Prima pagina » Cultura » “Vittoria, una storia degli anni Settanta”

“Vittoria, una storia degli anni Settanta”

Presentazione del libro di Annalisa Terranova al Chiostro del Bramante

Presentato ieri al Chiostro del Bramante “Vittoria”, il libro di Annalisa Terranova, giornalista del Secolo d’Italia, romanzo autobiografico sulla militanza nel Fronte della Gioventù e nel Movimento Sociale Italiano in anni in cui il rischio per chi faceva politica, specialmente a destra, era molto alto. Presenti come ospiti Francesco Lo Sardo, giornalista del quotidiano Europa, Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia, ed Andrea Augello, senatore del Nuovo Centrodestra. Coordinatore dell’evento Umberto Croppi.

Ad aprire i lavori proprio Croppi: “E’ un elemento importante quello che Annalisa ci offre: libri di cronache sugli anni Settanta ne sono usciti tanti, questa particolare forma riporta invece una visione in presa diretta, aiutando a capire ciò che sfugge alla cronaca ed alla storia”.

L’intervento del senatore Augello mira a sottolineare la specificità del libro della Terranova: “Questo libro si avvicina di più alla realtà di quegli anni di qualsiasi io abbia mai letto. Ciò che andrebbe raccontato è la quotidianità con la violenza di famiglie ordinarie. Vittoria/Annalisa racconta una storia di famiglie. Vittoria è un racconto insostituibile sugli anni della mia giovinezza”.

Poi il turno del giornalista Lo Sardo, il quale ha messo in rilievo il destino parallelo di ambienti politici opposti, “una generazione divisa ed intrisa di violenza a cui era stata promessa una nuova realtà che non è stata realizzata”. Sempre Lo Sardo (negli anni Settanta attivista nell’estrema sinistra) ha raccontato il trauma individuale provato dopo la morte nel 1975 di Sergio Ramelli, militante 18enne del Fronte della Gioventù di Milano, e la voce, poi dimostratasi vera, che ad ucciderlo fossero stati degli studenti della Facoltà di Medicina. Lo shock per tutti gli ambienti di estrema sinistra, secondo Lo Surdo, sarebbe arrivato con la strage di Acca Larentia nel 1978, in pieno reflusso, non a caso proprio con quell’episodio si conclude “Vittoria”.

Il quadro dipinto dal giornalista di Europa è quello di chi ha vissuto quegli anni dalla parte opposta dell’autrice, cercando di analizzare retrospettivamente l’odio di cui era permeata la dialettica politica in Italia. Il suo intervento si è chiuso con la tagliente riflessione “una guerra non si può impedire, una parodia della guerra sì”.

L’onorevole Rampelli ha insistito sulla necessità di una memoria comune su quegli anni: “La memoria condivisa può rimanere un’utopia ma ciò non significa che non occorra provarci. L’Italia è stata massacrata da questo suo essere divisa: dobbiamo sforzarci di considerare le memorie di quegli anni appartenenti sì a fazioni diverse ma di un unico popolo. Penso ad Acca Larentia che fu un boato. Fu la fine di una generazione che non può ammettere la sconfitta ma che comprende di aver perso”.

Dopo l’intervento dell’on. Rampelli, l’autrice ha voluto far proiettare un video con immagini e filmati degli anni Settanta, alla fine del quale è iniziato il suo breve intervento. Scopo dell’opera, secondo Annalisa Terranova, è quello di “restituire alla storia nazionale i missini”. Ella si dimostra scettica sulla possibilità di una memoria comune “finché non si scoprirà il burattinaio di quel periodo non si potrà avere una memoria condivisa. Come si può avere tale memoria se non si possono sapere i responsabili fomentatori dello scontro? Ho la presunzione di dire alle giovani generazioni che la politica è conflitto, che la vita è conflitto. Ma nel conflitto non deve esserci spazio per l’odio. Non bisogna strumentalizzare mai i ragazzi nell’odio. Non ho e non sono qui per dare ricette politiche: ho solo l’inimicizia di chi fomenta l’odio”.

Lascia un commento