Addio passeggiate e picnic, il Comune mette i lucchetti a al verde in città | Cittadini crepate sull’asfalto

Queste aree non sono più disponibili - pexel - romait.it
Il Comune di Roma lascia tutti senza parole. Chiude tutte le aree verdi proprio ora che siamo in estate
In un mondo sempre più urbanizzato, dove cemento, asfalto e rumore la fanno da padroni, le aree verdi in città rappresentano una vera e propria necessità. Non si tratta solo di un vezzo estetico, di una cornice piacevole da osservare durante una passeggiata o dal finestrino dell’autobus, ma di una componente vitale del tessuto urbano.
I parchi pubblici, i giardini comunali, le ville storiche e i viali alberati sono i polmoni delle metropoli, spazi in cui l’aria può rigenerarsi, le temperature mitigarsi e il corpo e la mente delle persone trovare sollievo.
In città come Milano, Napoli, Torino o Palermo, e in modo ancora più marcato nella vastissima Roma, questi spazi diventano veri centri di vita, cultura e benessere.
Le aree verdi contribuiscono a ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, proteggono la biodiversità urbana e offrono riparo dal calore estivo sempre più aggressivo. Non è solo una questione ambientale, ma anche sociale.
Questi spazi pubblici sono luoghi d’incontro, di attività fisica, di giochi all’aperto per i bambini, di ristoro per gli anziani, di ispirazione per artisti e lettori. In un’epoca in cui l’isolamento sociale è una piaga crescente, il verde urbano offre la possibilità concreta di restare connessi alla comunità e alla natura.
Il verde di Roma
Roma, da questo punto di vista, è un caso a sé. Con una superficie comunale che supera i 1.200 chilometri quadrati, la capitale è una città che ospita innumerevoli parchi, giardini storici, riserve naturali e ville pubbliche.
Alcuni nomi sono noti a tutti: villa Borghese, con il suo profilo signorile e i musei immersi nel verde, o villa Doria Pamphilj, la più estesa della città, frequentata ogni giorno da runner, famiglie e turisti. Poi ci sono villa Ada, villa Torlonia, villa Celimontana, villa Glori, il parco degli Acquedotti e la Caffarella, ognuno con una propria identità, ciascuno amato da una diversa fetta di cittadinanza.
Questi luoghi non solo rappresentano un rifugio dal traffico e dallo smog, ma sono testimoni della storia e dell’evoluzione della città, contenendo al loro interno antichi templi, resti romani, casali ottocenteschi e biodiversità sorprendente.

I lucchetti del comune
Proprio a villa Ada, uno dei parchi più frequentati e centrali della capitale, è stata recentemente emanata un’ordinanza che impone la chiusura temporanea di una parte dell’area verde. Si tratta della zona del Tempio di Flora, situata nella porzione orientale del parco. Il provvedimento, firmato dal dipartimento ambiente di Roma Capitale, è legato all’avvio di importanti lavori di restauro e riqualificazione del tempietto e delle aree circostanti, che comprendono percorsi, scalinate e zone in terra battuta. L’intervento durerà 150 giorni, quindi poco meno di cinque mesi, e comporterà la completa inaccessibilità di quel tratto di villa Ada.
La decisione, riportata dal sito RomaToday, nasce dalla necessità di mettere in sicurezza e valorizzare un patrimonio storico e architettonico rilevante, ma anche di migliorare la fruibilità del parco per i prossimi anni. Si tratta di un intervento programmato e finanziato, che tuttavia riduce temporaneamente lo spazio disponibile per chi frequenta la zona. Una scelta dolorosa, ma necessaria, in nome della conservazione e del futuro. Chi ama villa Ada e più in generale gli spazi verdi urbani, sa che qualche sacrificio oggi può tradursi in benefici duraturi per tutta la cittadinanza.