A Roma e in Italia nascono i condomini di lusso per anziani
Dalle case troppo grandi ai nuovi condomini di lusso per anziani: a Roma e in Italia cresce il senior living, tra autonomia, comfort e voglia di comunità

Coppia anziani, pexels, anastasia shuraeva
Quando Laura ha venduto la sua casa a Torino, dopo una vita da psicologa e insegnante, non cercava un rifugio ma una rinascita. “Volevo una parete bianca su cui scrivere i miei pensieri. Mi serve per sentirmi viva”, racconta. Oggi, a quasi ottant’anni, vive in un trilocale moderno, con salotto, cucina e laboratorio artistico. Sui muri ha scritto frasi che parlano di libertà e coraggio: “NOI non IO”, “Gestisci il giorno o il giorno ti gestisce”. È una delle nuove abitanti dei condomini di lusso per anziani, una tendenza che in pochi anni sta cambiando il modo di invecchiare in Italia — e che presto arriverà anche a Roma.
Dai palazzi del centro ai residence con vista parco: la rivoluzione dell’abitare senior
Nella Capitale, i primi progetti sono già in corso. Zone tranquille ma centrali, come Monteverde, Nomentano e l’Eur, stanno attirando l’interesse di società specializzate nel cosiddetto senior living: appartamenti indipendenti ma con servizi condivisi, ristoranti interni, aree verdi e personale sempre disponibile.
Non sono RSA, né case di riposo: qui si vive da soli, ma in compagnia. Un modo per restare indipendenti, senza rinunciare alla sicurezza. “Sono posti dove l’anziano può essere se stesso, senza sentirsi un peso per nessuno”, spiega Fabiana Nyffeler, direttrice di una struttura a Lugano, gemella di quelle in apertura in Italia.
L’idea è semplice: creare luoghi dove chi ha vissuto tanto possa continuare a scegliere come vivere. E a Roma, dove la popolazione over 65 supera ormai il 23%, la domanda è altissima. “Non è solo questione di età”, precisa Maria Rosa Musto, ceo di Guild Living Italy. “È una questione di mentalità. Sono persone che vogliono restare protagoniste della loro vita”.
Il nuovo lusso? Libertà, socialità e sicurezza
Non si parla di lusso solo per i materiali o i servizi — palestra, spa, giardini e concierge 24 ore su 24 — ma per la qualità di vita. “Avevamo una villa a Latina, ma era diventata troppo grande. Troppa solitudine, troppa manutenzione”, racconta Franco Fusaro, 77 anni, ex sindacalista, trasferitosi con la moglie Teresa in un residence a Siena. “Qui non dobbiamo più pensare a nulla, nemmeno alla spesa. E abbiamo di nuovo voglia di ridere”.
Ogni giorno le attività cambiano: lezioni di yoga, pilates, laboratori di cucina, corsi di pittura, degustazioni di vino, cinema la domenica. “Balliamo, cuciniamo, ridiamo. Qui si vive, non si aspetta”, racconta Marcella, 78 anni, casalinga di Siena, che con il marito ex gastroenterologo ha deciso di “provare” la vita in uno di questi complessi per qualche mese. “I nostri figli sono indipendenti. Noi volevamo ricominciare a goderci il tempo”.
I costi non sono per tutti: dai 2.000 ai 3.500 euro al mese, a seconda dei servizi. Ma le società del settore stanno studiando formule più accessibili. “Stiamo riconvertendo immobili pubblici inutilizzati in soluzioni abitative a costi calmierati”, spiega Luca Landini, amministratore delegato di Specht Group Italia. “L’obiettivo è rendere questo modello aperto anche a chi ha pensioni medie, non solo alte”.
Roma città longeva: un laboratorio sociale a cielo aperto
Roma, con oltre 600 mila residenti sopra i 65 anni, è una delle città più “anziane” d’Europa. Ma è anche un laboratorio sociale dove nuove forme di comunità possono prendere vita. “I condomini senior sono la risposta a una solitudine sempre più diffusa, anche tra persone autosufficienti”, commenta un dirigente comunale del Dipartimento Politiche Sociali.
Il Campidoglio guarda con interesse a queste esperienze, valutando partnership pubblico-private per la riqualificazione di immobili dismessi. “Non si tratta di creare ghetti dorati, ma spazi inclusivi dove chi è anziano possa vivere bene, in relazione con gli altri e con la città”, aggiunge.
A Monteverde, ad esempio, si studia la possibilità di adattare un ex edificio scolastico in disuso per creare un “residence intergenerazionale”, dove convivano senior attivi e studenti universitari. Un’idea che unisce sostenibilità, socialità e rigenerazione urbana.
Il valore umano dietro il modello: «Qui non si invecchia, si vive»
“Ho detto a mio figlio Pierre: qui mi sento più felice”, racconta Giuliana Salaris, 82 anni, ex ristoratrice in Svizzera, oggi residente in un complesso a Lugano con vista lago. “Mi manca solo il gatto, ma arriverà la prossima settimana”. Le sue parole racchiudono lo spirito del progetto: una vita ancora piena, fatta di relazioni, piccoli gesti, risate.
Ogni residente può contare su un “angelo custode”, una figura di riferimento pronta ad aiutare per qualunque necessità, dal rubinetto rotto a un momento di malinconia. “Il nostro compito è occuparci del loro benessere emotivo”, ribadisce Musto. “Perché è l’emozione che tiene il corpo vivo”.
A Roma, dove il futuro ha spesso radici antiche, il senior living rappresenta una sfida e un’opportunità. Un nuovo modo di immaginare l’età che avanza: non più come un confine, ma come una seconda giovinezza. Forse lo aveva già capito Laura, con la sua frase sul muro: “Il tetto si è bruciato: finalmente posso vedere il cielo”.
