Villa Pamphilj, il mistero di Anastasia e Andromeda: cronaca di una tragedia
Di Anastasia Trofimova si sa poco. Nata il 21 settembre 1996 a Omsk, la giovane aveva lasciato la Russia – forse non da sola – per cercare un futuro in Europa

Anastasia Trofimova aveva 28 anni e proveniva da Omsk, una città russa, in Siberia, con oltre un milione di abitanti. Era arrivata a Malta nel settembre del 2023, ufficialmente per studiare inglese. Ma il sogno linguistico, come spesso accade, era solo la cornice.
Un viaggio lungo 6.000 chilometri, fino all’invisibilità
Dentro, c’era una vita complicata da ricostruire, relazioni da decifrare e – probabilmente – un legame con un uomo che si è rivelato una figura chiave, se non addirittura fatale.
Il nome di quest’uomo è Francis Kaufmann. E anche Ford. E anche Capozzi. I documenti parlano di lui con molte identità, ma una certezza è emersa: era presente nella vita di Anastasia e della piccola Andromeda, trovate morte il 7 giugno scorso a Roma, nei giardini di Villa Pamphilj. Madre e figlia, insieme, in un parco dove di solito si passeggia, si corre o si porta a spasso il cane. E che quel giorno è diventato lo scenario di un mistero dai contorni drammatici.
L’ultima traccia: una mail e una bambina
“Abbiamo dei problemi, ma li stiamo risolvendo”. È l’ultima frase che Anastasia ha scritto alla madre rimasta in Russia. Una comunicazione frettolosa, quasi evasiva, ma densa di presagi. La famiglia, che ne aveva perso i contatti, si è mossa solo dopo il ritrovamento dei corpi. È stata la nonna della bambina a contattare la redazione di “Chi l’ha visto”, permettendo di risalire con più certezza all’identità della giovane madre.
Il nome ufficiale della bambina era Andromeda Ford, almeno secondo i documenti depositati dall’uomo all’ambasciata statunitense di Malta. Lì aveva tentato, in modo irrituale, di registrarla come cittadina americana, bypassando le autorità locali. Ma la piccola era nata a Malta, il 14 giugno 2024, e la pratica – aperta con insistenza – è stata la chiave per ricostruire i pezzi mancanti.
Un vestitino rosa, gettato in un cestino poco distante dal luogo del ritrovamento, ha fatto da punto di partenza per identificare Francis Kaufmann. Alcuni testimoni lo avevano visto in strada a Roma con la bambina vestita proprio con quell’abito. Un dettaglio piccolo, eppure decisivo per stringere il cerchio attorno a un uomo dalla storia sfuggente.
Chi era davvero Anastasia?
Di Anastasia Trofimova si sa poco. Nata il 21 settembre 1996 a Omsk, la giovane aveva lasciato la Russia – forse non da sola – per cercare un futuro in Europa. A Malta era registrata come studentessa, eppure la sua figura resta sfocata: non emergono con chiarezza relazioni professionali o una rete sociale stabile. Secondo alcune fonti, avrebbe vissuto un rapporto di dipendenza emotiva con Kaufmann, descritto da chi lo conosce come una figura carismatica, con racconti esagerati su carriere internazionali e legami con il mondo dello spettacolo.
Un testimone ha raccontato di aver sentito Anastasia urlare a Kaufmann: “Sei uno stupido”, durante una lite accesa in strada. Episodi di tensione, segnalati anche alle forze dell’ordine, che potrebbero far pensare a un rapporto ormai incrinato. Eppure, la donna è rimasta. Per amore? Per paura? Per isolamento? Le indagini sono ancora in corso.
Una bambina con troppi nomi
Andromeda, Lucia, Sara. Tre nomi per una bambina, di appena undici mesi. Ognuno racconta una sfaccettatura diversa della sua breve esistenza. “Lucia”, la chiamava la nonna. “Sara”, il nome che un contatto di Kaufmann a Roma ricorda come usato informalmente. E Andromeda era quello iscritto nel modulo dell’ambasciata. Nomi diversi che restituiscono l’immagine di una piccola senza identità fissa, trascinata da un continente all’altro, in una vita dove le certezze erano poche.
Il sospetto su Kaufmann: arrestato il presunto padre
L’uomo, 46 anni, cittadino americano, è stato arrestato poco dopo il ritrovamento dei corpi. Era già sotto l’attenzione delle forze dell’ordine italiane, ma è stato l’abito della bambina a inchiodarlo. I sospetti nei suoi confronti si sono rafforzati con il riscontro tra i suoi documenti e le pratiche avviate a Malta. Usava più identità, muovendosi tra isole del Mediterraneo e capitali europee, senza mai radicarsi veramente. L’ipotesi investigativa è che fosse lui a tenere sotto controllo Anastasia, forse manipolandola. Le autorità stanno ancora valutando il suo reale ruolo nella morte delle due.
Una fine ancora tutta da chiarire
A oggi non è ancora stata resa pubblica la causa esatta del decesso. L’autopsia è in corso e sarà fondamentale per stabilire se si è trattato di un omicidio, un suicidio, o – ipotesi ancora remota – una morte per cause naturali. Ma le coincidenze, le fughe, le identità false e l’abbandono dei corpi in un luogo pubblico lasciano poco spazio al caso. La dinamica è complessa e non è escluso che possano emergere altri complici o testimoni nei prossimi giorni.
Anastasia e Andromeda sono state una madre e una figlia, con una storia difficile, finita nel silenzio di un parco. Raccontare la loro vicenda è oggi un modo per ridare loro voce. Una voce che si era persa tra ambasciate, mail non risposte, e documenti falsi. La cronaca di una tragedia, ma anche un appello alla vigilanza, all’ascolto, alla consapevolezza che dietro ogni volto sconosciuto può esserci un dramma che cerca solo un’occasione per essere compreso, e in alcuni casi evitato.