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Roma, 15 settembre sciopero TPL Scarl contro i contratti di solidarietà

Continua la lotta all’applicazione dei contratti di solidarietà, USB indice lo sciopero

Rispetto e pagamento delle retribuzioni con unica data per Roma TPL e Consorziate; corretta rotazione dei turni; avvio della contrattazione del PDR nel rispetto del contratto di servizio; mancato pagamento delle indennità previste dall’Accordo Regionale del 09/03/2004 euro 306, maturato per ogni anno lavorativo a partire dall’anno 2009; turnazioni con punte massime eccedenti al CCNL; rispetto dei versamenti nei Fondi Pensione Integrativi; servizi igienici ai capolinea; apertura di corrette relazioni industriali. Sono queste le richieste e le criticità messe nero su bianco dal sindacato USB in merito alla situazione lavorativa che vivono i dipendenti della TPL Scarl e che hanno portato gli esponenti della stessa USB ad indire uno sciopero dei lavoratori autoferrotranvieri, per il 15 settembre, a partire dalle ore 8.30 e fino alle 12.30.

“Dall’inizio dello sciopero – si legge nel modulo ‘modalità di sciopero’ allegato al comunicato stampa – nessuna partenza utile dai capolinea o stazioni terminali dovrà essere effettuata”.

Una forma di protesta, l’ennesima per dire ancora una volta ‘no’ all’applicazione dei contratti di solidarietà in quanto “gli esuberi del personale all’interno del Consorzio – fanno sapere da USB – non esistono, dal momento che è comprovato l’utilizzo spropositato di lavoratori precari, del lavoro straordinario, fino allo svolgimento di doppi o tripli turni”. Di conseguenza, secondo USB, “l’applicazione del contratto di solidarietà non ha senso di esistere”.

E allora, come è stato possibile? USB denuncia la “commistione tra le solite organizzazioni sindacali e i vertici del Consorzio”. Le prime, infatti, “che ancora raccontano la ‘favola’ di aver salvato circa 300 lavoratori” con l’applicazione del contratto di solidarietà, per USB, “mentono sapendo di mentire”. E soprattutto, fatto ancora più allarmante per i rappresentanti dell’Unione Sindacale di Base, vista “l’ascesa” degli altri rappresentanti sindacali  “nelle gerarchie aziendali, che li ha portati a ricoprire ruoli con parametri fino anche al 230, impensabili per un ‘lavoratore normale’ ”, proprio questi dormirebbero sonni tranquilli in quanto “la loro posizione li mette al sicuro dall’applicazione del contratto di solidarietà”.

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