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Ventura e Tavecchio? dei “bufu”!

di Massimo Persotti

Ventura e Tavecchio? dei “bufu”! Chissà se questa potrebbe essere la risposta degli adolescenti, romani e non, dopo la mesta uscita dell’Italia dai mondiali di calcio Russia 2018.

Su Twitter, dal #rimontiamoli che ieri imperversava quasi a spingere gli azzurri alla impresa, siamo  passati a #italiafuoridaimondiali, il ‘trend’ più popolare nella giornata odierna.

Ma il gergo giovanile è altro. Lo spiega bene Rossano Astremo, insegnante in un liceo romano, che ha raccolto nella rivista online “minima&moralia” un vero repertorio di parole ed espressioni in voga tra ragazze e ragazzi. Come quel “bufu” che oggi sarebbe tagliato perfettamente per descrivere il sentimento popolare verso i principali colpevoli del disastro del calcio italiano.

Bufu – ne abbiamo parlato oggi su Radio Radio – è un acronimo che la Dark Polo Gang, band trap romana molto conosciuta dai giovani e giovanissimi, ha coniato per rispondere ai loro hater sui social media. Deriva dall’espressione “by us fuck you”, che certo non è il massimo esempio dell’eleganza. Ma ormai nel gergo giovanile, l’acronimo ‘Bufu’ è diventato di nullafacente, essere inutile.

Ma bufu è solo un esempio del campionario presentato dal professor Astremo. Come tante parole tipicamente espressione del dialetto romano, molte sopravvissute negli anni: accollarsi (appiccicarsi), imboccare (autoinvitarsi), piottare (correre velocemente), ciotto (muscoloso). Altre, invece, sono di più recente coniazione, come impischellato (fidanzato), buzzicozza (unione di buzzicona e cozza), chittese (espressione abbreviata utilizzata per indicare l’azione di non prendere in considerazione un altro individuo), spizzare (verbo che indica l’azione di controllare meticolosamente le pagine social di qualcuno), chiusino (chi sta sempre in casa e non ama uscire), mai ‘na gioia (chi è sempre di malumore).

Poi, ci sono i tanti termini provenienti dal mondo dei social media (whatsappare, snapchattare, likare) e che da quell’ambito finiscono spesso per significare altro, come skippare, verbo usato per indicare l’azione di saltare una lezione o un’assemblea.

Ci si chiede sempre, quante di di queste parole si consolideranno nel linguaggio oppure al passare dell’attuale generazione? Difficile dirlo, basti pensare a termini come gettonare (dal gettone telefonico), bidone, taccare, sgamare e chissà quante altre che hanno imperversato nel linguaggio dei giovani di qualche decennio fa, oggi praticamente in disuso.

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