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Aborto, CGIL: “In Basilicata oltre l’80% dei ginecologi è obiettore di coscienza”

“I dati ci dicono che ben una su quattro delle interruzioni di gravidanza viene praticata fuori regione per le residenti in Basilicata”

Ecografia ginecologcia

In Basilicata oltre l’80% dei ginecologi delle strutture pubbliche dichiara l’obiezione di coscienza. Lo afferma la Cgil lucana riportando i dati ministeriali in occasione della Giornata internazionale per l’aborto sicuro.

“Giornata che, ora più che mai – afferma l’organizzazione in una nota – assume un significato particolare. Oggi, un po’ ovunque nel mondo, le libertà fondamentali della donna sono continuamente messe in discussione, incluso il diritto a una maternità consapevole. Moltissimi sono ancora i paesi in cui l’interruzione volontaria di gravidanza è considerata un crimine.

Il recente annullamento della sentenza Roe vs. Wade, da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti, ha aperto un pericolosissimo varco anche nel mondo occidentale rispetto a questo diritto, la cui onda lunga, soprattutto in un momento in cui le destre estreme sembrano rialzare la testa, rischia di mettere concretamente a repentaglio le conquiste degli anni precedenti”.

La Cgil ricorda il caso in cui alcune donne di Matera si sono dovute recare a Potenza per praticare l’interruzione volontaria di gravidanza: “I dati ci dicono che ben una su quattro delle interruzioni di gravidanza viene praticata fuori regione per le residenti in Basilicata. Occorre tenere alta la guardia e che tutte le donne lucane di partiti, associazioni, istituzioni, che credono nell’autodeterminazione e nella genitorialità scelta e consapevole – prosegue la Cgil – devono unirsi in una grande iniziativa comune, come già fatto su altri temi, per garantire l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza come sancito dalla legge 194 e per assicurare la trasparenza dei dati e funzionamento dei consultori”.

Per il sindacato “non rassicurano le dichiarazioni della destra al governo sul tema”. L’appello è ad “assicurare la presenza di medici non obiettori presso le strutture sanitarie, anche con assunzioni ad hoc, come fatto in altre regioni”.