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Audiomedical chiude, 280 bambini autistici senza cure

L’odissea burocratica di centinaia di genitori che vogliono garantite le cure per i propri figli

Dal 7 aprile a Roma i bambini autistici o affetti da patologie dello sviluppo – quali paralisi cerebrali infantili, epilessia, ritardo mentale, disturbi specifici di linguaggio, disturbi specifici di apprendimento, disturbi della coordinazione motoria, disturbi dello spettro Autistico – non hanno più diritto alla cura e all’ assistenza.

E’ quasi trascorso un mese, infatti, dal giorno in cui la Asl RMA, con un fax, ha disposto la chiusura del centro Audiomedical di via Pian di Scò, interrompendo le terapie di circa 280 bambini e mettendo in strada l’intera equipe medico sanitaria.

Il Centro di Riabilitazione Audiomedical è nato nel 1974 per la diagnosi e la terapia delle malattie dell’orecchio e i disturbi di linguaggio. Da subito convenzionato con l’allora Ministero della Sanità e successivamente con il Servizio Sanitario Nazionale, diviene presto un centro di eccellenza non solo nell'assistenza ai bambini in cura, ma anche nell'offrire supporto alle famiglie ed alle scuole degli stessi. Nel 2004 la società cambia sede da via XX Settembre a quella attuale in via Pian di Scò.

La chiusura, improvvisa, è dovuta alla mancanza, secondo la motivazione fornita dalla Asl, del certificato di agibilità del complesso immobiliare. Tale certificato, è stato già da tempo sostituito da un collaudo statico presentato al genio civile e allegato alla richiesta (in attesa di risposta dal 2004) di accreditamento definitivo.

Il 7 aprile infatti,  alle ore 14.00, arriva nella sede dell’Audiomedical un fax firmato dalla dott.ssa Giudiceandrea della Asl RMA che dispone “l’immediata sospensione dell’attività e l’erogazione dei servizi fino alla regolarizzazione dell’iter autorizzativo ed al possesso dei requisiti minimi previsti.” 

Appresa la notizia molti genitori, rimasti scioccati dalla notizia, si sono immediatamente recati negli uffici della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo per avere spiegazioni. Dopo circa un’ora di attesa, i rappresentanti delle famiglie vengono ricevuti dal direttore dell’ufficio per l’autorizzazione e l’accreditamento, il quale gli promette che verrà creata una commissione per riassegnare i bambini al più presto, ciascuno nella propria Asl di appartenenza. Ovviamente i genitori non possono accettare questa soluzione. I bambini hanno bisogno di una continuità terapeutica con i loro terapisti. Cambiare equipe potrebbe voler dire, per alcuni, ricominciare tutto da capo, perdendo anni di progressi. 

Altra accusa rivolta dai genitori agli uffici della Asl è quella di non aver seguito la procedura regolare, la quale prevede l’obbligo di mandare un’informativa alla Regione con la certificazione della non idoneità della struttura del centro. Ciò avrebbe attivato l’invio da parte della Regione ad Audiomedical di una formale diffida per realizzare l’adeguamento necessario entro 90 giorni, senza interrompere il servizio pubblico. I genitori sono ricorsi al Tar del Lazio contro la Asl Rm A.

Nel frattempo, mentre le responsabilità rimbalzano da un ufficio all’altro, i bambini stanno regredendo e perdendo i progressi fatti negli anni all' interno della struttura.

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