Vittorio Sgarbi, bocciata l’istanza di ricusazione della figlia Evelina contro la giudice Paola Scorza
La giudice Paola Scorza dichiara inammissibile l’istanza di ricusazione di Evelina Sgarbi. L’avvocato Iacobbi annuncia un esposto al Csm

Vittorio Sgarbi, dalla sua pagina Fb
È stata respinta l’istanza presentata da Evelina Sgarbi, figlia del critico d’arte e politico Vittorio Sgarbi, per chiedere la ricusazione della giudice Paola Scorza. La magistrata, secondo quanto riportato nel provvedimento, ha ritenuto la richiesta “non valida in quanto presentata oltre i termini previsti dalla legge”.
La decisione della giudice Paola Scorza e la reazione di Evelina Sgarbi
Una decisione che ha immediatamente suscitato forti reazioni da parte della difesa di Evelina, che accusa il tribunale di aver violato le procedure e di non aver garantito l’imparzialità necessaria nel procedimento sull’amministratore di sostegno per Vittorio Sgarbi.
Le parole dell’avvocato di Evelina Sgarbi: “La giudice si sostituisce al legislatore”
Dopo la decisione della giudice Scorza, l’avvocato Lorenzo Iacobbi, legale della figlia di Sgarbi, ha diffuso una dichiarazione durissima.
«Noto con profondo disappunto che la giudice Paola Scorza intende sostituirsi al legislatore e pure al presidente del Tribunale», ha detto l’avvocato. Secondo Iacobbi, infatti, solo il presidente del Tribunale avrebbe l’autorità di revocare la sospensione del procedimento in seguito a un’istanza di ricusazione. «Evidentemente – ha proseguito – la dottoressa Scorza pensa di operare in un ordinamento diverso da quello della Repubblica italiana, o è in preda a un delirio di onnipotenza se crede di poter anticipare o influenzare il giudizio del collegio di ricusazione».
Un linguaggio diretto, che conferma quanto il clima attorno alla vicenda sia ormai diventato teso e polarizzato.
Il nodo dei termini: “Eravamo perfettamente nei tempi stabiliti dalla legge”
Nel cuore del conflitto c’è una questione di tempistiche procedurali. Secondo la giudice Scorza, l’istanza di ricusazione sarebbe dovuta arrivare almeno due giorni prima dell’udienza. Un punto che l’avvocato Iacobbi contesta con forza:
«Il giudice cita l’articolo 52 per dimostrare l’invalidità della nostra istanza – spiega – ma forse non ha letto fino in fondo la norma. L’istanza poteva essere presentata entro 15 giorni dal termine concesso per le memorie, quindi entro il 12 novembre. Siamo pienamente nei limiti stabiliti dalla legge italiana».
Il legale ha poi aggiunto che presenterà un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), denunciando «palesi e reiterate violazioni di legge e di condotte processuali» attribuite alla giudice Scorza.
Il contesto: la richiesta di un amministratore di sostegno per Vittorio Sgarbi
La vicenda nasce lo scorso settembre, quando Evelina Sgarbi aveva chiesto al tribunale di nominare per il padre un amministratore di sostegno, preoccupata – secondo le sue parole – per il peggioramento delle condizioni di salute del noto critico d’arte.
Una richiesta accolta con ferma opposizione da parte di Vittorio Sgarbi, che ha sempre sostenuto di essere perfettamente in grado di gestire la propria vita e i propri impegni pubblici. L’ex sottosegretario alla Cultura ha accusato la figlia di muoversi per motivi economici, definendo l’iniziativa “una manovra contro di me”.
L’udienza decisiva si è svolta il 28 ottobre scorso, e in quell’occasione la giudice Paola Scorza aveva annunciato di voler prendersi 15 giorni per valutare e decidere.
Il motivo dell’istanza: “Un clima troppo amichevole in udienza”
A spingere Evelina a presentare l’istanza di ricusazione sarebbe stato – secondo la stessa interessata – il comportamento della giudice durante l’udienza.
La figlia di Sgarbi ha raccontato di aver percepito un atteggiamento di eccessiva confidenza tra la magistrata e suo padre, citando come esempio un episodio in cui la giudice avrebbe accettato un libro in dono da Vittorio Sgarbi e chiesto subito un autografo, il tutto in un clima descritto come “troppo amichevole”.
«Dopo aver accettato il libro – ha spiegato Evelina – si è persino scherzato sulla firma, in un tono che mi è sembrato poco appropriato per un’aula di giustizia. Mi sono sentita trattata come una cittadina di serie B solo perché giovane».
Le conseguenze legali e le prossime mosse della difesa
Con la bocciatura dell’istanza di ricusazione, il procedimento per la nomina dell’amministratore di sostegno resta formalmente nelle mani della giudice Scorza, almeno fino a eventuali decisioni del Csm o del collegio di ricusazione, qualora l’esposto venga accolto.
La difesa di Evelina Sgarbi intende proseguire su più fronti, sostenendo di voler difendere «non solo i diritti della mia assistita ma anche la dignità del procedimento giudiziario».
Fonti vicine al tribunale di Roma, intanto, sottolineano che la decisione della giudice segue la prassi prevista dal codice di procedura civile, e che ogni ulteriore valutazione spetterà agli organi competenti.
Una vicenda familiare diventata un caso pubblico
L’intera storia, nata come una controversia familiare, si è trasformata in un caso mediatico e giudiziario di grande visibilità, complice anche la figura pubblica di Vittorio Sgarbi. Le tensioni tra padre e figlia si sono riflesse nelle aule di tribunale, mentre il dibattito sull’opportunità di un amministratore di sostegno per una personalità ancora attiva nel dibattito culturale e politico divide l’opinione pubblica.
Se da un lato c’è chi ritiene che Evelina agisca per proteggere il padre, dall’altro molti vedono nella richiesta un gesto sproporzionato, in un contesto in cui il confine tra vita privata e notorietà è sempre più sottile.
La decisione della giudice Scorza segna solo una tappa di un percorso giudiziario complesso, che intreccia diritto, affetti e reputazione pubblica.
Mentre l’esposto al Csm si prepara a riaccendere i riflettori sulla condotta della magistrata, resta aperta la questione di fondo: come bilanciare la tutela della salute di una figura pubblica con il rispetto della sua autonomia personale.
