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A Roma arriva Tutur, per il riutilizzo degli spazi abbandonati

Si tratta di un progetto per snellire i procedimenti burocratici e riattivare spazi abbandonati

Si chiama ‘Tutur’ ed è un progetto voluto per permettere l’utilizzo di edifici abbandonati, snellendo i processi burocratici e aprendo a nuovi modelli di sperimentazione.

Di ‘Tutur’ se ne è parlato presso Palazzo Taverna, sede dell’University of Arkansas, i cui partner sono i Comuni di Roma, di Brema e di Alba Iulia. Il progetto pilota – finanziato dal programma ‘Urbact’ per il trasferimento delle ‘buone pratiche’ – intercorre da dicembre 2013 a marzo di quest’anno, è incentrato proprio sullo strumento del riutilizzo temporaneo degli edifici abbandonati per consentire nuovi usi di queste aree degradate, in prospettiva di sviluppi futuri, senza ingenti impegni economici.

Obiettivo dell’iniziativa è quindi quello di portare avanti la trasformazione temporanea con una sinergia dagli attori coinvolti – tra cui, amministrazioni, associazioni culturali e imprenditoriali e proprietari degli immobili – e con strategie a lungo termine, per far sì che possa essere uno strumento valido per il futuro delle città. “È fondamentale trasferire e fare di Roma un laboratorio a cielo aperto di buone pratiche – fa sapere l’assessore Trasformazione urbana di Roma Capitale, Giovanni Caudo, intervenuto al convegno – In questo sono fondamentali i Municipi, che sono delle vere e proprie piccole città. Io credo molto nel loro ruolo".

All’interno del progetto, inoltre, una parte dell’utilizzo temporaneo degli spazi è dedicato anche ai mercati rionali sottoutilizzati. “La sfida – sottolinea l’assessore alla Roma Produttiva Marta Leonori – è quella di far convivere delle strutture operative, giornalmente, con degli operatori e con altre attività che possono essere portate avanti per un periodo di tempo limitato, finché i banchi non saranno nuovamente occupati dagli operatori mercato. Questo introduce il tema dell’utilizzo temporaneo di spazi per lo svolgimento di attività economiche, così come è avvenuto in altre città, anche per attività di co-working e start up. A questo proposito l’amministrazione vuole provare a verificare se ci sono dei luoghi idonei”. 

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