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La vera traduzione della Declaratio di Benedetto XVI che scismò Bergoglio

In questo articolo vi mostriamo la vera traduzione a cura del professor Corrias della Declaratio di Benedetto XVI che scismò Bergoglio

Un collage di Gian Matteo Corrias e Benedetto XVI

Il prof. Gian Matteo Corrias, noto latinista e saggista storico religioso, ha fornito già due anni fa, all’interno dell’inchiesta “Codice Ratzinger”, contributi importantissimi per comprendere la vera essenza della “Declaratio” di dimissioni con cui papa Benedetto si è fatto porre in sede impedita per scismare i nemici della Mafia di San Gallo.

La traduzione in italiano e altre lingue che venne fornita dal Vaticano è imprecisa e fuorviante. Qui potrete confrontare quella versione con quella nuova, corretta del prof. Corrias.

In questo video, invece, la discussione ragionata della Declaratio.

Riportiamo di seguito il testo correttamente tradotto dal latino da Corrias, con alcune note esplicative. Si comprende il senso della rinuncia al ministerium, possibile solo in sede impedita, il riferimento all’horavigesima romana, spiegata qui

, il verbo vacet usato per sede vuota, e non sede vacante, la novità di quel decisionem che intende “scissione” e la raccomandazione sul prossimo conclave pre 2013.

DICHIARAZIONE

Fratelli carissimi,

vi ho convocati a questo Concistoro non solo a causa delle tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione [una scissione? Si ricordi che decido significa etimologicamente “scindere”, “tagliar via”] di grande importanza a vantaggio dell’esistenza della Chiesa [la preposizione pro esprime primariamente il senso del complemento di vantaggio].

Dopo aver esaminato più e più volte la mia coscienza davanti a Dio, sono giunto alla consapevolezza certa che per il peso degli anni [anni appesantiti sia dall’invecchiamento del pontefice sia dal complicarsi della situazione della Chiesa, “perturbata da questioni di grande peso per la vita della fede”, per cui cfr. Eutropio, Breviarium ab Urbe condita] le mie forze non sono più adeguate ad amministrare l’ufficio petrino [qui colto in senso generale di investitura divina e ministero pratico. Nel linguaggio canonistico munus esprime, oltre al senso specifico di “investitura”, anche quello generale di “ufficio”, investitura ed esercizio pratico. ].

Sono ben consapevole che questo “munus” [Qui il senso è quello specifico di “investitura divina”, come è chiaro da quanto esplicitato nel seguito del discorso, dove si parla dell’essenza spirituale del munus], secondo la sua essenza spirituale, debba essere reso esecutivo [exsequor indica nel linguaggio giuridico l’attuazione, l’applicazione pratica di una legge, di un principio giuridico] non solo con l’azione e la parola, ma altresì con la sofferenza e la preghiera.

Tuttavia, nel mondo della nostra epoca soggetto a rapide trasformazioni e sconvolto da questioni di grande peso per la vita della fede, per governare la nave di San Pietro e per annunciare il Vangelo è necessario anche un certo vigore del corpo e dell’anima, che negli ultimi mesi in me è diminuito in modo tale, che devo riconoscere la mia incapacità ad amministrare bene il “ministerium” [= esercizio pratico, ciò che deve essere appunto “amministrato”. Nei testi canonistici ministerium non è mai impiegato come sinonimo di munus.

L’unico caso in cui il papa perde il ministerium e trattiene il munus è quello della sede impedita] che mi è stato affidato. Per la qual cosa, ben consapevole del peso di quest’atto, in piena libertà dichiaro di rinunciare al “ministerium” di Vescovo di Roma, successore di San Pietro, affidatomi per mano dei cardinali il 19 aprile 2005, così che dal giorno 28 febbraio 2013, a partire dall’ora ventesima, [l’hora vigesima che per il sistema romano corrisponde alle 13.00 del 1° marzo.

Questo è l’escamotage che fa in modo che sia la convocazione del conclave abusivo a porre papa Ratzinger in sede impedita] la sede di Roma, la sede di San Pietro [indica la cattedra episcopale romana di San Giovanni in Laterano. Ma non è improbabile che con “sede di Roma” Benedetto XVI intenda riferirsi al palazzo apostolico] resti vuota, e (dichiaro) che debba essere convocato il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice da parte di costoro (his è ablativo di hic, pronome dimostrativo indicante chi è vicino a chi parla) ai quali compete.

Fratelli carissimi, vi ringrazio di tutto cuore per tutto l’amore e la solerzia con cui avete portato con me il peso del mio “ministerium”, e vi chiedo perdono per tutte le mie mancanze. Ora affidiamo la Santa Chiesa di Dio alla cura del suo

Sommo Pastore, il nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo sua Madre Maria che assista i padri Cardinali nell’elezione del nuovo Sommo Pontefice [l’augurio è che siano i veri cardinali pre 2013 a eleggere il prossimo papa, quindi che la Chiesa si possa riappropriare canonicamente della sede cacciando gli usurpatori].

Per quanto mi riguarda, anche in futuro vorrei servire di tutto cuore la Santa Chiesa di Dio con una vita dedicata alla preghiera [si noti che sopra aveva precisato che il munus è reso esecutivo non solo con l’azione e la parola, ma “anche con la preghiera e la sofferenza].

(traduzione di Gian Matteo Corrias)