro alla Salus pubblica: cosa c’è dietro

Leggendo su Agensir sembra che questo pomeriggio vi sarà il ripristino di una bella e antica tradizione cattolica

Papa Francesco in ginocchio davanti l'altare

L’omaggio all’Immacolata dell’8 dicembre è sempre una data difficile per antipapa Francesco: a volte è riuscito a marinare l’appuntamento con la scusa del Covid, oppure se l’è cavata con un mazzolino di rose bianche da 20 euro, e via.

Quando proprio non si può evitare, il rituale gnostico prevede che prima il biancovestito passi dalla sua amatissima icona Salus publica populi romani, conservata da secoli in Santa Maria Maggiore, e da lui visitata per più di cento volte dall’inizio del suo antipapato.

Come mai questa morbosa predilezione per quell’icona alla quale viene accordata da Francesco sempre la precedenza rispetto alla statua dell’Immacolata in Piazza di Spagna? Ve lo siete chiesto?

Quest’anno c’è una interessante novità.

Leggendo su Agensir sembra che questo pomeriggio vi sarà il ripristino di una bella e antica tradizione cattolica: “L’Atto di venerazione alla statua dell’Immacolata a Piazza di Spagna, che il Papa compirà alle 16 del prossimo 8 dicembre, avrà una piccola cerimonia mezz’ora PRIMA a Santa Maria Maggiore, che Francesco raggiungerà per la tradizionale visita alla basilica per portare l’omaggio della “Rosa d’oro” all’icona della Salus Populi Romani. La Rosa d’oro ha radici antiche, simboleggia la benedizione papale, e la tradizione di questo dono risale al Medioevo. Nel corso dei secoli è stata donata a monasteri, santuari, sovrani e personalità di spicco in riconoscimento del loro impegno per la fede e il bene comune. […] Quella che donerà il Papa non è l’unica Rosa attribuita alla Salus. La prima fu donata nel 1551 da Papa Giulio III profondamente devoto all’icona mariana custodita in Basilica e ove, sull’altare del Presepe, aveva celebrato la sua prima Messa. Nel 1613 Papa Paolo V donò la Rosa d’oro in occasione della traslazione della venerata Icona nella nuova cappella appositamente eretta. […] Dunque, dopo 400 anni, prosegue la nota, “il Pontefice ha scelto di dare un segno tangibile della sua devozione verso la venerata icona, rafforzando il legame millenario tra la Chiesa Cattolica e la citta di Roma”.

Dunque, sembrerebbe tutto in ordine, ma nulla è come sembra.

Ciò che si può reperire facilmente in rete è che quest’icona mariana, almeno dal ‘500 è particolarmente amata dai Gesuiti. E già qui bisognerebbe cominciare a preoccuparsi.

Quasi tutte le fonti riportano che la tavola dipinta, fino al 1240, aveva come appellativo quella di Regina Coeli, Regina del Cielo, e il popolo romano le riconosceva un ruolo nella protezione dalle pestilenze.

Praticamente introvabile, invece, la data in cui l’icona cambiò ufficialmente nome in Salus Publica Populi Romani. Solo Cathopedia, QUI ci dice che l’icona fu ribattezzata con questo nome nell’800.

Quindi, Paolo V, 400 anni fa, donò la rosa d’oro alla Regina Coeli, e questa è la prima volta la rosa viene donata all’icona da quando, in mano ai Gesuiti, ha assunto il titolo di Salus Publica Populi Romani.

Cosa c’è dietro? Ovviamente l’icona continua a essere cattolicissima per i veri credenti e i veri ultimi papi (tra cui Pio XII) che le hanno tributato una sincera devozione in perfetta buona fede, ma ciò che è oggettivo è che l’antica dea della guarigione romana Salus publica populi romani era raffigurata come una donna che dà da mangiare (un uovo o del latte) a un serpente, in una patera.

Torna dunque alla grande l’iconografia della Grande Madre, l’Anti-Madonna amica del serpente, la prima divinità spontaneamente sincretista del mondo.

E’ sempre la stessa dea pagana amata da Bergoglio, quella che troviamo nascosta sotto i panneggi della scollacciata Maria che scioglie i nodi, legata all’arte magica della legatura e – non a caso – ai Gesuiti, i quali la conservano nella chiesa di Augusta di Sankt. Peter. Abbiamo trattato diffusamente il tema delle Anti-madonne di Bergoglio in questo articolo.

La Regina Coeli, la regina del cielo, Colei che schiaccia la testa al serpente, fu quindi ribattezzata nell’Ottocento, mentre era custodita dai Gesuiti, con il nome di una divinità ctonia e demoniaca, la Salus, che invece nutre amorevolmente il serpente. L’amicizia e la dimestichezza col serpente è attributo tipico della Grande Madre. Gli antropologi ritengono superficialmente che il mito arcaico della Grande Madre prosegua in epoca cristiana con Maria. Ma è proprio l’inimicizia col serpente che invece caratterizza la Madonna, che non è affatto la dea dell’unione degli opposti, del sesso e della morte, del ciclo di rinascite come invece la Grande Madre.

Insomma, sempre la solita storia che ci propina antipapa Francesco: Pachamame, Nonne occidentali, streghe dei nodi, Nonne ragno, Madri celesti, dee della guarigione e della salute, sempre legate alla Madre Terra, cioè il contrario della Regina del Cielo.

Abbiamo quindi modo di ritenere che Bergoglio, questa sera, omaggerà con la rosa d’oro una divinità molto diversa – anzi, del tutto opposta – rispetto a quello che sembrerà al pubblico. Comme d’habitude.

Probabilmente un rituale per la propria guarigione (corrono voci che sia molto malato) svolto utilizzando tutt’altra accezione attribuita dai Gesuiti ottocenteschi (già allora deviatissimi) a quella povera icona mariana.

Se siete cattolici, allontanatevi da tutto ciò che sia in unione con questo personaggio e firmate la petizione ai veri cardinali pre 2013 affinché facciano rispettare la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis.