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Omicidio di Stefano Luigi Cena, il giostraio di Capena: tre arresti per il pestaggio alla sagra dell’uva

Tre giovani arrestati per l’omicidio di Stefano Luigi Cena, il giostraio di Capena pestato alla sagra dell’uva. La ricostruzione dei fatti e delle indagini

Luigi Cena, Capena

Una lite apparentemente banale, scoppiata tra giostrai durante la sagra dell’uva di Capena, si è trasformata in un dramma che ha scosso una comunità intera. Tre giovani — due di 19 anni e un 24enne, tutti italiani — sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Monterotondo per la morte di Stefano Luigi Cena, il giostraio di 47 anni picchiato selvaggiamente lo scorso 5 ottobre. Dopo nove giorni di agonia, l’uomo è morto in ospedale il 14 ottobre.

Il pestaggio alla sagra dell’uva che ha sconvolto Capena

Le misure cautelari in carcere sono state emesse dal gip del tribunale di Tivoli, su richiesta della Procura, che coordina le indagini. I tre sono accusati di omicidio volontario aggravato in concorso, e non si esclude il coinvolgimento di altre persone, ancora da identificare.

Omicidio di Stefano Luigi Cena: la lite nata da vecchi rancori familiari

Dietro l’aggressione non ci sarebbe solo un alterco occasionale, ma una tensione che covava da tempo. I tre arrestati lavoravano infatti per il fratello della vittima, anch’egli giostraio, con il quale i rapporti erano tesi da anni per questioni familiari e professionali.
Secondo quanto emerso dalle indagini, la sera del 5 ottobre i tre sarebbero saliti sulla giostra di Stefano Cena senza pagare il biglietto. Un gesto provocatorio, forse mirato ad alimentare un clima di sfida che da tempo aleggiava tra le due famiglie. Da lì, le parole sono diventate spintoni, poi pugni e calci.
Le testimonianze e i video raccolti dai carabinieri della stazione di Capena e della Sezione Operativa di Monterotondo hanno permesso di ricostruire una sequenza brutale: Cena circondato e colpito da più persone, finito a terra e massacrato a calci anche quando non era più in grado di difendersi.

Il tentativo di difendere la moglie e il drammatico epilogo

Secondo la ricostruzione dei militari, dopo una prima aggressione, Stefano Cena era riuscito a allontanarsi per qualche metro. Ma, vedendo la moglie in pericolo, ha cercato di tornare indietro per soccorrerla. In quel momento, il gruppo di aggressori lo ha nuovamente raggiunto, colpendolo con una violenza ancora maggiore.
Le percosse, concentrate soprattutto al capo e al torace, si sono rivelate fatali. Trasportato d’urgenza in ospedale, il giostraio è rimasto in coma per diversi giorni, fino alla morte sopraggiunta il 14 ottobre.
Il figlio, accorso in aiuto dei genitori, è stato a sua volta inseguito dai giovani violenti, ma l’intervento tempestivo dei carabinieri ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente.

Tre arresti per l’omicidio di Capena: l’indagine dei carabinieri di Monterotondo

Le indagini, coordinate dalla Procura di Tivoli, si sono concentrate da subito sul contesto familiare e lavorativo dei protagonisti. Le testimonianze dei presenti, i filmati raccolti e le analisi tecniche hanno consentito di identificare i tre principali responsabili, dipendenti del fratello della vittima.
L’attività investigativa ha portato, nelle prime ore di questa mattina, all’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere. I tre giovani sono stati condotti al carcere di Rebibbia, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Gli inquirenti stanno ora cercando di individuare eventuali altri complici: secondo alcune testimonianze, il gruppo di aggressori sarebbe stato composto da più persone, alcune delle quali potrebbero aver partecipato attivamente al pestaggio.

Le reazioni a Capena: dolore, rabbia e richiesta di giustizia

La morte di Stefano Luigi Cena ha lasciato una ferita profonda nel piccolo comune di Capena, in provincia di Roma. Durante i funerali, la piazza era gremita: amici, conoscenti e colleghi giostrai hanno ricordato un uomo descritto come «pacifico, generoso e sempre pronto ad aiutare».
Sui social e nelle dichiarazioni ufficiali, il sindaco e l’amministrazione comunale hanno espresso cordoglio e solidarietà alla famiglia, condannando la violenza che ha trasformato una festa popolare in tragedia.
«La nostra comunità è sotto shock – ha dichiarato il primo cittadino –. Capena è un paese di tradizioni e di lavoro, non di violenza. Chiediamo che sia fatta giustizia per Stefano e per i suoi cari».

Cosa rischiano i tre giovani arrestati per l’omicidio del giostraio

Le accuse sono pesanti: omicidio volontario aggravato in concorso. Una qualificazione che, secondo il codice penale, prevede pene fino all’ergastolo.
Il pubblico ministero della Procura di Tivoli ha ritenuto sussistenti gravi indizi di colpevolezza e il rischio concreto di fuga o di inquinamento delle prove, motivando così la misura cautelare più severa. Nei prossimi giorni, i tre giovani compariranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, assistiti dai rispettivi avvocati difensori.
Parallelamente, proseguono gli accertamenti tecnici per stabilire con precisione quali colpi abbiano provocato le lesioni mortali e se siano coinvolti altri individui non ancora identificati.

Una tragedia che interroga la società: violenza, disagio e degrado

L’omicidio di Stefano Luigi Cena va oltre la cronaca nera: è il riflesso di una violenza diffusa, capace di esplodere anche nei contesti più familiari e popolari. Gli inquirenti parlano di «futili motivi» e di «rancori antichi», ma dietro questa definizione si nasconde un disagio più profondo: quello di una generazione di giovani che sembra aver perso il senso del limite e del rispetto.
La sagra dell’uva di Capena, simbolo di convivialità e tradizione, si è trasformata in un teatro di brutalità. Un episodio che lascia domande aperte sulla responsabilità sociale e familiare, ma anche sul ruolo delle istituzioni nel prevenire simili derive.