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Antonio Di Maggio: intervista all’ex Comandante della Polizia Locale

Intervista ad Antonio di Maggio, storico Comandante della Polizia Locale di Roma Capitale. Carriera, corruzione, esperienze con i sindaci e progetti futuri

Antonio Di Maggio

Antonio Di Maggio

Antonio Di Maggio, storico Comandante della Polizia Locale di Roma Capitale sta per lasciare l’incarico dopo molti anni di servizio.

Non è mai accaduto che un Comandante della Polizia Locale di Roma Capitale lasciasse con così tanti attestati di stima da parte di colleghi, cittadini e mondo dell’informazione.

Antonio, lei è sempre stato visto come una persona risoluta e decisa nel tuo lavoro. E’ questo che ciò per cui si è distinto rispetto agli altri colleghi?

All’inizio della mia carriera nel corpo di Polizia Locale ho dovuto fare di necessità virtù. Ho iniziato a lavorare in un quartiere difficile e complicato come Tor Bella Monaca: all’epoca quella zona era un territorio inesplorato da parte della Polizia Locale.

Già all’epoca gli indicenti stradali mortali e tutte le attività illegali riguardanti l’occupazione di case popolari erano gestite da famiglie napoletane legate ai clan camorristici.

Fin da subito mi sono anche dovuto cimentare con la lotta contro i roghi tossici in moltissimi campi rom, dove la plastica veniva bruciata per ottenere rame e rivenderlo.

Penso di aver dato molto al corpo di Polizia Locale con lealtà, correttezza amministrativa, onestà. I miei comportamenti poi saranno giudicati dai cittadini.

E’ dopo queste esperienze intense sul campo che ha deciso di diventare funzionario?

Queste esperienze mi hanno fatto riflettere molto: ho iniziato a studiare i fenomeni sia nella loro manifestazione esteriore che nel profilo tecnico.

Da allora, insieme a dei colleghi, con molti ostacoli anche all’interno del corpo, iniziai un percorso da dirigente. Il corpo era molto conservatore e tradizionale: c’erano dei settori molto complicati anche dal punto di vista corruttivo.

Con il sindaco Rutelli iniziai ad occuparmi del fenomeno Cina nel quartiere Esquilino: i capannoni nell’area di Piazza Vittorio e nel resto di Roma, le vendite illegali di merce contraffatta.

Con il sindaco Veltroni invece mi sono occupato del riordino dei campi rom.

Queste esperienze mi hanno spinto a studiare profondamente gli aspetti che sono connessi sia all’area investigativa che all’area sociale.

Nella sua carriera costellata da molti successi e vittorie, c’è un progetto o un obiettivo che non è riuscito a portare a termine?

Ciò che non mi è riuscito nella mia carriera all’interno della Polizia Locale è stato predisporre un nuovo ordinamento professionale per il corpo.

Per ottenerlo bisogna instaurare un solido rapporto con le organizzazioni sindacali in modo che si possa trovare una soluzione per il rinnovamento del corpo che duri almeno 15/20 anni.

La predisposizione di questo nuovo ordinamento porterebbe all’avanzamento per molti colleghi che sono adesso in area C e che dovrebbero diventare funzionari. La carica di funzionario deve essere sempre data con merito e competenza mentre ultimamente la selezione dei funzionari non è stata delle migliori.

Mi auguro che le organizzazioni sindacali affrontino questo argomento con senso della misura: oggi il corpo ha bisogno di gente competente per dare molte risposte concrete alla città. Le risposte non si danno sotto un profilo burocratico ma con azioni amministrative efficaci.

Oltre al problema dell’illegalità, dei rifiuti e dei campi rom a Roma domina la questione traffico. Come si può efficientemente migliorare la situazione?

Il problema del traffico è molto complicato. L’amministrazione sta provando a decongestionarlo immettendo moltissimi veicoli elettrici che però stanno creando anche problemi perché, nella gran parte dei casi, i conducenti sono disattenti.

Per ridurre il traffico l’unica cosa efficace è aumentare il servizio dei mezzi pubblici, disincentivare il traffico privato, aumentare il numero di corsie preferenziali.

E’ pur vero che Roma ha una superficie di 12000 km quadrati. Quando si parla del traffico di Roma paragonandolo a un’altra città italiana, la proporzione non regge.

Per quanto riguarda la costruzione delle metro a Roma, il problema è che i lavori vengono spesso bloccati per i ritrovamenti archeologici.

Lei è rimasto in servizio più a lungo di quanto dovuto, anche senza stipendio. Nei suoi anni passati al servizio Roma Capitale, qual è il sindaco che ha trovato più pronto per rispondere ai problemi della Capitale?

Rutelli aveva il progetto di costruire una Roma nuova, quindi iniziò a studiare alcuni fenomeni tra cui la modifica del Quartiere Esquilino. Cercò di comprendere quel nuovo tipo di organizzazione sociale e urbanistica che stava nascendo.

Veltroni invece aveva un piglio molto deciso: era molto competente e determinato. Quando si trattò di gestire la parte relativa alla ricostruzione del campo rom di Salone, perseguì un progetto molto imponente.

Alemanno, prescindendo delle vicende personali e giudiziarie, è stato un sindaco che ci ha sempre invitato a lottare contro il malaffare.

La Sindaca Raggi invece è stata una scoperta: sembrava non conoscesse niente della città e invece si è dimostrata essere una grande donna, molto determinata e attenta alle politiche sociali e alla legalità. Mi ha sorpreso la sua determinazione e il suo piglio incisivo.

Qualunque sindaco di Roma deve scontarsi con uno dei problemi principali della città: la corruzione. E’ possibile sconfiggerla?

Io penso che la corruzione sia ovunque, non solo a Roma. Noi purtroppo scontiamo una serie di procedimenti amministrativi molto complessi all’interno dei quali si annida la corruzione. Servirebbero norme chiare, semplificazione burocratica e amministrativa, ma la soluzione ad ora non è mai stata trovata.

Una città così estesa come Rom ha bisogno di moltissime risorse e quelle che ottiene non sono sufficienti. Roma non è come le altre città d’Italia: il solo gruppo di Polizia Locale del centro storico spende 200.000 euro al mese per gestire gli straordinarie degli agenti durante le manifestazioni. Roma non ha solo attività ordinaria come il resto delle città.

Un altro problema è la disaffezione al lavoro pubblico: in Atac e in Ama è pieno di persone che si danno malate, escono per lavorare in ritardo, impiegano l’orario di lavoro per altre attività.

Il dipendente pubblico è super garantito ed è vergognoso che, in una situazione così, ancora non presti servizio per la città. Io la mattina non mi sono mai alzato per andare a lavorare ma per prestare servizio alla mia città.

Tanti dipendenti capitolini, cui molti agenti della Polizia Locale, pretendevano il buono pasto o l’indennità di turnazione stando a casa in smart-working durante il lock down.

Negli ultimi giorni del mio comando mi sono rifiutato di firmare questi provvedimenti che reputo illegittimi e immorali nei confronti di persone che hanno perso il lavoro (commercianti, albergatori) durante i mesi di lock down.

La sua carriera all’interno della Polizia Locale di Roma si conclude qui? Che farà adesso?

A me piace lavorare la campagna, sono di origine contadine, quindi potrei godermi un po’ la spensieratezza di avere un orto.

Ho sentito però che l’amministrazione mi vuole dare un incarico sulla sicurezza urbana: io, sempre gratuitamente, non avrei problemi a prestare ancora servizio se dovesse essere ancora necessario.

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